Un debutto attesissimo. il leader dei The xx con l’album In Colour prova ad allargare lo spettro della sua esperienza musicale
La sola menzione dell’uscita del primo album solista di Jamie xx, all’anagrafe Jamie Smith, è sufficiente per creare un’attesa spasmodica nell’industria musicale. Dopotutto è il cervello dei The xx, gruppo che nel 2009 ha cambiato la scena indie-elettronica con un album, xx appunto, che forse è il più importante (e bello) degli ultimi dieci anni.
La sua band ha messo le emozioni e l’intimità al centro della musica elettronica. Questa estetica caratterizza anche In Colour, e si associa alla capacità di sovrapporre generi, suggestioni, e beat diversi con precisione geometrica. E, come ci si aspettava, il disco è un piccolo gioiello.
Si inizia con Gosh che, uno “strato” di beat alla volta, crea un ritmo forsennato su cui nella seconda metà si sovrappongono cenni di tastiere spaziali – tutto per creare un pezzo complesso ma immediato, con un ritmo contagioso. Sleep Sound ricorda da vicino la musica dei The xx, più atmosferica e suggestiva, tra voci sussurrate e tocchi elettronici che sembrano venire da abissi profondi.
Poi Obvs, uno studio sulla giustapposizione frenetica di alti e bassi, che spinge a seguire il ritmo coi movimenti del capo. In due pezzi, molto diversi tra loro, entrano i vocalist dei The xx. Stranger in a Room, con la voce di Oliver Sim, è minimal ma intensissima; mentre Loud Places, in cui canta Romy Madley Croft, è un pezzo pop intimo e orecchiabile, quasi gospel nella sua calda qualità corale.
The Rest is Noise e Girl, per finire, ci portano in territori più dark ma che sanno avvolgerci con un vortice di beat, confortante e inquietante allo stesso tempo.
Insomma, eccitazione giustificata per Jamie xx, che nel suo primo album da solista dimostra di essere ancora un Maestro nel portare la semplicità di un beat al suo massimo potenziale emotivo.
Jamie xx, In Colour (Young Turks)
Foto di copertina: di NRK P3, Jamie XX – Øyafestivalen 2011