Debutta con un bel documentario il ventisettenne torinese Fabio Dipinto, che riprende, fotografa, tallona, ma soprattutto ascolta le parole del variegato spettro umano che costeggia quel percorso. Sempre più affollato da esseri liberi, in cerca di nuovo benessere del corpo e dello spirito, a volte disposti anche a cambiare la loro vita: ospitalieri, pellegrini, abati, storici, volontari, traghettatori
“Nell’esperienza del camminare ogni passo è un pensiero, non puoi fuggire a te stesso”. Efficace dichiarazione d’intenti, quella scelta come cominciamento della sua opera dall’esordiente Fabio Dipinto, ventisettenne torinese che propone un documentario sulla Via Francigena, fiore all’occhiello dei pellegrinaggi italiani. Nel corso di sei settimane il regista-pellegrino accompagna ma soprattutto ascolta il variegato spettro umano che compone la Via: ospitalieri, pellegrini, abati, storici, volontari, traghettatori.
Sprazzi di conversazioni, pensieri e suggestioni si alternano a cartoline del percorso in un’opera che cattura appieno lo spirito del cammino: l’ineffabilità. Del cammino è impossibile parlare, bisogna viverlo. E a questa dimensione intimistica cerca quindi di riportarci Dipinto, proponendo una riflessione quasi filosofica sull’atto del camminare, scelta che si rivela assai fortunata.
Ricordando le parole dell’abate della millenaria abbazia di Saint-Maurice, l’etimo parlante di “pellegrinare” (per-agros, attraverso i campi) ci allontana dalla metropoli e dai suoi riti, e fa partire il discorso sulla Via Francigena dall’individuo nudo, scevro dei rumori e delle occupazioni, per dirla con Seneca, della quotidianità. Il vero passo dell’uomo procede da Canterbury a Roma alla ricerca dell’essenzialità, sgombro da inutili fardelli, in un percorso che segna anche il ritorno a una dimensione di atavico benessere: come si stava bene quando si era ancora nella pancia, e la mamma si muoveva…
Spogliandosi dalle barriere di lingua o di classe, chi cammina si scopre connesso agli altri in maniera quasi animalesca, e il viandante prima che uomo è un essere che ha fame e deve riposare. Al luogo comune del viaggio come ricerca di sé, come crescita individuale, Dipinto preferisce l’idea di un percorso dell’intera umanità che si mette in cammino alla ricerca della propria infanzia, quindi del movimento e del cammino.
E, paradossalmente, in questo atto così semplice e così infantile, la multiforme fauna antropologica intervistata da Dipinto si è sentita, finalmente, tanto umana da riuscire a compiere scelte importantissime, dal cambiare lavoro al cambiare compagno di vita. I volti della Via Francigena , potremmo anche ribattezzarlo i volti delle Vie Francigene, dato che di cammini più che uno ve ne sono tanti, quanti sono i suoi abitanti passeggeri: da chi è sulle orme di chi disse “Io sono il cammino, la verità e la vita”, a chi, semplicemente, vuole mettersi alla prova.
I volti della via Francigena, film documentario di Fabio Dipinto