Ripresa al teatro Menotti “Tierkreis”, opera magica e gentile del grande compositore tedesco messa in scena negli anni 70, ha inaugurato con successo il tradizionale festival milanese di contemporanea. Ma c’è ben altro. In 45 giorni e 20 “stazioni” sparse fra spazi piccoli e grandi, nobili e informali, la rassegna ha trovato un punto d’incontro fra padri storici e nuove generazioni. Prendete appunti. Per prenotarsi c’è poco tempo
Julika è una bambina di due anni. Suo padre, Karlheinz, è un musicista geniale, che crea realtà acustiche ed elettroniche abbaglianti. Julika ha forse qualche movimento di corpo e il padre scherza: «Hai la musica nella pancia». Immagine che alla bambina piace molto perché, finché non prende sonno, la sera, non fa che ripetere: «Musik im Bauch, Musik im Bauch». La storia, se non è vera, è ben inventata. Il tempo è lontano, il 1967, ma la dolcezza del racconto, intatta. Sette anni dopo, Karlheinz Stockhausen decide che Musik im Bauch sarà un pezzo di musica fatta della materia sorprendente e giocosa che piace a lui: per dodici carillon e sei percussionisti. La vuole anche legata alla dimensione visiva e nel 1975 la mette in scena con un grande pupazzo di nome Miron, che ha corpo di uomo e testa di uccello.
Come spesso in Stockhausen, Musik im Bauch è la germinazione di un altro pezzo, Tierkreis (Zodiaco), che su dodici linee melodiche e altrettanti gradi della scala cromatica suggerisce all’immaginazione i caratteri dei segni zodiacali cui piace associare il nostro essere di oggi e perfino di domani.
Tierkreis è un pezzo di incanto assoluto, capace di rintuzzare ogni dubbio o fastidio verso la musica detta contemporanea: la forma seria dà coerenza agli episodi che, in un’ora, pochi strumenti, qualche parola e molte libere trasparenze proiettano l’ascolto verso spazi aperti e ricchi di suggestioni. Nessun orecchio, anche poco disposto alla complessità, ne è respinto. Lo sapevano già, o lo hanno capito per l’occasione, i molti che hanno riempito per due sere il Teatro Menotti, il 23 e 24 aprile, nel primo appuntamento di Milano Musica 2024, festival che si è dato il titolo “L’ascolto inquieto”.
Tierkreis al teatro Menotti (foto @ Studio Hanninen)
Non si poteva scegliere niente di meglio, nel cosa e nel come: un brano conquistatore come Tierkreis, la versione per flauto, clarinetto e pianoforte – con Ornella Gottardi, Roberta Gottardi e Marianna Bisacchi incisive e poetiche al punto giusto –, in una forma teatrale di fascino disarmante, che Luciano Gottardi, Matthias Träger e Maria Scaglia hanno confezionato in perfetta astrazione con giochi di teli e di luci scavati nel buio, simulando figure e pupazzi con materia frusciante e quasi impalpabile. Anche gli intermezzi elettroacustici creati da Fabio Cifariello Ciardi e Massimo Biasioni suonavano “stockhauseniani” nello sfogliare in scioltezza il libro dello Zodiaco.
Buone coincidenze hanno fatto sì che per lo spettacolo inaugurale di Milano Musica fosse anche pronto un ottimo libro su e di Stockhausen: Testi sulla musica elettronica e strumentale. La teoria della composizione. Saggi 1952-1962. Volume di qualità alta della ShaKe Edizioni, che condensa gli scritti teorici, primi e ultimi, in cui Stockhausen tratta i temi portanti delle sue indagini: l’origine della Nuova Musica (Webern), il bisogno che il compositore “nuovo” ha di creare la materia stessa della sua musica (i suoni), il rapporto fra strumenti ed elettronica, il Tempo, lo Spazio. Il volume della ShaKe riempie una lacuna bibliografica italiana: nei pur impegnativi saggi di Stockhausen si ritrovano le chiavi per capire a fondo un compositore che, discusso e perfino detestato in vita, ha conquistato dopo la sua morte (2007) lo status di creatore fra i più liberi e “universali” della modernità.
Michele Gamba (foto @ Martina Scorcucchi)
Tierkreis era il primo assaggio, in forma di prologo. Milano Musica comincia in questo fine settimana a proporre le sue idee con una sfilata di sei concerti “tascabili” nel Ridotto dei Palchi della Scala: venerdì 3 maggio alle 20 con il Quatuor Béla che accosta il consolidato (Kurtág, Xenakis, Ruth Crawford Seeger) al nuovo (Francesca Verunelli, classe 1975); sabato 4 maggio (ore 15.30) con i quattro sax del Sigma Project Quartet che ancora esegue Kenakis (XAS) e tre autori nati tra i Sessanta e i Settanta (Verunelli compresa); domenica 5 maggio con il Trio Feedback (sax, fisarmonica, contrabbasso) alle 11.30 e alle 20 con il Trio Abstrakt (sax, percussioni, pianoforte); giovedi 9 maggio (ore 19) con la viola fiammeggiante di Geneviève Strosser che esegue Holliger e Kurtág; alle 20 con il pianoforte di Filippo Gorini in viaggio da Kurtág a Schubert passando per la giovane Miharu Ogura (1996). Parliamo di circa 45 pezzi (Kurtág è molto sincretico), di cui quasi quindici prime esecuzioni italiane e assolute. Il che significa musica d’oggi.
Milano Musica conta su gruppi sempre fedeli come l’ Arditti Quartet che il 13 all’ Elfo Puccini fa monografia di Harrison Birtwistle, alle 19 da solo con The Silk House Sequences e alle 21 con le Meditations on Paul Celan insieme al mdi ensemble.
I concerti “grossi” del festival si tengono, il primo all’Auditorium di Corso San Gottardo con l’Orchestra Sinfonica diretta da Michele Gamba che debutta le Kinderszenen di Marco Momi (1978), Concerto per pianoforte e orchestra con elettronica associato allo Schumann della Sinfonia “Primavera” (16 e 17 maggio). Il secondo al Pirelli HangarBicocca mercoledi 22, con l’ Ensemble Multilatérale che allega ad Amok Koma di Fausto Romitelli (1963-2004) tre quarantenni Yann Robin, Pasquale Corrado e Matteo Franceschini. Il terzo alla Scala, venerdì 24 con le Pléiades e il mitico Persephassa di Iannis Xenakis nelle mani fidatissime di altri amici fedeli di Milano Musica: Les Percussions de Strasbourg.
Sigma Project Quartet (foto @ Aitor Izaguirre)
L’esperienza cinematografica di pellicole “antiche” commentate dal vivo nello spazio attrezzato del Meet Digital Culture Center (ex Oberdan), ha una replica il 29 maggio: Nosferatu di Murnau (1922) con la colonna sonora elettroacustica composta e diretta da Filippo Perocco. Un tocco di curioso naturismo si dà a diverse ore il 31 maggio e l’1 giugno all’Orto Botanico di Brera con Éloge de la plante per soprano di Jean-Luc Hervé. Agli ultimi due appuntamenti, il 5 giugno all’HangarBicocca e l’8 giugno al Conservatorio è consegnata la finale celebrazione del mai dimenticato Fausto Romitelli con due pezzi ormai entrati nella storia della Nuova Musica II: An Index of Metals (2003) e Professor Bad Trip (1998-2000).
In 45 giorni e 20 “stazioni” sparse fra spazi piccoli e grandi, nobili e informali, Milano Musica ha trovato un punto d’incontro dinamico fra padri storici e nuove generazioni. Ch’è poi la missione di un festival di musica contemporanea “comme il faut”.
In copertina: Tierkreis al teatro Menotti (foto Studio Hanninen)