Torna in libreria, completo, “L’uccellino bianco”, romanzo di James Barrie dalla storia faticosa: ignorato dal grande pubblico fino al successo di Peter Pan, e in seguito estirpato dei suoi capitoli centrali, che vennero invece pubblicati in modo autonomo come singola avventura del bambino fatato. James Barrie mette in scena sè stesso, e la storia della sua quotidiana osservazione, a distanza, della via di una giovane famiglia di cui il suo alter ego si fa benefattore.
Per orientarci un po’, James Barrie è l’autore di Peter Pan, la cui fama s’è divorata il suo creatore con voracità e leggerezza e che, nato da una pièce teatrale di successo, ha dato vita a una serie di film, cartoni animati, sindromi psicanalitiche, personaggi disadattati, tutti ispirati a lui: ‘il bambino che non voleva crescere’. Del suo creatore più nessuna traccia.
L’uccellino bianco (pubblicato da Marsilio) è una fiaba per adulti, scritta prima del famoso Peter Pan, raccontata in prima persona dall’autore, il capitano in pensione W., scapolo solitario, timido, eccentrico, alter ego di James Barrie che racconta il suo spiare le vite degli altri, intervenire senza parere nei loro destini, come una fatina-provvidenza, insinuarsi nelle loro vite per scaldarsi alla fiamma dell’amore, pauroso di smascherarsi, di commettere qualche errore, deliziato dalla grazia della mamma, dalla goffaggine del padre artistoide squattrinato, dai dispetti, dalle ritrosie, dagli slanci del bambino David.
Per il piccolo il capitano W. studia da prestigiatore, si maschera da albero, inventa giochi e fantastiche avventure che raccontano insieme, a turno, scambiandosi i ruoli.
“ A questo punto devo dirvi come procediamo noi due con le storie: prima io la racconto a lui, e poi lui la racconta a me, e siamo intesi che sarà una storia del tutto diversa…In questa storia di Peter Pan, per esempio, la nuda narrazione e gran parte delle riflessioni morali sono mie, ma non tutte, perché questo ragazzo sa essere un moralista severo; ma gli interessanti spunti sulle abitudini e i comportamenti dei bambini allo stadio di uccelli sono per lo più reminiscenze di David, rievocate premendosi le mani sulle tempie e pensando con forza”.
Nella storia il confine sfuma continuamente tra la realtà e l’immaginazione, tra l’adulto e il bambino.
Comincia così, tra le tante avventure che il vecchio capitano racconta al piccolo David passeggiando per i giardini di Kensington, anche la favola di Peter Pan. Sono i sette capitoli centrali del romanzo, una fiaba nella quale il tempo si ferma in un mondo fatato, notturno, e i bambini non crescono.
Ma l’incanto finirà, il bambino indosserà i knickerbocker e andrà a scuola e al capitano W. non resterà che un’unica grande rivincita, la scrittura de L’uccellino bianco.
È uno strano romanzo, difficile da identificare in un unico genere letterario, e la scrittura di Barrie è asciutta, picchiettata da fughe sentimentali subito smorzate da un’ironia pungente, in equilibrio tra registri diversi.
Pubblicato per la prima volta nel 1902, L‘uccellino bianco non ebbe gran successo, finché, sull’onda del travolgente consenso ottenuto dalla pièce teatrale, uscirà nel 1907 monco, cioè solo coi capitoli dedicati al “ boy who wouldn’t gr0w up”, cambierà giustamente titolo, per diventare Peter Pan nei Giardini di Kensington e verrà impreziosito da ben cinquanta magnifiche illustrazioni di Arthur Rackhman, perché “a che serve un libro senza figure? “, diceva un’annoiata Alice all’inizio della storia di Lewis Caroll.
Della struggente storia del capitano W., quindi di Barrie stesso, nessuna traccia, fino all’attuale pubblicazione del testo integrale. Un gran bel regalo.