“Heart of the Sea” racconta la sfida tra uomo e natura, sfiorando Melville e Moby Dick: ma soprattutto sfoggia colori e inquadrature di alto livello epico
Sono trascorsi parecchi anni da quando vedevamo l’imbranato ragazzino pel di carota Richie Cunningham far da spalla a Fonzie in Happy Days. E ancor più tempo è passato da quando, a 5 anni, Ron Howard fece la sua prima apparizione in un episodio dell’indimenticabile serie tv Ai confini della realtà. L’abbiamo visto al servizio di George Lucas in American Graffiti e Don Siegel ne Il pistolero, e sebbene la parte al fianco di John Wayne gli sia valsa una nomination al Golden Globe come miglior attore non protagonista, non è in questi panni che Howard si sente più a suo agio.
Siamo nel ’77 quando gira il suo primo film, Attenti a quella pazza Rolls Royce, e da allora non ha smesso di sfornare pellicole, tra le quali vanno ricordate prove d’autore come Apollo 13 e A beautiful Mind, non gli unici “happy days” della brillante carriera di Ron Howard. Il regista americano rinnova ora il suo dialogo col grande pubblico girando nelle Isole Canarie l’avventura marina di Heart of the Sea. Andando a ripescare una storia realmente accaduta, narrata da Nathaniel Philbrick in Il cuore dell’oceano – Il naufragio della baleniera Essex, Howard rivisita il libro, facendosi anche precursore del classico di Herman Melville Moby Dick.
È infatti proprio la visita di Herman Melville all’unico superstite della disastrosa impresa della baleniera Essex, Thomas Nickerson, a fornire la cornice del film. Attraverso un flashback veniamo ricondotti al 1820, quando l’avido saccheggio degli oceani alla ricerca del prezioso olio di balena, porta Owen Chace (Chris Hemsworth) a imbarcarsi in qualità di Primo Ufficiale sulla Essex. A bordo, però, l’alter ego del capitano Achab soffrirà le conseguenze dell’infantile cocciutaggine del raccomandatissimo capitano Pollard (Benjamin Walker).
Nulla da dire per ciò che riguarda la recitazione, tanto nel bene, quanto nel male. Non essendo questa la priorità del gioco registico di Ron Howard, gli attori, pur deperiti e a tratti impegnati in gesti quasi da cannibali, svolgono diligentemente il proprio compito, senza lodi né infamie.
Merita invece più di una citazione la vivida fotografia di Anthony Dod Mantle, che impreziosisce quest’opera hollywoodiana con decisi contrasti cromatici. Alcune inquadrature, al limite del pensabile, fanno sì che cime, prue, vele e timoni regalino suggestioni particolarissime. Osservando una serie di dettagli, e attraverso angolazioni insolite, si prova l’emozione di essere a bordo di quella nave d’epoca interamente restaurata. Heart of the Sea appartiene al filone epico del cinema Hollywoodiano, ed è un piacere notare come sia ancora possibile rimanere affascinati davanti ai classici della letteratura americana. Il “nicest guy in Hollywood” dimostra di aver conservato la curiosità di un bambino, ma al contempo di saper compiere ottime evoluzioni con la macchina da presa, conducendo così la propria nave con destrezza verso la direzione voluta.
La via intrapresa è quella dell’avventura, del confronto tra uomo e natura, dell’indagine sulle linee che delimitano le rispettive aree di competenza. Consigliabile il 3D per chi abbia l’audacia di volersi sentire in balia delle onde, anche dopo il termine della proiezione.