La musica del compositore fiorentino, che fu anche poeta, regista, pittore, approda il 5 novembre al Tempio Valdese: protagonisti Monica Benvenuti, soprano, e il pianista Diego Petrella
Basta guardare una sua partitura per scoprire una passione che andava oltre la musica, includendo pittura, poesia e teatralità. Sylvano Bussotti, figura difficile da inquadrare, ha abbracciato l’arte in tutte le sue forme in un intenso percorso portato avanti fino alla scomparsa, avvenuta lo scorso settembre all’età di 89 anni. È dunque un omaggio doveroso e profondamente sentito nei suoi confronti quello che verrà presentato il 5 novembre al secondo appuntamento della stagione concertistica di Musica al Tempio
In un’intervista disse: «Non mi è mai piaciuto pormi limiti, sono ingordo di natura. In tutti noi c’è una propulsione all’azione che può essere senza fine: sei compositore ma anche pittore, diventi poeta e presto regista.». E infatti, parallelamente alla composizione, non smise mai di coltivare i suoi altri interessi. Le sue opere pittoriche sono state esposte in vari paesi ed ha realizzato molte regie d’opera, curando spesso anche l’allestimento scenografico ed i costumi, come nel Gianni Schicchi rappresentato al Teatro alla Scala nel 1983.
Proprio l’adorato Puccini, con la sua leggerezza ed ironia, è presente nel programma proposto dal soprano Monica Benvenuti e dal pianista Diego Petrella, insieme ad un altro compositore che Bussotti amava molto ascoltare: Gustav Mahler. È in loro compagnia che la musica dell’artista fiorentino vivrà ancora una volta per il pubblico milanese, in un concerto (dedicato anche ai 40 anni di Vidas) che porta la firma di chi gli fu vicino non solo professionalmente.
Mimma Guastoni, presidente dell’Associazione, ricorda con un sorriso il periodo di collaborazione e amicizia con Bussotti, di cui curava i rapporti con la Casa Ricordi. È indicativo il nome che lui aveva dato all’elenco del catalogo di cui Guastoni seguiva la pubblicazione, “La litania dei nostri affetti”, che mostra come nelle sue mani tutto diventasse gioco e poesia, sia che si trattasse di un titolo, sia di un’indicazione in partitura. Qui gli interpreti vi leggono gentilezze (tre carezze lungo le corde gravi del pianoforte), descrizioni evocative come immateriale, dolce freschezza del presente, tanta della sua immancabile ironia (aggressivo, ma per mascherare l’irrimediabile perdita di memoria) e dediche appassionate, come quella in Sogno sonetto al marito Rocco Quaglia, il quale ha selezionato le immagini dei lavori di Bussotti che verranno proiettate durante il concerto.
Per trasmettere la sua visione musicale infatti non gli bastava una notazione tradizionale, ma i concetti venivano espressi anche attraverso segni grafici e disegni, alcuni nati molto prima della parte musicale. Diego Petrella fa notare la data, 1949, del disegno che compare nella partitura del secondo dei Five piano pieces for David Tudor, mentre l’adozione pianistica è di dieci anni più tardi. «Le sue opere sono affascinanti anche visivamente e costringono l’interprete a compiere delle scelte, a volte senza l’appiglio di una legenda esplicativa, che nel caso dei cinque pezzi per pianoforte esisteva inizialmente ma poi è stata ritirata dallo stesso compositore!».
Riguardo all’univocità dell’opera d’arte, Bussotti era fortemente convinto che non esista una caratteristica che determina che una qualsiasi entità sia unica, e che quindi l’indeterminazione e la libertà dell’interprete nella musica aleatoria non intacchino minimamente la sostanza dell’opera.
Altra particolarità del brano citato riguarda proprio quello che sembra il destinatario ma che in realtà è inteso come strumento musicale, ovvero il pianista statunitense David Tudor, amico e maggior interprete delle opere di John Cage, entrambi conosciuti da Bussotti a Darmstadt. Grazie a Tudor iniziarono le esecuzioni pubbliche delle sue musiche, a partire dal 1958 in Germania, mentre subito dopo Pierre Boulez e Cathy Berberian presentarono suoi lavori in Francia. Con la cantante statunitense il compositore instaurò un solido rapporto umano e artistico, accomunati entrambi anche dalla passione per la moda e i costumi. È per lei che compone Voix de femme (per voce sola, 1959), che già nel concetto di pezzo come ritratto vocale e artistico della Berberian rientra in una sfera di teatralità. Attraverso i numerosi riferimenti a lei ma anche a se stesso, Bussotti fa di questo doppio ritratto una messa in scena della loro reciproca amicizia. La Cathy Canta, sempre per voce sola, è invece tratta dall’opera Silvano/Sylvano del 2007, stavolta con un ruolo scritto appositamente per il soprano Monica Benvenuti.
La decima edizione di Musica al Tempio si riconferma dunque come uno spazio aperto al nuovo, che ancora oggi rispetta i punti fondamentali che erano stati prefissati dalla sua fondazione, facilmente intuibili dando un’occhiata al programma di questa stagione appena cominciata. Nomi giovani, composizioni rare e formazioni insolite (come il Duo Alambic, fisarmonica e violoncello, che si esibirà il 14 novembre) evidenziano la volontà di offrire spazi di esibizione a talenti che più difficilmente sono presi in considerazione dalle stagioni ufficiali, pur essendo professionisti e vincitori di premi importanti. Ma si vuol dare anche alle musiche più note un nuovo approfondimento e una novità interpretativa, ed è così che il conosciutissimo Le carnaval des anìmaux di Camille Saint-Saëns viene accompagnato dagli interventi coreografici a cura del Liceo Coreutico Statale “Tito Livio” di Milano, nella serata del 17 dicembre in cui si esibiscono l’Orchestra e il Coro dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, insieme ai finalisti del Concorso di Canto Lirico Virtuale SOI.
«Sono proprio le novità che vanno gettate addosso al pubblico. Ma serve molta volontà e uno staff convinto, per presentare con maggiore efficacia anche le cose più difficili.» diceva proprio Mimma Guastoni in un’intervista su Cultweek di Mattia Palma.
Non è dunque la musica che va incontro al pubblico ma è il pubblico che viene gentilmente avvicinato ad essa, accompagnato verso un’occasione di incontro che possa ampliare le sue conoscenze e sviluppare l’amore per la cultura musicale, qui accessibile a tutti anche grazie alla scelta di avere concerti a ingresso gratuito con offerte libere.
In copertina: Diego Petrella