Un’eccellente prova d’attrice in un cast di ottimi comprimari (su tutti e tutte Anne Dorval) esalta “Il complicato mondo di Nathalie” dei fratelli David e Stéphane Foenkinos, apprezzati già anni fa per “La délicatesse”. Alle soglie dei 50 anni, la protagonista attraversa quel difficile momento nella vita in cui vede insieme il fiorire della giovane figlia e i segni del proprio declino. è triste, pessimista, aggressiva con chiunque, finché un evento drammatico la convincerà a ricominciare a vivere, giorno dopo giorno, in maniera autentica. Perché anche questa sua crisi può portare a un cambiamento positivo
Il complicato mondo di Nathalie, diretto da David e Stéphane Foenkinos (45enne fratelli francesi, sceneggiatori esperti e qui al loro secondo film anche da registi dopo l’apprezzato La délicatesse, 2011, con Audrey Tautou) è un’audace commedia francese che parla dei “momenti difficili” nella vita di una donna alla soglia dei cinquant’anni. Con delicatezza e ironia affronta il tema del passare del tempo e di come una signora, in questo caso Nathalie, vive il cambiamento fisico, psicologico, fisiologico e affettivo che si accompagna a un’età più matura. Lei è una bella donna, professoressa di lettere, divorziata e con una figlia appena 18enne, e sta attraversando quella che il suo medico di base definisce una “fase di transito”. Vulnerabile, pessimista, profondamente triste, si può quasi definire sull’orlo di una crisi di nervi: le sembra che tutti siano contro di lei, dalla migliore amica all’ex marito, da una collega fino alla figlia.
Arrabbiature improvvise, rancori incomprensibili, inutili vendette, rendono difficili, sempre conflittuali le relazioni tra la protagonista e il resto dei personaggi. Assistiamo alla trasformazione di una mamma premurosa e di una donna affettuosa in un essere spregevole e spietato. Però Nathalie, che reagisce e risponde sempre in maniera risoluta e senza peli sulla lingua, arrivando a tratti ad essere anche irritante, insopportabile, si fa amare, in scena e in sala, proprio perché umana, unica e autentica. I continui sbalzi d’umore e il graffiante sarcasmo della protagonista mettono però a dura prova le persone che la circondano e pian piano viene isolata e allontanata da tutti, anche nel suo stesso lavoro.
Sola ed emotivamente instabile, Nathalie inizia a fare i conti con se stessa e con gli altri per dare un senso al suo sentimento d’insoddisfazione e cercare di ritrovare un equilibrio nella vita, là dove adesso tutto è in subbuglio. L’invidia, la frustrazione, l’amarezza e la nostalgia di un passato ormai andato, si dipingono in maniera inequivocabile sul volto dell’attrice, che spesso appare moralmente inaccettabile, accecata dalla gelosia e dalla competizione, ma da cui lo spettatore non riesce a discostarsi.
Protagonista di questo ironico e complesso ritratto di donna, e in qualche modo anche ispiratrice, è Karin Viard, che riesce con abilità sorprendente a esprimere la sofferenza del suo personaggio attraverso il linguaggio del corpo, la mimica facciale. Lo straordinario talento dell’interprete mostra la naturalezza e le debolezze di una donna qualunque e insieme il talento di un’interprete esperta. Altrettanto validi, intensi e divertenti sono gli altri attori che fanno parte del mondo di Nathalie, i quali insieme alla protagonista garantiscono e consolidano l’intensità del film, tutto giocato sulla recitazione: Anne Dorval, l’attrice preferita da Xavier Dolan, Thibault de Montalembert, Anaïs Demoustier, Bruno Todeschini e Dara Tombroff, una vera ballerina classica che interpreta la figlia, promessa della danza.
Tra amara commedia e intimo ritratto, tra inquietudini e risate, i fratelli Foenkinos ci mostrano, senza troppe pretese psicanalitiche e/o sociologiche, quel particolare e delicato momento nella vita di una donna in cui vede il fiorire della giovane figlia quanto il proprio declino. Lo rivela lei stessa , in una delle prime battute: “Tutti dicono che mia figlia è bella, brava e meravigliosa. E di me, niente”. Una frase che racchiude in se tutto il pessimismo di questo personaggio, e per lo spettatore è un po’ come un avvertimento di quello che lo aspetta.
Nathalie si rende davvero conto di aver toccato il fondo, enfatizzando inutilmente alcune situazioni, solo quando si trova improvvisamente faccia a faccia con la morte: in quell’attimo si sveglia dal suo torpore, realizzando di aver tralasciato per troppo tempo un particolare importante, vivere. Vivere le sue emozioni, una sua nuova relazione, che forse potrebbe essere quella giusta per lei; piuttosto che infilarsi in un’agenzia e cancellare per dispetto il viaggio che l’ex marito ha prenotato insieme alla sua nuova compagna. Vivere il momento, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo in maniera autentica, perché anche il suo difficile periodo di mezza età, la crisi e il cambiamento possono essere svolte alla fine positive: perfino occasioni favorevoli per una rinascita.
Il complicato mondo di Nathalie (Jalouse) di David e Stéphane Foenkinos con Karin Viard, Anne Dorval, Anaïs Demoustier, Bruno Todeschini, Thibault de Montalembert, Dara Tombroff