Due balordi della periferia romana escono di prigione e iniziano a sognare “Il grande salto” (è il titolo del film diretto da Giorgio Tirabassi): ovvero l’idea geniale, il colpo del secolo che li sistemerà per il resto della vita. Ma l’ispirazione tarda ad arrivare e i tentativi falliscono miseramente. Uno sgangherato, gradevole film all-roman, sostenuto da un buon cast e da una sana vena surreale
Giorgio Tirabassi, classe ’60, cresciuto artisticamente nella compagnia teatrale di Gigi Proietti dagli anni ’80, viene ricordato soprattutto per aver partecipato alla fiction Distretto di Polizia nei primi anni 2000, ma la sua miglior interpretazione è legata al volto di Paolo Borsellino, nell’omonima racconto tv del 2004. Si è distinto nella regia col suo primo cortometraggio Non dire Gatto nel 2011, e ora per la prima volta firma sul grande schermo un lungometraggio, Il grande salto, in cui Ricky Memphis e Tirabassi interpretano Nello e Rufetto.
Sono due ladruncoli quarantenni che, appena usciti di galera dopo quattro anni per un colpo finito male, conducono le loro tristi vite sgangherate nella periferia romana in attesa del “grande salto”. Non hanno un soldo né proprietà, e neanche grandi idee: uno abita in un seminterrato grande come una cella senza bagno, l’altro vive, con moglie (Roberta Mattei) e figlio a carico, di cui naturalmente non è in grado di prendersi cura, sulle spalle del suocero (Gianfelice Imparato). Decisi a dare una svolta alle loro insulse esistenze, cercano in ogni modo di progettare un grande colpo, che permetta loro di sistemarsi, uscire dal limbo cui sono condannati dopo l’uscita dalla prigione. Ma ogni loro “brillante” iniziativa finisce per essere un totale fallimento. Da principio i due, entusiasti, sono in preda al desiderio di realizzare qualcosa di geniale, ma poco a poco iniziano a credere di essere perseguitati dalla sfortuna. E che ci sia un Fato, un Destino più grande di loro, un Disegno incomprensibile che influenza negativamente le loro sorti. Accettata la triste situazione, non resta altro da fare che un pellegrinaggio, per togliersi di dosso questa iella persecutrice. E chiedere la grazia.
Se inizialmente lo squallore della periferia romana e il disagio delle vite dei protagonisti possono segnare la pellicola con una nota di amarezza e compassione, la piega tragicomica che assume il susseguirsi degli episodi in cui i due maldestri protagonisti sono coinvolti trasporta poi lo spettatore in una dimensione surreale, per cui lo stesso pubblico si domanda se da un momento all’altro non debba uscire la nuvoletta di Fantozzi sopra la macchina guidata da Nello.
Ricky Memphis interpreta il fedele compagno di Tirabassi, senza famiglia e che non vede una donna nuda da quattro anni, e che, disperato, cerca di sedurne almeno una senza fare distinzione di nome o taglia. Nella prima parte del film sembra rappresentare il “braccio” di Rufetto, descritto come la “capoccia” della banda, ma sarà invece Nello a salvare dal baratro entrambi. Con l’amichevole partecipazione di Valerio Mastandrea e Marco Giallini, straordinari come sempre pur in due brevissime parti, il film risulta una carina, seppur banale, prova di imitazione alla Mario Monicelli. Compararlo al Maestro è ovviamente eccessivo, ma Tirabassi pare voler emulare il grande regista riducendo i soliti ignoti ai suoi due soli protagonisti. Sgangherati, certo, falliti e senza speranza, ma perseguitati da una tale sfortuna che strappa per forza una risata al pubblico. Peccato poi che il tutto resti su un piano superficiale e banalotto, anche se la risoluzione finale, carina, risulta inaspettata e divertente.
Il grande salto di e con Giorgio Tirabassi, e con Ricky Memphis, Roberta Mattei, Gianfelice Imparato, Paola Tiziana Cruciani, Valerio Mastandrea, Marco Giallini.