Jean-Paul Salomè confeziona una divertente versione europea di “Breaking Bad” al servizio di una scatenata Isabelle Huppert, che da interprete della polizia si trasforma in boss della droga. In bilico tra commedia e noir, con qualche sfumatura rosa, “La padrina” diverte a patto che non lo prendiate troppo sul serio. E che vi lasciate andare all’istrionica prova della superlativa protagonista
Patience (Isabelle Huppert), protagonista di La padrina, è indubbiamente paziente, come vuole il suo nome, o almeno si sforza di esserlo, da quando è rimasta vedova, ormai trent’anni fa, con due figlie piccole a carico e la fatica di sbarcare il lunario. Una fatica che prima non si sarebbe nemmeno immaginata, quando viveva negli agi, anche se forse non esattamente nei limiti della legalità. Ormai da tempo tutta la sua vita è un esercizio di immensa pazienza, con una madre dispotica dalla mente quasi del tutto svanita, che la tiranneggia da una (costosa) camera in una casa di cura, e due figlie più capaci di criticare la cronica mancanza di soldi in famiglia che darsi da fare per migliorare la situazione. Come ciliegina sulla torta, Patience si è trovata per fidanzato Philippe (Hippolyte Girardot), un uomo gentile e noioso, assolutamente integerrimo, che fra le altre cose è il suo capo e guida la sezione antidroga della polizia di Parigi.
Sì, perché Patience non è una poliziotta ma è come se lo fosse: lavora da interprete dall’arabo, seguendo in particolare le intercettazioni dei trafficanti che gestiscono i diversi, più o meno grandi, giri di stupefacenti in arrivo nella capitale francese. Per puro caso, intercetta un giorno una conversazione in cui riconosce la voce della badante che si occupa di sua madre: la sente parlare con suo figlio, capisce che quest’ultimo sta trasportando un grosso carico di droga. E interviene. All’inizio con l’idea di aiutare la donna, semplicemente, poi si rende conto che anche solo una piccolissima parte di quel carico potrebbe risolvere all’istante tutti i suoi problemi economici. E la tentazione si fa troppo forte. Detto fatto, decide di entrare in affari, trasformandosi nella “padrina” del titolo, e cominciando dal nulla a gestire un consistente traffico di hashish. Naturalmente non mancheranno i guai, ma l’impareggiabile (e insospettabile) Patience dimostrerà di avere tantissime frecce al proprio arco, non ultima una grande creatività quando si tratta di individuare luoghi e modi dove scambiare droga e soldi, con l’aiuto di un paio di piccoli trafficanti perfetti nella parte di spalle comiche a tratti esilaranti.
Il tentativo del regista, l’efficace Jean-Paul Salomé, è quello di immaginare una versione femminile ed europea di Breaking Bad. E da questo punto di vista non si può negare che l’operazione funzioni. C’è però da dire che rispetto alla serie che vedeva protagonista Bryan Cranston, qui la mano rimane sempre più leggera, la tonalità del racconto si assesta su un grigio dalle tante sfumature, che ogni tanto strizza l’occhio al rosa ma non ha mai il coraggio di sprofondare nel nero. In altre parole, la commedia funziona, egregiamente, e da un certo punto in poi scatta una sorta di effetto Feydeau, con entrate e uscite calibrate al millesimo di secondo, equivoci e scambi di persona, e un ritmo sempre più indiavolato. Si arriva così alla fine ben contenti, senza farsi domande antipatiche sul realismo o meno di alcuni passaggi di sceneggiatura. Certo, non si va oltre la superficie, con una scrittura che a furia di volersi mantenere lieve corre sempre il rischio di rivelarsi inconsistente. Però alla fine non inciampa.
Soprattutto perché Isabelle Huppert – che sembra non invecchiare mai, come avesse fatto un autentico patto col diavolo – è semplicemente superlativa. Perfettamente convincente anche in un ruolo fin troppo sopra le righe, e nonostante l’improbabile travestimento da misteriosa signora araba con enormi valigie piene di droga che si scarrozza su e giù per la città, da Belleville a Barbés, tra un supermercato e un grosso grasso (e rosso sangue) matrimonio cinese.
La padrina di Jean-Paul Salomé, con Isabelle Huppert, Hippolyte Girardot, Farida Ouchani, Liliane Rovère, Iris Bry