Monologo ad alta densità nevrotica del documentarista Vittorio Moroni su un caso di cambio di identità sessuale. Luca De Bei, magistrale passaggio da uomo a donna: e il figlio?
Alcune domande: si può nascere in un corpo sbagliato? Per la nostra società è ancora una condanna da scontare per tutta la vita senza possibilità di appello? E con i figli come si fa? Ma soprattutto, quanti ettolitri di profumi Dolce&Gabbana sono stati dispersi nei water di tutto il mondo?
Il grande mago, lo spettacolo di Vittorio Moroni diretto da Giuseppe Marini, porta in scena uno straordinario Luca De Bei; racconta di Andrea, che dopo il “viaggio” sceglie di chiamarsi Aurora, delle sue difficoltà pratiche, l’accettazione della famiglia, il licenziamento, l’operazione; ma specialmente quelle emotive: il corpo che non le appartiene, la consapevolezza della diversità, lo spettro del sentirsi un errore del Grande Mago e della Madonna di Medjugorje.
Aurora quando ancora è Andrea, durante il servizio civile, conosce Anna, salvagente e macigno, sopravvissuta a un tentativo di suicidio. Non si sente un uomo Andrea, ma acconsente a fare l’amore come un uomo e così i due hanno un bambino.
Andrea però ha già iniziato il viaggio, e quando Simone nasce sta prendendo gli ormoni e si sta preparando alla transizione definitiva.
Il grande mago ha solo domande da offrire allo spettatore, un monologo delicato e sincero che porta con sé una caterva di immensi dilemmi etici. Con il difetto di volerci fare parteggiare a ogni costo per la protagonista, lo spettacolo commuove e mostra, anzi grida, come dietro alle leggi ci sia di fatto la vita vera.
Quelle di una persona gender, quelle di un nuovo compagno che si rifiuta di far vedere Simone al padre naturale e quelle di una donna inadeguata che cede al più forte.
Andrea/Aurora ha fatto un gran casino, questo è certo. Lo spettacolo è densissimo e più volte si spera in un atto di misericordia: che finisca presto, che la catarsi arrivi anche questa volta, ma la vertigine che si prova a pensare che questa è una storia vera, scuote e lascia atterriti.
Se Simone deciderà di continuare a vedere il padre, anche ora che anche per l’anagrafe è una donna a tutti gli effetti non lo sappiamo. Ma lo Tsunami è finito, siamo sulla terra ferma e – forse – non c’è più bisogno di salvagenti.