Marco Giallini, protagonista di “Io sono tempesta”, è un ricco signore che sconta una pena ai servizi alternativi in un centro d’accoglienza di senzatetto. Evidente l’analogia con i destini dell’ex premier: in più i due sono uniti anche dalla gaia frequentazione di belle ragazze. Un ritratto impietoso dell’Italia d’oggi, che anticipa la biografia dell’industriale “prestato alla politica” impersonato da Toni Servillo
Nelle commedie italiane di oggi, è frequente che i personaggi principali siano borghesi, membri della classe media. Ma cosa succede se al centro della scena si mettono invece gli estremi, i più ricchi e i più poveri? La risposta ce la offre Io sono Tempesta, l’ultimo film di Daniele Luchetti. Numa Tempesta (Marco Giallini), ricco e spregiudicato imprenditore romano, gestisce un fondo finanziario da un miliardo e mezzo di euro che vuole investire in un grande progetto in Asia Centrale. Ma i suoi programmi vengono stravolti quando, a causa di una vecchia condanna per evasione fiscale, è costretto a scontare un anno di pena ai servizi sociali, aiutando i senzatetto in un centro di accoglienza diretto dalla rigida Angela (Eleonora Danco). Dapprima riluttante, Numa entrerà in confidenza con i poveri del centro, soprattutto con il giovane Bruno (Elio Germano), un padre che è rimasto senza soldi. Ma chi sarà a cambiare chi?
Fin dall’inizio appare chiaro che la storia si ispira a quando, nel 2014, l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi dovette portare aiuto, come pena alternativa, in una casa di riposo. Tuttavia il personaggio di Tempesta, che non è solo una copia dell’ex-premier, riesce poi nel film a vivere di vita propria. Da un lato, certamente, anch’egli si diverte con donne giovani ed è pieno di soldi, ma la mancanza di veri amici e l’assenza di una famiglia delineano intorno a lui i contorni di un’esistenza vuota. Vuota come gli alberghi che affitta solo per sé, anziché prendersi una dimora fissa.
Ma anche i poveri che deve aiutare non sono esattamente dei modelli di comportamento virtuoso: quando lui offre loro dei soldi, o magari un piatto prelibato, mettono facilmente da parte l’orgoglio – e non parliamo di una qualche forma di spirito ribelle – mostrando di preferire anche un momento di benessere alla lotta di classe. L’unica a far eccezione è Angela, il solo personaggio “buono” in un film dove di buoni non c’è altra traccia, che ha una concezione quasi religiosa del soccorso alla povertà. dell’empatia. Loro, i senzatetto, nel profondo vorrebbero essere come Tempesta.
Marco Giallini dimostra un ottimo talento nella parte del miliardario cinico e opportunista, e anche Elio Germano, qui alla sua terza collaborazione con Luchetti (dopo Mio fratello è figlio unico e La nostra vita), si riconferma come uno dei migliori attori del cinema italiano di oggi. Molto convincente anche Eleonora Danco, che oltre a recitare è un’apprezzata regista teatrale. Autore di livello per regia e sceneggiatura, Luchetti si dimostra capace di alternare scene serie e altre più divertenti, che funzionano soprattutto quando il mondo del ricco e quelli dei poveri si incontrano, portando sullo schermo una lunga serie di gaffe ed equivoci.
Questo suo film, che esce solo per caso pochi giorni prima di Loro, il biopic sulla vita di Berlusconi diretto da Paolo Sorrentino e interpretato da Toni Servillo, “rifiutato” a sorpresa all’ultimo momento dal Festival di Cannes, ci offre un ritratto assai poco lusinghiero del nostro paese, dove secondo Luchetti il consumismo ha trionfato sui valori etici. È qualcosa che spinge lo spettatore a guardarsi allo specchio, ma allo stesso tempo gli strappa grandi risate. Siate certi che non rimarrete delusi.
Io sono tempesta, di Marco Giallini, con Daniele Luchetti, Elio Germano, Eleonora Danco, Jo Sung, Francesco Gheghi, Carlo Bigini, Marcello Fonte, Franco Boccuccia, Paola Da Grava, Federica Santoro, Luciano Curreli