Tutta l’infelicità nascosta in camerino

In Teatro

Il Teatro dell’Elfo riprende con regìa di Bruni e Frongia “L’ignorante e il folle”, esempio del pessimismo nietzschiano di Thomas Bernhard. Ida Marinelli supera la prova gorgheggio

Se Woody Allen in Io e Annie divide il mondo in “orribile e miserrimo”, secondo Thomas Bernhard le cose non vanno tanto meglio: si può scegliere tra follia e ignoranza, seguendo il titolo della commedia presentata nel 2008 da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, e ripresa all’Elfo fino al 29 Marzo.

Queste due schiere dantesche popolano un mondo che per lo scrittore austriaco, notoriamente tra i più caustici e bisbetici del Novecento, è anche peggiore dell’inferno.

Ignorante, come un vecchio cieco alcolizzato remissivamente sopraffatto dall’esistenza. Oppure folle come sua figlia cantante che interpreta per la duecentoventiduesima volta la Regina della Notte, ossessionata dalla perfezione delle agilità; o ancora come un dottore logorroico che descrive i nauseabondi passaggi di un’autopsia, per ripassarli in vista di una monumentale opera sul corpo umano in dodici volumi.

Ecco dunque dispiegati i tipici temi di Bernhard. Disgustati dall’esistenza i suoi personaggi si dimenano senza trovare pace, chi in orizzontale chi in verticale: a volte provano ad abbracciare lo scibile con fallimentari lavori enciclopedici, altre si perdono negli inafferrabili dettagli della perfezione artistica.

Ed è in questi tentativi di Correzione del quotidiano che precipitano nel lucido delirio che Bernhard descrive con indiscussa maestria. Essi posano il martello di Nietzsche solo per poi fare a pezzi il mondo A colpi d’ascia, disprezzando quei miseri ignoranti che si limitano a sopravvivere come il padre della cantante, ubriaco di luoghi comuni e cieco di fronte all’essenzialità delle cose.

Come tutti i testi programmatici, L’ignorante e il folle non è un capolavoro: i suoi snodi e personaggi sono prevedibili, dà l’impressione di un lavoro costruito a tavolino, forzato, con pochi slanci creativi, lontano dalle rivelazioni contenute in alcuni “testi sacri” dello scrittore.

Per di più è evidente che lo stile verboso e glaciale di Bernhard non è nelle corde degli attori dell’Elfo. Bruni fraintende l’umorismo sarcastico del dottore gesticolando senza sosta per calcare delle battute che potrebbero emergere solo per sottrazione. Anche Ida Marinelli non è a suo agio con un personaggio che non ammette certi mediterranei patetismi che le sfuggono, e si pensi ad esempio alla scena dello strappo del vestito.

Da segnalare però la qualità dei vocalizzi che accenna durante tutto lo spettacolo. Fuori fuoco anche la muta Corinna Agustoni quando ricuce il vestito della Marinelli in slow-motion. Buona la prova di Luca Toracca, il più credibile di un quartetto evidentemente poco convinto.

Ma dopo i fasti di Bennett e la felice ripresa di Frost-Nixon si dimentica volentieri un piccolo incidente di percorso di questo sottogruppo di inossidabili dell’Elfo. Attendiamo il Brecht dell’anno prossimo e speriamo in future riprese più accorte.

L’ignorante e il folle, di Thomas Bernhard, uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, in scena al Teatro dell’Elfo fino al 29 marzo

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