Ultimissimi giorni per visitare, tra le colline del Monferrato, PalazzoIrreale, progetto a lungo termine delle cantine Bosca, inaugurato con la mostra monografica di Patrick Tuttofuoco a cura di Giorgio Galotti, che ripercorre gli ultimi vent’anni della sua attività artistica oltre alla nuova opera site-specific, realizzata per il belvedere della sede storica della casa spumantiera fino all’8 dicembre. Primo capitolo di un programma di arte contemporanea per raccontare, attraverso lo sguardo degli artisti, la ricchezza culturale del Monferrato, di Canelli e delle sue Cattedrali Sotterranee Patrimonio Mondiale dell’Umanità per l’UNESCO.
Gli spazi di archeologia industriale della storica azienda vitivinicola Bosca, a Canelli in provincia di Asti, aprono le loro porte al pubblico con l’obiettivo di farsi centro dedicato alla fruizione di arte contemporanea nel territorio del Monferrato. Il palazzo che fu la sede storica, le cantine che si estendono per diversi chilometri nei sotterranei di Canelli, in un labirinto ordinato di mattoni a vista a formare quelle che vengono definite Cattedrali Rovesciate, patrimonio dell’umanità UNESCO dal 2014, insieme alle sale dedicate alla produzione, diventano teatro di interventi degli artisti invitati a proporre di volta in volta la loro visione.
E il primo artista chiamato a confrontarsi con questo PalazzoIrreale è Patrick Tuttofuoco, con una mostra che parte dalle opere risalenti ai primi anni della sua carriera sino ad arrivare a quelle più recenti in cui utilizza il neon. La prima opera si incontra all’esterno del complesso, edificato nella prima metà dell’800, ed è un abbraccio, una giunzione di mani (ambedue destre) proprio in cima, sul tetto del palazzo. L’edera si arrampica avvolgendo le facciate dell’edificio di arancioni tutti scoppiettanti, ma sul tetto non arriva: “Awaken”, del 2022, è solitario neon che aquista forza simbolica se esperito acceso, quando il sole cala.
Le opere all’interno, nell’area di produzione, si affacciano e si specchiano sulle cisterne per i vini, grandi sili di acciaio freddissimo alla vista, materiale molto usato dall’artista, che da anni lavora utilizzando media diversi tra loro ma con una identità piuttosto legata alla produttività come i metalli, la pietra, il vetro, trattati esplorando diverse tecniche. Mani come disegni fluo aerei quando si tratta delle sculture neon come quella all’ingresso e quella, di dimensioni molto inferiori, nella prima sala che si incontra all’interno dell’edificio, oppure come sculture con tratti neoclassici ma lavorate con macchinari ultramoderni. La narrazione visiva rimanda continuamente al corpo; più che ad un corpo organico, umano, ad un corpo-macchina, le cui mani sono importanti perché sanno fare, spiegare, indicare; sanno stringere accordi.
Ma è il contesto che rende ancora più magico l’incontro tra i luoghi del vino e l’Arte Contemporanea. Perchè le colline sanno anche accarezzare: accolgono le nostalgie degli occhi, e tutte intorno qui si trovano, proprio a perdivista.
Tutte le immagini: Patrick Tuttofuoco, installation view a PALAZZOIRREALE. Courtesy l’artista e PALAZZOIRREALE. Foto Flavio Pescatori.