L’illusione di Anora, cenerentola uzbeka, tra Pretty Woman e Cabiria

In Cinema

Il nuovo film di Sean Baker, regista di “Un sogno chiamato Florida” parte da commedia porno romantica ma poi prende un ritmo slapstick. A Cannes ha conquistato la giuria guidata da Greta Gerwig vincendo la Palma d’Oro. Ottimo esito per il regista-sceneggiatore-montatore che racconta l’incredibile storia d’amore tra una pornostar di Manhattan e il rampollo di un oligarca russo. Due giovani scatenati protagonisti per 139 minuti, forse tanti, ma in gran parte decisamente divertenti

Non è detto che appena arriva sullo schermo una prostituta, questa deve essere Pretty Woman. Sean Baker, nato nel New Jersey nel 71 ma sempre con una gran voglia di rovesciare i tavoli, con Anora omaggia il nostro cinema e afferma convinto di aver preso ispirazione dalle Notti di Cabiria di Fellini e da Adua e le compagne di Pietrangeli, uno dei titoli della favolosa lezione della stagione 1960. Se li aveva in testa, fortunato lui, ma onestamente non ci sono tracce. La cosa curiosa di questo film, che ha fulmineamente e inaspettatamente vinto, all’ultimo, la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2024, colpo di fulmine per la presidente della giuria Greta Gerwig, è che percorre molti generi, e se cita qualcosa a me sembra Una notte da leoni.

Comunque inizia da commedia porno romantica, con la bella 23enne Anora, sex worker di Manhattan, lap dance e privèe, di origine uzbeka, che dallo strip si butta in un maxi privèe con Ivan, figlio spendaccione di un ricco oligarca russo: 15.000 dollari per una settimana e poi ci scappa anche il matrimonio a Las Vegas. Quando i genitori lo sanno, arrivano dalla Santa Madre Russia a cercare i colpevoli per mandare tutto a monte, ma lo fanno inviando un faccendiere armeno e due gorilla fixer pronti a tutto. A questo punto il film, che finora era stato disteso a letto accovacciato nell’illusione sentimentale folle, prende la strada di una commedia slapstick, grazie a due inetti tirapiedi tipo ispettore Closeau, quella in cui la gente si rincorre, si picchia, cade e si rialza, sempre in fuga. Lasciando aperto il finale (che sia qui che il regista cita Giulietta?) è chiaro che a Sean Baker interessa il sogno d’amore come improvvisa, repentina illusione di qualcosa che forse non esiste.

Più allegro rispetto al suo film precedente e bellissimo, Un sogno chiamato Florida che finiva nel regno della finzione disneyana, Baker sposa generi antitetici del cinema nel segno di una commedia concitata, folle ma striata di malinconia quasi tragica, dove ci trovi anche le memorie di un vecchio Scorsese e di Sixteen candles. Baker non si nega nulla, è regista, montatore, sceneggiatore, quindi padrone assoluto dell’estetica e dell’etica del film che gioca anche con i quiz sui rapporti tra Usa e Urss, in attesa delle elezioni, offrendo una serie di colpi di scena sempre a doppio fondo, dopo una prima parte decisamente hot. La fortuna di Anora, cui pare di aver trovato un tesoro, uno zio Paperone più attraente, una specie di Chalamet furioso, è avere avuto una nonna uzbeka, perché i ricordi linguistici le danno la priorità nell’offrire i suoi servizi speciali privé al viziatissimo golden boy Ivan, viziato e capriccioso padrone di casa, anzi di villa, per scomposte feste.

Si passa dalla carezza al pugno, come nella canzone di Celentano, ma è difficile raccontare tutti gli equivoci e gli imprevisti, meglio vederlo nei suoi 139’, che sono troppi anche se spesso divertenti, finendo con una morale al neon: l’apparenza inganna (lo dice anche il ministro Giuli) e alla fine si resta soli. E Anora (Mikey Madison) certo non merita e non vuole giudizi, è una vita in sospeso, in equilibrio sul filo come anche quella del suo oligarchino. La Cenerentola che crede di aver fatto Bingo, vista in C’era una volta a Hollywood e Mark Eydelshteyn (Ivan) sono ragazzacci credibili nelle crisi di tragica allegria sessuale e di crollo finanziario. E nel cast perfetto, nel secondo tempo arrivano l’armeno Karren Karagulian e il russo Yuriy Borisov di Scompartimento n.6. All’esagerazione surreale delle situazioni estreme, brechtianamente i ricchi che usano i corpi dei poveri, Baker lascia un indizio, conoscendo il suo passato: un film divertente con un suo dark web molto indie.

Anora, di Sean Baker, con Mikey Madison, Mary Eydelshteyn, Yuriy Borisov, Karren Karagulian, Ivy Volk 

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