La celebre compagnia dei Colla lavora sulla fiaba di Perrault:il risultato è interessante e maturo
Dall’universo letterario di Charles Perrault la compagnia dei Colla estrae la celebre fiaba del Gatto con gli stivali e la immerge estrosamente nel mondo marionettistico in un allestimento storico, riproposto sul palco milanese del Piccolo Teatro Studio Melato. Il sipario lascia subito spazio alla nota vicenda del figlio più giovane di un mugnaio, inizialmente sconfortato dall’idea di aver ricevuto in eredità il gatto di casa, a differenza dei lasciti più vantaggiosi, donati ai suoi fratelli. La delusione diventa in realtà una risorsa fortunata e il felino intraprendente Barivel comincia a intervenire in prima persona sugli eventi, per condurre il suo padrone al consueto destino brillante, riservato ai protagonisti di questo tipo d’intreccio.
Come nelle precedenti rappresentazioni il complesso lavoro degli artisti emerge per la cura della componente visiva; si percepisce ancora una volta l’appassionato impegno creativo dietro alla realizzazione dei personaggi e all’intenzione di donare loro una sorta di esuberanza, grazie a una gestualità riprodotta dall’alto con estrema precisione dentro un meccanismo sceno-tecnico variopinto e altrettanto dettagliato. Tuttavia l’obiettivo autentico della pièce non consiste in un mero racconto affidato allo sfarzo estetico di supporto ma indaga sulle potenzialità del metodo narrativo mediante l’incontro di spunti e linguaggi diversi: le peripezie del gatto, il sogno amoroso del ragazzo e della principessa Farabalà contro le mire minacciose del nemico orco, si alternano tra dialoghi, intermezzi di canto e danza sui sottofondi musicali di Felice Camesasca; una commistione in prestito dal genere teatrale della féerie, che da un lato colloca gli episodi in una ricostruzione generale, per così dire, filologica e più vicina all’epoca barocca di Perrault, dall’altro arricchisce la semplice scansione lineare, tipica del testo fiabesco.
Lo sguardo registico si rivela dichiaratamente più maturo e gli effetti si sviluppano immediatamente sui ruoli dell’azione; in scena le marionette si muovono nei contorni di un atteggiamento spontaneo, accompagnate dalla pacatezza realistica delle voci recitanti, che interpretano le battute senza lasciarsi prendere troppo dal contesto fantasioso. Si attribuisce così all’intera opera una maturità originale in grado di rafforzare il sottotesto ironico ed etico, per scomporsi in una lettura a livelli differenti ma ugualmente intensi tanto per il pubblico infantile, quanto per quello più adulto.
Se l’impostazione procede in tale direzione, non annulla ma anzi scruta fino in fondo il fascino della storia, esplorandone pazientemente i valori e le sfumature sia sul piano scenico sia nell’analisi drammaturgica. Barivel si nomina portavoce di questa ricerca, prende per mano gli spettatori e li conduce alla morale della sua avventura, guardando in platea con un sorriso malizioso, che di tanto in tanto sembra comparire sull’espressività del suo muso, forse quasi per magia, come in ogni fiaba che si rispetti.
(Per il video si ringrazia Compagnia Marionettistica Carlo Colla & figli)