Il piano di Maggie? Avere un figlio e la vita sotto controllo. Potrebbe anche riuscirci…

In Cinema

Newyorchese e divertente, complicato e sorprendente come i rapporti tra uomini e donne, il film di Rebecca Miller è il ritratto di una single (Greta Gerwig) che sembra come sempre indifesa e un po’ svampita. Riuscirà invece, con implacabile tenacia, a manipolare le nevrotiche, intellettuali esistenze dei professori Julianne Moore (ottima) e Ethan Hawke, egoisti, indivisibili, pure un po’ insopportabili

“La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri programmi” cantava John Lennon in Beautiful Boy, struggente ninna nanna dedicata al figlio Sean, composta pochi mesi prima di essere ucciso, nel 1980. Una frase che potrebbe benissimo figurare in epigrafe a questo film, dove nessuno viene ammazzato, per fortuna, ma piccoli e grandi guai vengono di continuo provocati dal bisogno costante e ossessivo di pianificare la propria vita e quella altrui.

La protagonista de Il piano di Maggie, bionda trentenne newyorkese dall’aspetto burroso ma dal carattere inflessibile (implacabile quasi), è infatti una sorta di feldmaresciallo dei sentimenti, costantemente dominata da un bisogno di controllo assoluto. Così un bel giorno si sveglia e decide che vuole un figlio, ad ogni costo, e soprattutto subito. Incurante della mancanza di un partner adatto allo scopo, si mette così ad armeggiare con provette e donatori di sperma, alla ricerca del padre perfetto. Peccato che intanto la vita stia facendo succedere altre cose: altri incontri, altri amori, altri figli.

Maggie (la fascinosa e buffa Greta Gerwig di Mistress America) voleva “fabbricarsi” da sola il figlio dei suoi sogni e crescerlo in assoluta autonomia, perfetta solitudine, e invece si ritrova fra le braccia di John (Ethan Hawke), antropologo in crisi e aspirante scrittore, nonché marito e padre in fuga. Proprio questo bel campione di maschio intellettuale e nevrotico diventerà il padre di sua figlia e il debole perno intorno a cui ruoterà una complicata famiglia allargata che comprende un’ex moglie furibonda (Julianne Moore, grande attrice qui meravigliosamente comica) e due figli perplessi.

Vi sembra già fin troppo complicato come intreccio? Se andrete a vedere il film, scoprirete che questo è solo l’inizio. Quello che segue per poco più di un’ora e mezza è un brillante balletto di verità cangianti e menzogne variegate, piccoli segreti e bugie a fin di bene (forse dipende pure dal punto di vista), improbabili  innamoramenti ed equivoci surreali: il tutto fra chalet immersi nella neve e panchine a Central Park, appartamenti a Manhattan e caffè a Brooklyn.

La regista Rebecca Miller, figlia del grande Arthur, adatta un romanzo di Karen Rinaldi dal titolo fin troppo esplicito, A cosa servono gli uomini, per comporre una partitura romantica che si tiene però ben lontana dalle consolanti secche della letteratura rosa più stucchevole. Il risultato è una commedia in bilico fra Woody Allen e Noah Baumbach, inevitabilmente newyorchese, stupendamente divertente. Senza doversi per forza aspettare una parola nuova e definitiva sull’amore, la vita o il destino, ecco un piccolo grande film di inizio estate per ridere di noi stessi, del nostro bisogno di agguantare certezze e della forza delle cose che semplicemente ci trascina avanti. A volte persino verso un happy end, tutto da godere. L’importante è sapere che potrebbe anche non durare. Ma va bene così.

Il piano di Maggie, di Rebecca Miller con Greta Gerwig, Julianne Moore, Ethan Hawke, Bill Harder, Maya Rudolph

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