Il racconto dell’età adulta attraverso l’infanzia. E viceversa

In Cinema

Il bravissimo (come quasi sempre) Joaquin Phoenix, la delicata Gaby Hoffman, e soprattutto la rivelazione 12enne Woody Norman fanno di “C’mon C’mon” un film unico, imperdibile. Merito dell’originalità dei rapporti tra due grandi e un piccolo, della splendida fotografia in bianco e nero di Robbie Ryan, della regia matura e senza compiacimenti di Mike Mills. Che, arrivato al quarto film sul tema della famiglia, si muove con misura e delicatezza tra spunti autobiografici e universali

Johnny è un cinquantenne single, introverso e incapace di mantenere rapporti affettivi stabili e duraturi.
Jesse di anni ne ha nove, ama il wrestling e la musica classica, non ha molti amici e suo padre se n’è andato da tempo. Messa così, C’mon C’mon sembrerebbe la solita commedia agrodolce del genere “adulto burbero e bambino eccentrico si aiutano a vicenda”. E invece, il nuovo film di Mike Mills è un gioiello nascosto, di quelli da andarsi a cercare tra gli angoli nelle programmazioni dei multisala e i cinema d’essai. Innanzitutto per il montaggio e la splendida fotografia in bianco e nero (di Robbie Ryan, già collaboratore di fiducia di Loach e Lanthimos) che in alcuni momenti sembrano quasi una citazione diretta, per qualità e poesia, di capolavori in scala di grigi come Manhattan di Woody Allen. Poi, ovviamente, per la bravura dei suoi attori, in prima fila un Joaquin Phoenix sempre più eccentrico re Mida di Hollywood, capace di trasformare in oro qualunque personaggio si trovi a interpretare, a cui però stavolta tengono testa egregiamente Gaby Hoffmann e, soprattutto, Woody Norman, classe 2009.

Già, perché il motivo principale per cui nessuno dovrebbe perdersi C’mon C’mon è che per una volta un film riesce a restituirci il reale significato di infanzia e adolescenza dal primo all’ultimo fotogramma, senza mai nemmeno sfiorare i canonici cliché sull’argomento. Paure, speranze e fantasie rivelate da un semplice quesito, posto dal protagonista, un giornalista radiofonico, ai suoi giovanissimi interlocutori: “Quando pensi al futuro, come lo immagini?” Le risposte arrivano eccome, sincere, mai banali, in una parola: reali. E le interviste alle comparse, rigorosamente under 18, di quattro città diversissime tra loro (New York, Los Angeles, New Orleans e Detroit), condotte davvero da Phoenix con taglio quasi documentaristico, basterebbero quasi da sole a rendere le due ore di proiezione degne d’essere viste e fatte vedere.

E poi c’è il main plot, quel rapporto tra le solitudini possibili di fanciullezza e maturità, visto e rivisto su
grande schermo, ma stavolta raccontato con estrema finezza, senza fronzoli né cadute nel patetico o nel sentimentale a buon mercato. I dubbi che il taciturno Johnny affronta, catapultato al cospetto di una
genitorialità mai vissuta nel ruolo di “adulto”, sono le stesse di chiunque. Una normalità che forza persino il solitamente vulcanico Phoenix a una recitazione in punta di fioretto, esaltandone una volta di più le
capacità attoriali, grazie anche al delicatissimo contrappunto di Gaby Hoffmann nei panni di sua sorella Viv, madre sola e altrettanto smarrita. Al loro fianco, pare quasi che l’unica indicazione data a Woody Norman (che a dire il vero in Inghilterra ha un curriculum da veterano, a dispetto dell’età) per interpretare il suo personaggio sia stata la più completa libertà di essere se stesso, ovvero un bambino, con tutto ciò che questo è giusto comporti. Lontano anni luce dai petulanti mostriciattoli costruiti a tavolino che solitamente infestano le pellicole hollywoodiane con piccoli protagonisti, Jesse è un personaggio a tutto tondo, ricco di colore e di vita in ogni sua sfumatura.


D’altro canto, a dispetto di una filmografia relativamente scarna, il cinquantaseienne Mills è tutt’altro che
uno sprovveduto: questo è il quarto capitolo (su quattro lungometraggi realizzati finora) nella sua
personale retrospettiva sul tema della famiglia, ovviamente con una fortissima componente autobiografica. Se l’opera d’esordio Thumbsucker esplorava il complesso mondo dell’adolescenza, e i successivi Beginners e Le donne della mia vita (nomination agli Oscar per la miglior sceneggiatura originale) erano di fatto commossi ritratti dei due genitori del regista, quest’ultima opera è senza dubbio una splendida chiusura del cerchio, almeno per ora. C’mon C’mon è il racconto dell’età adulta attraverso l’infanzia e viceversa, e la dimostrazione che le risposte migliori a volte si possono trovare proprio lì dove si aveva rinunciato a cercarle.

C’mon C’mon di Mike Mills, con Joaquin Phoenix, Gaby Hoffmann, Woody Norman, Scoot McNairy,
Jaboukie Young-White, Molly Webster
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