In una stagione di inutili tormentoni, qualcosa di buono c’è stato. Per esempio l’album dei due cantautori indie che hanno unito creatività e sicilianità. Una festa di suoni tra elettronico e rock con citazioni di Franco Battiato
L’estate 2020 ce la ricorderemo, certo. Ovviamente per le rinunce, le sfighe, le mascherine e le fatiche a cui la pandemia ci ha costretto. Ma è molto probabile che faremo di tutto per dimenticare le hit, i tormentoni, le canzoni dell’estate 2020. Raramente abbiamo sentito (visto) una sequenza di porcherie messe in file con tanta inutile cura: dai nomi più o meno importanti alle cantanti “summer only” abbiamo ascoltato cose veramente brutte, e accendere la radio tra luglio ed agosto è stato difficile.
Per fortuna qualcosa di buono, fra un reggaeton banale e un testo inutile, c’è stato. Per esempio l’album di due cantautori indie che hanno unito creatività e sicilianità, ovvero Colapesce e Dimartino, che con I Mortali hanno fatto il miglior disco italiano dell’estate 2020.
Tutto l’album è una festa di suoni tra elettronico e rock di varia natura, con citazioni del lavoro musicale di Franco Battiato, che Colapesce omaggiò tempo fa rifacendo live tutto La voce del padrone. Ma anche tanta melodia che si canta volentieri ed echi di musiche trascorse non invano.
L’inizio del disco è folgorante grazie a Il prossimo semestre, pezzo che descrive con ironia e lucido cinismo la situazione che si ritrova un giovane cantautore quando prova a fare musica. Con tanto di dialogo esilarante tra l’artista depresso e il produttore/manager, che infila una serie di consigli e indicazioni che TUTTI quelli che fanno musica hanno sentito almeno una volta nella vita (nel dubbio, scrivi una canzone d’amore!).
Si prosegue nel racconto della gesta di noi mortali, attraverso storie che passano dalla cronaca recente (Rosa e Olindo) a piccoli capolavori pop come Luna Araba, primo singolo tratto dall’album con alla voce anche Carmen Consoli, per un pezzo che celebra il sentirsi mediterranei, siciliani e vivi.
Ma non basta: a seguire arriva Cicale, che intorno a ragionamenti alti sul senso della vita e della fuga piazza un ritornello killer che è diventato il mio personale tormentone dell’estate: “Paese che vai, stronzi che trovi”, un modo per dire che la gente non sempre è tutta brava e disponibile. E chiunque nella vita abbia viaggiato un po’ sa cosa voglio dire.
L’album è bello dall’inizio alla fine, leggero e profondo come deve essere un lavoro discografico ragionato e pensato. Parole d’acqua ha un fischio sixtiees irresistibile e poi diventa un ballad elettronica con immagini quotidiane belle e realistiche…di una coda fuori da qualche parte. Poi ci sono pezzi pop praticamente perfetti come L’ultimo giorno, oppure riflessioni intelligenti e mai banali sull’adolescenza (Adolescenza nera) o sulle parole nelle canzoni d’amore (Noia mortale) pezzo elettronico ossessivo e molto sincero. L’album si chiude con la ballad Maiorana, ricordi acustici a metà fra il nome del liceo e la figura del fisico misteriosamente scomparso nel 1938.
Un piacere ascoltarlo, questo I Mortali, tanto da meritare una recensione fuori tempo, perché non è un album estivo, ma una bella raccolta di canzoni italiane da cantare senza sentirsi degli scemi. Da segnalare un paio di contributi video realizzati dai due autori, in cui si ascoltano versioni acustiche dei brani e si scopre (ironia) il vero autore delle canzoni.
Bravi e alla prossima, sperando di poterli vedere insieme live, pandemia permettendo….