“Inside Out 2”: non tutti i sequel vengono per nuocere

In Cinema

Non sempre i seguiti di film hollywoodiani di alto livello e di gran successo di pubblico mostrano risultati all’altezza dell’episodio precedente. Va meglio in questa nuova proposta Pixar, affidata all’esordiente Kelsey Mann, dove ritornano Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia, Paura, più new entry come Ansia, versioni antropomorfe dei sentimenti umani: pronte a riprendere i comandi della psiche dell’ormai teenager Riley, si mostrano capaci anche di sbagliare, imparare, cambiare con lei

Tradizione vuole che, quando la Pixar si cimenta nella dura arte del sequel, quasi mai il risultato sia all’altezza dell’episodio precedente. Da Cars 2 a Alla Ricerca di Dory, da Gli Incredibili 2 a Monsters University (in realtà un prequel, ma poco cambia), ogni aggiunta al filone narrativo di un’opera prima sembra destinato a lasciare nello spettatore la sensazione di un lieve ma evidente passo indietro, anziché avanti. Maledizione capace di reggere dalle origini del marchio sul grande schermo, nel 1995 con Toy Story, fino ai giorni nostri. Con un’unica e quasi scontata eccezione: proprio l’epopea dei giocattoli animati ideata dal fondatore John Lasseter che è ancora oggi non a caso la saga più longeva della casa di produzione, con ben quattro capitoli pressoché privi di difetti, in un crescendo di citazioni e strizzate d’occhio a classici del cinema e attualità.

Il segreto? Un team di personaggi, tra protagonisti e comprimari, ben consolidato e caratterizzato alla perfezione, capace di crescere passo dopo passo con il proprio pubblico. Con Inside Out 2 la Pixar, che ha scelto di affidarne la regia all’esordiente Kelsey Mann (già sceneggiatore del sottovalutato il Viaggio di Arlo), dimostra di aver finalmente imparato la lezione. Riecco allora i vari Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia e Paura, versioni antropomorfe dei sentimenti principali, tutti pronti non solo a riprendere i comandi della psiche dell’ormai teenager Riley, ma anche a sbagliare, imparare e cambiare con lei. Sono infatti proprio il cambiamento e il passaggio dall’infanzia all’adolescenza i temi principali del film, già parzialmente raccontati nei vari Toy Story e nel più recente Red, e trattati ancora una volta con quel mix di umorismo, delicatezza e profondità che è ormai un vero e proprio marchio di fabbrica. Dal lutto alla pubertà, dalla multiculturalità alla sostenibilità ambientale, nessuno meglio della Pixar sa oggi affrontare argomenti importanti con leggerezza attraverso i disegni animati, riuscendo ogni volta a strappare insieme risate e lacrime in meno di due ore di proiezione.

Nonostante un pretesto di trama molto simile a quello della prima puntata, anche il ventottesimo lungometraggio dello studio di animazione californiano non si limita a ripetere quanto già visto, ma aggiunge qualcosa a ogni tappa di viaggio. In questo senso, funzionano a meraviglia (grazie anche a un cast di doppiatori senza le solite incursioni di youtuber, star dei reality o simili) le new entry Invidia, Imbarazzo, Ennui, l’esilarante Nostalgia e Ansia: proprio a quest’ultima, suo malgrado, spetta la parte dell’antagonista principale, a dimostrare una volta di più un’attenzione tutt’altro che scontata per tematiche “serie”, se non addirittura scomode, ben al di là del semplice racconto per bambini.

Ad accompagnare il tutto non mancano come sempre le trovate geniali, dal fiume del flusso di coscienza al sarcasmo demolitore, dal caveau dei ricordi repressi all’isola delle cotte, condite da incursioni a sorpresa di animazione in 2D e stop-motion. Come era stato nove anni fa per Inside Out, tuttavia, non sarà necessaria una laurea in psicologia per apprezzare le gag e i riferimenti alla vita di tutti i giorni dello spettatore più o meno cresciuto. Anzi, secondo le parole dello stesso Mann, padre di due adolescenti, Inside Out è l’occasione perfetta per una serata in famiglia davanti al grande schermo, che per una volta stimoli il confronto intergenerazionale anziché anestetizzarlo. È il consueto, collaudatissimo sistema di livelli di narrazione e immedesimazione a marca Pixar, sempre capace di costruire prodotti impeccabili sul piano visivo (17 premi Oscar fin qui), apprezzabili a una lettura superficiale da parte del pubblico più giovane, ma incredibilmente efficaci anche agli occhi e soprattutto al cuore di quello più adulto.

Inside Out 2 di Kelsey Mann, con Amy Poehler/Stella Musy, Phyllis Smith/ Melina Martello, Lewis Black/ Paolo Marchese, Tony Hale/Daniele Giuliani, Liza Lapira/Veronica Puccio, Maya Hawke/Pilar Fogliati, Ayo Edebir/Marta Filippi, Paul Walter Hauser/Federico Cesari, Adèle Exarchopoulos/Deva Cassel, Kensington Tallman/Sara Ciocca.

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