Una storia di andata e ritorno tra estremi: una figlia che lascia l’Occidente per andare in Oriente a cercare suo padre, che aveva a suo tempo fatto il percorso contrario. E poi la foresta, la lontananza, l’incontro di un mondo in cui la parola è affabulazione, e le storie si rincorrono con eterno ritorno. L’amore: declinato per tre generazioni, è il vero protagonista della Trilogia Birmana di Jan-Philipp Sendker.
Grande saga tra oriente e occidente e ritorno, alla ricerca di un padre scomparso, seguendo l’ esile traccia di un ‘enigmatica lettera d’amore.
Jan-Pilipp Sendker riesce a farci entrare e in qualche modo a capire e accettare mentalità e comportamenti del lontano oriente, quali la devozione figliale, il sacrificio della propria esistenza individuale, l’attaccamento alle proprie origini, che sembrano a tratti estremamente lontani da noi occidentali. Forse perché Jan-Philipp Sendker è un tedesco che è stato a lungo corrispondente in Asia per Stern, conosce i nostri pregiudizi e i nostri limiti, e ci accompagna in un viaggio con un piglio quasi iniziatico in un altro mondo, che continuiamo a sfiorare considerandolo esotico, senza provare a confrontarcisi davvero.
La Trilogia Birmana è composta appunto da tre romanzi che in qualche modo sviluppano diversi gradi di conoscenza, di capacità di sentire le cose e il mondo sempre più dall’interno e nel profondo: si tratta di L’arte di ascoltare i battiti del cuore, Gli accordi del cuore, La memoria del cuore.
Il primo romanzo si apre con Jiulia Win, una giovane avvocatessa di New York che è volata in Birmania a cercare il padre scomparso da anni.
La traccia è una sua lettera che ha trovato in soffitta.
Mia amata Mimi, sono passati cinquemilaottocentosessantaquattro giorni da quando ho sentito battere il tuo cuore per l’ultima volta.
La lettera è scritta da suo padre Tin, arrivato dalla Birmania negli Stati Uniti con un visto concesso per motivi di studio nel 1942, diventato poi cittadino americano e poi avvocato di successo e poi improvvisamente scomparso senza lasciare né spiegazioni, né tracce.
Jiulia, spinta da un istinto che non si conosceva, poiché fino a quel momento la sua vita era stata tutta presa dalla carriera e dal desiderio di affermarsi, decide di mollare tutto, almeno per un po’, e di seguire l’unica traccia che ha del padre: l’indirizzo sulla lettera.
Vola in Birmania e su un autobus scalcinato riesce a raggiungere Kalaw, una cittadina arrampicata sulle montagne.
Qui la avvicina un vecchio, con un modo di parlare ricercato e melodioso, che in qualche misterioso modo la riconosce e le racconta una storia che sembra una fiaba, la storia di un bambino abbandonato, solitario, con strani poteri, che sentiva i sussurri delle piante e capiva il linguaggio degli uccelli e riconosceva gli uomini dal battito del cuore: ed è questa magica capacità che dà il titolo e l’impronta al primo romanzo e gli permette di avvicinarsi alla più incantevole fanciulla del villaggio.
È, questa, la storia meravigliosa del padre, fatta di destini segnati dalle stelle, di forza della fede, di misteri e saggezza buddhista e di un amore che resiste e continua nonostante lontananza e silenzio.
Nel sequel del romanzo Gli accordi del cuore, ritroviamo Jiulia Win nel suo studio di New York: è tornata alla sua vita, al suo lavoro, ma la sua mente continua ad andare a Kalaw. Ancora una lettera, questa volta del fratellastro U Ba, scritta con magnifici caratteri, la riporta tra i monti della Birmania.
Scopriamo che quel vecchio macilento incontrato nella casa da the e che le aveva raccontato del padre e quelle storie meravigliose è figlio del padre e dell’amata Mimi, nato prima che lui partisse per studiare negli StatiUniti. Jiulia va a vivere nella capanna di U Ba in mezzo alla foresta e qui incontra il suo destino: anche per lei un amore irresistibile.
L’ultimo romanzo della Trilogia birmana si intitola La memoria del cuore. Ci ritroviamo ancora nella capanna di U Ba con un bambino, BoBo, che possiede un dono insolito: può leggere negli occhi delle persone i loro sentimenti. Il piccolo è nipote di U Ba e ogni mese il padre, il monaco Thar Thar lo viene a trovare, ma della madre non ricorda quasi nulla.
Perché i genitori l’hanno lasciato allo zio? Ancora una volta, con la sua melodiosa parlata da cantastorie, U Ba narrerà per il nipote e per noi la storia di Jiulia, di Thar Thar e di Bo Bo, ci verrà svelata a poco a poco, come un magnifico tessuto prezioso, cento volte strappato e cento volte ricucito. I suoi rammendi ne costituiscono la speciale, sofferta, incomparabile bellezza.