“Più ne salvi, più ne arrivano”, si sente dire senza vergogna nel dibattito pubblico sui migranti, dai social ai parlamenti, mentre in Italia il ministro degli interni chiude i porti e in Germania si denuncia chi soccorre. Quello che è sotto i nostri occhi non è un dibattito tra opinioni diverse in materia di immigrazione: non salvare chi annega è, semplicemente l’inizio della fine dell’idea di Europa e il primo passo verso la barbarie
Poniamo che io abiti in un condominio con un cortile in condivisione e che al confine di questo cortile passi una strada dove, per un motivo o per l’altro, ogni giorno diversi ciclisti fanno dei brutti incidenti. Nessuno di noi condomini ha niente a che fare con questi incidenti, nessuno di noi ha chiesto loro di passare proprio su quella strada lì. Può anche darsi che alcuni di noi siano persino espressamente contrari al fatto che si passi per quella strada. Ma in ogni caso sarebbe concepibile l’idea di criticare i vicini che chiamano i soccorsi? È concepibile l’idea di denunciare o addirittura arrestare chi aiuta il ciclista in fin di vita? È concepibile l’idea di vedere il tutto dalla finestra e di argomentare: solo quando ne saranno morti abbastanza, impareranno che non devono passare di qui? Sicuramente non in un condominio dove io vorrei ancora abitare.
Eppure questo è esattamente ciò che sta accadendo adesso in Europa. Tutto d’un tratto nel dibattito pubblico ci sono due diverse opinioni riguardo agli esseri umani che si trovano in pericolo di vita: se sia meglio aiutarli oppure lasciarli morire. “Più ne salvi, più ne arrivano”, si sente dire in giro apertamente e senza vergogna. Questa frase si è intrufolata dai commenti pieni d’odio su Facebook al centro irrequieto della nostra società. La si sente ripetere negli uffici, alle feste, in Parlamento.
Mentre il capitano della Lifeline è sotto processo a Malta, ad altre barche di salvataggio è stato impedito di salpare. L’Alternative fur Deutschland (Alternative für Deutschland: partito tedesco di estrema destra, populista ed euroscettico conta 94 deputati nel parlamento tedesco, ndr) presenta orgogliosa denunce penali contro altri soccorritori, come “Medici senza Frontiere” o “Save the Children”. Il ministro degli Interni italiano chiama i soccorritori “vice-trafficanti” e chiude loro i porti. I populisti europei lo applaudono e all’interno della CSU (partito cristiano democratico tedesco), pur sempre un partito governativo in Germania, c’è chi bolla le persone che sono riuscite ad attraversare il Mar Mediterraneo e ad arrivare vive in Germania come “turisti”. Dall’inizio dell’anno sono morte 1400 persone ai confini dell’Unione Europea e la comunità internazionale più ricca del mondo nonché promotrice del Premio Nobel per la pace non dimostra alcun vero interesse politico nel cercare di risolvere insieme la situazione. Il motivo: nessuno ha niente da guadagnarci, se non chi sta affogando.
Questo è l’inizio della fine dell’idea di Europa. Noi non possiamo appellarci ai diritti umani, all’illuminismo e all’umanesimo, se contemporaneamente criminalizziamo il salvataggio di persone che annegano. Quel poco di orgoglio che si poteva provare fino a poco tempo fa nel dire di essere un europeo è annegato nel Mar Mediterraneo con migliaia di uomini, donne e bambini. Mentre noi possiamo vedere tutto ciò praticamente dal vivo in televisione, su Twitter e su Facebook.
Non si tratta di avere opinioni diverse su come gestire la situazione dei migranti e dei rifugiati. Non si tratta di “non poterli accogliere tutti”. Si tratta semplicemente di un livello minimo di civiltà: chiunque stia annegando, non è né un migrante né un rifugiato, né un africano né un europeo, né un musulmano né un cristiano, è un essere umano che sta annegando ed è un dovere civile quello di fare tutto il possibile per cercare di salvarlo.
Dopodiché si possono rivendicare controlli severi ai confini, l’osservanza della Convenzione di Dublino, gli aiuti sul posto anziché “da noi”, tutto legittimo. Si può addirittura sostenere che gli esseri umani che riescono ad arrivare in Europa non dovrebbero avere il permesso di partecipare alla vita pubblica, di modo che non si integrino e che possano quindi essere spediti indietro appena possibile. Ma quella di lasciare affogare degli esseri umani davanti ai propri occhi, come deterrente per gli altri, non è un’opinione. È il primo passo verso la barbarie. Processare quelli che hanno salvato migliaia di vite umane dalla morte è il secondo passo.
Il terzo preferirei non figurarmelo nemmeno.
Wolfgang Luef
*Questo articolo è uscito il 5 luglio scorso sul Süddeutsche Zeitung che ha autorizzato la pubblicazione in Italia su Cultweek, nella traduzione curata da Linda Rossi e Diana Calvino.