Riscrivere il Grande Gatsby non è facile

In Letteratura

Il Grande Gorsky di Vesna Goldsworthy sembra un mero rifacimento letterario, piatto e prevedibile

Superflua, ingenua e leggermente irritante. Vesna Goldsworthy appare così nella nota di chiusura al proprio romanzo d’esordio. Ascoltate un po’: “Nessun lettore è arrivato fino a questo punto senza accorgersi di quanto io sia debitrice al Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, ma io voglio esprimere comunque la mia gratitudine.” Dichiarazione che a conclusione di un mero rifacimento letterario, piatto e prevedibile, suona scontata  e ridondante.

A partire dal titolo infatti, la dipendenza che il romanzo nutre nei confronti del capolavoro di Fitzgerald appare lampante anche al lettore più distratto. Il Grande Gorsky non lascia equivoci, così come la stessa trama, intessuta di parallelismi evidenti e diretti con il classico d’oltreoceano.

Dalle sponde assolate della baia di Long Island alla grigia e piovosa Londra: la parabola americana dell’amore perduto e del sogno impossibile di riconquistarlo, prende luogo nel romanzo dell’esordiente Golsworthy, in quello che lei stessa definisce “il rifugio degli espatriati di tutto il mondo.”

La voce della memoria, che evoca la storia di un sogno grandioso ma destinato al tramonto, è affidata a Nick (stesso nome della narratore del romanzo di Fitzgerald), esiliato serbo, fuggito come molti altri suoi connazionali alla guerra dei Balcani. Il giovane libraio conduce tra gli scaffali della Cristopher Finch, piccola libreria sepolta tra le viuzze semideserte di Chelsea, un’esistenza anonima ed appartata fino al giorno in cui sulla sua soglia non compare un misterioso uomo russo: Roman Borisovic Gorsky. Distinto e taciturno: agli occhi di Nick, ogni suo gesto trasuda potere e denaro.

Una visita inaspettata che si trasformerà ben presto per l’espatriato serbo in un viaggio sorprendente,  lungo una Londra sconosciuta, esageratamente ricca e sfavillante, ma soprattutto in quello che lui definisce, senza troppi giri di parole, l’affare della vita: un assegno in bianco con il compito di allestire nel palazzo di Gorsky, una libreria enorme e stupefacente, ricca di edizioni rare e di novità. Una libreria memorabile, capace di lasciar senza fiato chiunque ed in particolar modo una persona appassionata d’arte: Natalia Summerscale.

È lei la “Daisy Buchanan” che Gorsky insegue da tanti anni, è nei suoi confronti che il ricco russo nutre un amore che con gli anni e la distanza non si è mai sopito. E adesso attraverso una macchinazione lucida e folle, è sul punto di strapparla dal matrimonio poco felice con Thomas Summerscale.

Ma anche in questo caso la ripetizione del passato (che sia Gatsby che Gorsky perseguono con  impeccabile determinazione) risulta impossibile e capitola in un finale tragico e sanguinoso.

Dunque, esordio con il remake. A tutti gli effetti.

Scelta strana, azzardata. Semplicemente infelice. La Goldsworty infatti, ha confezionato un romanzo che scorre, funziona ma che è privo di quella freschezza e capacità d’impatto che ogni opera prima ha il diritto di avere. Seguendo di pari passo la trama di Fitzgerald tutto risulta scontato. E così l’incontro che l’autrice fa per la prima volta con i suoi lettori, oltre a partire pregiudicato da un titolo accattivante, finisce per essere, a conclusione del romanzo, piuttosto goffo e tiepido.

Dunque una lettura da consigliare a chi non ha ancora letto il Grande Gatsby? No . Assolutamente no.

Allora una lettura da portarsi quest’estate sotto l’ombrellone.

No. Anche in questo caso, per chi ha familiarità con il grande Gatsby,  è possibile( e forse d’obbligo)  trovare qualcosa di meglio.

Il grande Gorsky, Vesna Goldsworthy (Mondadori, 2015, 168 pp., 16€)

 

Immagine: Prague di clarkworldtravel

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