L’attore romano è regista-protagonista di “Il premio”, divertente commedia sulle strade di mezza Europa. L’intramontabile Gigi, versione scrittore, è atteso a Stoccolma per il mitico premio. Ma ha paura dell’aereo e ci andrà su 4 ruote, mettendo in mostra variegate relazioni con amici, figli, nipoti
Alessandro Gassman torna sul grande schermo da regista-protagonista con Il premio, on the road familiare fatto di peripezie, risate, malinconia e consapevolezze personali in un clima da commedia all’italiana sullo sfondo di un’Europa nordica e bellissima, che regala alla scenografia una marcia in più. Giovanni (Gigi Proietti) è un famoso scrittore ormai anziano che deve ritirare a Stoccolma il premio Nobel per la Letteratura; ma, avendo paura dell’aereo, decide di andarci in auto, in compagnia del suo fedele segretario Rinaldo (Rocco Papaleo). Ai due si aggiungono poi inaspettatamente i figli Oreste (Alessandro Gassman), un personal trainer in crisi con la moglie e Lucrezia (Anna Foglietta), aspirante scrittrice e blogger decisa a documentare l’intero viaggio per i suoi seguaci. La strada da fare è tanta e la famiglia si troverà ad affrontare diverse tappe e qualche imprevisto, in un viaggio che li porterà a ben più di una destinazione.
Dopo Razzabastarda (2013), Gassman decide di giocare con la leggerezza in una commedia che parte dalla tradizione italiana ma ne muta la forma, l’estetica, verso uno stile più contemporaneo e decisamente più europeo; se infatti i temi trattati sono gli stessi che vediamo da tempo nei film di produzione nostrana (famiglie che nascondono segreti, matrimoni falliti, tradimenti, crisi d’identità, rapporto genitori-figli, uso/abuso della tecnologia), la scelta di raccontarli in un viaggio in cui i paesaggi sono quelli dell’Austria, della Germania, della Danimarca, e infine della Svezia, è stata sicuramente vincente, mentre invece poco importa l’aspetto autobiografico, il riferimento al padre Vittorio.
Uscire dalla propria terra, da quella che può definirsi una “zona di conforto”, aiuta a vedere le cose da un punto di vista differente: i protagonisti, capitanati da un patriarca autoritario e dispotico (una sorta di Dio del vecchio testamento che educava per mezzo di punizioni e calamità e non col perdono e la misericordia), prendono coscienza di loro stessi, della loro vita e delle scelte che li hanno portati ad essere ciò che sono. La sensazione è quella di vedere una famiglia sicuramente particolare (per scelte di sceneggiatura e funzionalità della trama), ma in cui ognuno è perfettamente collocato e ha una propria caratterizzazione, un preciso ruolo come le pedine di una scacchiera di cui il Re indiscusso è l’anziano e tremendo padre Giovanni.
Il regista gioca facile con un cast perfettamente coeso in cui è evidente la complicità con il collega e amico Rocco Papaleo, in cui la mimica di Anna Foglietta rende l’umorismo della commedia molto piacevole e in cui Gigi Proietti ricorda il (citato!) professore Isak Borg di Il posto delle fragole di Ingmar Bergman. Se poi si nota la somiglianza tra la scena di lotta greco romana di Il premio e quella di pugilato del cult Snatch – Lo strappo (2000) di Guy Ritchie, si potrebbe dire che alla fine il film non goda di una novità che lo renda unico e memorabile. Ma la spontaneità e la leggerezza, la fluidità, la concreta consapevolezza del regista nel creare una storia fatta per intrattenere il pubblico senza pretendere di atteggiarsi a capolavoro, è sicuramente un pregio di cui veramente poche pellicole godono nel panorama nazionale,
È questa la carta vincente del regista. Alla quale va senza dubbio aggiunta un’altra nota positiva, alla colonna sonora curata da Marco Zitelli (che nel film interpreta Andrea, il figlio di Oreste): è un giovane artista di Rocca di Papa su cui Gassman ha scommesso, vincendo a pieno.
Il premio, di Alessandro Gassman, con Alessandro Gassman, Gigi Proietti, Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Matilda DeAngelis, Erika Blanc, Andrea Jonasson