“It 2” di Andy Muschietti con Jessica Chastain e James MacAvoy, è tratto dalla metà del capolavoro di Stephen King tralasciata nel primo episodio uscito due anni fa. I ragazzini in lotta contro il male, impersonato dal clown assassino, sono diventati grandi. E dovranno affrontarlo di nuovo, tutti insieme e senza paura. “Attacco al Potere 3”, di Ric Roman Vaught con Morgan Freeman, Gerald Butler e Nick Nolte, è un thriller pieno di colpi di scena, giocato sul doppio binario casa/lavoro
Forever sequel 1/ Torna il re dell’horror e il suo clown Penniwise rimette i brividi
Sono passati 27 anni e gli adolescenti degli anni Ottanta sono diventati adulti. I membri del “club dei perdenti”, che miracolosamente erano riusciti a sconfiggere il male rappresentato dall’orribile clown Pennywise nel primo capitolo del film (2017) diretto da Andy Muschietti a partire dal capolavoro di Stephen King, sono fuggiti da Derry e hanno dimenticato il passato. Li troviamo all’inizio di It Capitolo 2, immersi nelle loro esistenze più o meno tranquille, più o meno riuscite. Tutti quasi completamente immemori della promessa fatta in quella lontana estate del 1989: se il male tornerà a manifestarsi, la loro improbabile lega di eroi fragili e malconci ritornerà a casa e riprenderà la battaglia.
Mike (Isaiah Mustafa), l’unico del gruppo che non è fuggito dal natio borgo selvaggio, e ossessivamente, con inflessibile testardaggine, è rimasto a presidiare la fortezza del bene in un luogo (l’immaginaria cittadina del Maine dove King ha ambientato molte delle sue storie) prevalentemente abitato da piccole e grandi espressioni di malvagità, chiama a raccolta gli amici nel momento in cui capisce che il terribile clown si è risvegliato dal suo letargo. Ed ecco comparire i protagonisti nella loro versione adulta: l’indomita Beverly (Jessica Chastain) e l’occhialuto Richie (Bill Hader), l’ingegnoso Ben (Jay Ryan), il balbuziente Bill (James McAvoy), l’ipocondriaco Eddie (James Ransone). All’appello mancherà soltanto Stanley, il migliore di tutti noi, dirà qualcuno, sicuramente il più fragile, o forse il più consapevole di quanto sia difficile lasciarsi alle spalle errori e paure per diventare vittoriosamente altri da sé.
Nessuno in realtà è riuscito in tale impresa, né Beverly che nel rapporto con un marito manipolatore e violento ha semplicemente replicato la relazione con un padre orco, né Eddie che ha sposato una donna la quale si presenta come la replica esatta della sua terribile madre. Ben, che da adolescente era l’ultimo arrivato e aveva grossi problemi di peso, si è trasformato in un bell’uomo magro e di successo, ma non ha mai dimenticato il suo primo grande e infelice amore. Bill è diventato scrittore e sceneggiatore, ma ha qualche problema a completare i finali delle sue storie, oltre che a gestire gli immancabili sensi di colpa. Insomma, sono diventati adulti, sono cambiati, anche radicalmente, ma in fondo sono sempre loro, con il fardello delle tante ferite mai del tutto rimarginate, dei ricordi spaventosi che ossessionano i loro sogni e delle altrettanto terribili rimozioni che ne hanno condizionato le vite.
Il libro di King è un immenso e struggente romanzo di formazione, lungo 1200 pagine e talmente denso da contenere un universo intero, fatto di orrori e spaventi, certo, ma anche e soprattutto di scoperte e metafore, emozioni e sentimenti più veri del vero. Il film di Muschietti, nonostante una durata ragguardevole (135 minuti la prima parte, 165 la seconda, per un totale di cinque ore), non ha niente di grandioso: è solo un film, certo un buon film confezionato con professionalità e intelligenza, sostenuto da un cast ben assortito e da un reparto effetti speciali efficace e creativo. Un horror capace qua e là di spaventare veramente, spesso di coinvolgere, comunque di farsi guardare con piacere dall’inizio alla fine.
Nonostante queste buone qualità, innegabili, il Capitolo 2 lascia insoddisfatti. Perché? Fondamentalmente per un problema di scelte di sceneggiatura. Come chiunque abbia letto King sa bene, nel libro il presente e il passato sono continuamente intrecciati, i protagonisti adulti si rispecchiano in continuazione nell’immagine di loro stessi adolescenti, e proprio questo impasto emotivo e temporale è in gran parte responsabile dell’enorme fascino esercitato dal romanzo. Muschietti, insieme allo sceneggiatore Gary Dauberman, sembrava aver deciso di scorporare le due linee temporali, dedicando il primo film alle vicende dei protagonisti bambini e il secondo agli stessi personaggi diventati adulti. In realtà, nel sequel la lotta contro il male dei perdenti adulti è continuamente punteggiata di flashback che mettono in scena gli stessi personaggi nella loro versione adolescenziale. Una scelta probabilmente dovuta a una preoccupazione di chiarezza e identificazione; ma il risultato, in termini emozionali, è piuttosto deludente. Se infatti quei ragazzini che corrono incontro al futuro in sella alle loro biciclette ancora riescono a commuoverci, lo stesso non si può dire della loro versione adulta, variamente nevrotica e depressa, in generale del tutto incapace di forza immaginativa e profondità metaforica.
Forse sarebbe stato meglio accontentarsi del primo film, più compatto, coerente, convincente da molti punti di vista. In questo secondo capitolo si moltiplicano personaggi e temi, si va forsennatamente avanti e indietro sulla linea del tempo, si affastellano effetti speciali e scene orrorifiche (in generale di buona fattura, anche se il rischio del kitsch è sempre presente), ma persino Pennywise non riesce a essere davvero (profondamente) inquietante. Come premio di consolazione, prima di un finale piuttosto deludente, ecco comparire in un lungo e gustoso cameo Stephen King in persona, nei panni di un robivecchi che rivende a Bill a carissimo prezzo la sua vecchia bicicletta da ragazzo. Insieme al sogno che si possa riuscire, prima o poi, a sconfiggere il male. (M.V,)
It Capitolo 2 di Andy Muschietti, con James McAvoy, Jessica Chastain, Isaiah Mustafa, Jay Ryan, James Ransone, Bill Hader, Bill Skarsgard, Jaeden Lieberher, Sophia Lillis, Finn Wolfhard, Jack Grazer, Jeremy Ray Taylor
Forever sequel 2/ chi vuole uccidere il Presidente Freeman?
Per vedere Attacco al Potere 3 è necessario, anche se non strettamente essenziale, aver visto I due film precedenti, onde evitare di capire ben poco. Il film, infatti, è una vera e propria continuazione del precedente: ricomincia dove era finito. Ritroviamo perciò un fantastico Morgan Freeman nei panni di Trumball, presidente degli Stati Uniti d’America, in una situazione di (apparente) pace e stabilità nel Paese. Ma stavolta il focus della storia riguarda una delle sue guardie del corpo, Banning (Gerard Butler), ancora alle prese con le ferite subite durante il secondo attacco alla presidenza. Ora è diventato padre e non vorrebbe ricoprire ruoli troppo importanti, ma soprattutto pericolosi, per poter stare il più possibile vicino alla sua famiglia.
In un ordinario giorno di lavoro, Banning e altre guardie del corpo, accompagnano il Presidente a pescare, ma nel corso della mattinata la sua barca viene attaccata da missili e droni, colpendolo gravemente. Durante l’azione tutti gli agenti delle forze speciali presenti muoiono, tranne Banning: lui e il Presidente vengono ricoverati in ospedale, ma Banning viene arrestato per aver tentato di uccidere Trumball. Da qui inizia la fuga dalla sua stessa agenzia, aiutato da un personaggio inaspettato e, al contempo, la ricerca sulla verità sull’attacco. Chi vuole morto il Presidente?
Il regista, Ric Roman Waugh, definisce il film non un sequel bensì un episodio inedito della saga, e alcuni elementi del film potrebbero risultare infatti ostici , se non proprio incomprensibili, a chi non ha visto i precedenti. Ha voluto rendere Banning un personaggio il più possibile vicino alla realtà, tenendo conto dello stress psico-emotivo che può colpire duramente i reduci di guerra, mostrando allo spettatore un lato inaspettato di un personaggio sempre considerato, almeno dal pubblico americano, come un eroe. Un altro aspetto importante del film è il rapporto tra Trumball e Banning, già presente nei film precedenti ma ora più consolidato: la fiducia tra i due viene messa fortemente alla prova dall’attacco, ma il passato giocherà un ruolo non di poco conto per risolvere i problemi causati dall’azione terroristica stessa.
Per fuggire da un sistema come quello delle agenzie segrete, è importante non essere soli. Per questo il regista ha voluto far apparire un personaggio (Nick Nolte) dal passato di Banning, e dare largo spazio a sua moglie Leah (Piper Perabo). Entrambi saranno la chiave per salvarlo da una situazione già degenerata in violenza e distruzione. È un film in continuo movimento, in fuga verso un futuro incerto, indefinito, ma allo stesso tempo in grado di rallentare bruscamente quando affiorano sulla scena i componenti della famiglia Banning, come a voler evidenziare la differenza sostanziale che intercorre tra casa e lavoro, in particolare dal punto di vista psicologico. All’inizio del film, infatti, egli nasconde alcune visite mediche alla moglie la quale però gli resta sempre a fianco, nonostante tutto. Un bel film d’azione, adatto alle famiglie e pieno di colpi di scena. (M.T.)
Attacco al Potere 3, di Ric Roman Vaught, con Morgan Freeman, Nick Nolte, Gerard Butler, Holt McCallany, Piper Perabo, Jada Pinkett Smith, Lance Reddick, Michael Landes, Sapir Azulay, Mark Rhino Smith, Ori Pfeffer