Da Stefano Bollani a Paolo Fresu, da Vinicio Capossela a Enrico Intra fino a James Senese con i Napoli Centrale.Ma anche tanti giovani, nuove leve del jazz nostrano apprezzato in tutto il mondo. Ferruccio Spinetti e Petra Magoni (i Musica nuda) ci raccontano la loro esperienza
Si torna trepidamente a teatro a Milano, tornano la musica, i festival (a settembre con MITO), il jazz. Torna JAZZMI, senza timidezze, con la volontà di farci uscire di casa, di farci ritrovare nello spazio pubblico, di farci socializzare, in un momento di “distanziamenti” e restrizioni, a cui però si ha il coraggio di alternare un programma culturale che faccia respirare la città. Come avrebbe cantato Nina Simone, “I wish I knew how it would feel to be free”: lo abbiamo desiderato tutti in questi mesi di incertezza, abbiamo desiderato sentirci liberi, tornare a cantare (e anche a ballare… ancora impossibile ahinoi) ai concerti. Per il momento possiamo tornare ad ascoltare musica dal vivo, in spazi culturali, fatti soprattutto di persone, che partono dal centro di Milano e arrivano fino alle province dell’hinterland, per non lasciare nessun quartiere silenzioso. Quello di JAZZMI, dei festival, della musica, del teatro, è un mondo di lavoratori dello spettacolo che ha sofferto grandemente questo anno pandemico, ma che in totale sicurezza, da quando è ripartito a giugno scorso, è riuscito a organizzare eventi culturali responsabilmente.
La responsabilità di JAZZMI quest’anno si vede, oltre che nei numeri, nella dimensione essenzialmente italiana dell’edizione 2020: da Stefano Bollani a Paolo Fresu, da Vinicio Capossela a Enrico Intra e a Serena Brancale (con Willie Peyote), fino a James Senese con i Napoli Centrale. Ma, oltre i grandi nomi, in questo JAZZMI ci sono soprattutto i giovani, che popolano il festival di novità, ibridazioni e fascino. Ci sono lo Zanzibar Duo (venerdì 23 in Santeria Paladini), il Taan Trio (sabato 24 alla Corte dei Miracoli), la Lazy Sloths Jazz Band (domenica 25 alla Balera dell’Ortica), poi ancora la cantante francese Camille Bertault, il Collettivo Immaginario di Tommaso Cappellatto e il duo contrabbasso/voce Musica Nuda di Ferruccio Spinetti e Petra Magoni (con cui abbiamo fatto una chiacchierata).
«JAZZMI è un’occasione molto importante per fare musica nella nostra città: riprendere a suonare davanti a un pubblico non è stato facile per noi musicisti» dice Giacomo Bertazzoni, giovane sassofonista milanese in formazione con gli Eliconturbo Folk Delirio, i Mefisto Brass e la Lazy Sloths Jazz Band, «JAZZMI a Milano era necessaria, ci fa sempre conoscere musica nuova, certo sarebbe bello ci fosse un festival al mese per sentire jazz tutto l’anno!». Intanto, noi ci immergiamo in questi dieci giorni di musica dal vivo (dal 22 ottobre all’1 novembre) consapevoli della necessità di continuare, nonostante tutto, a fare cultura. Ed è proprio da questa necessità che riparte il mondo dello spettacolo, come ci hanno raccontato Ferruccio e Petra, in scena mercoledì 28 ottobre al Teatro della Triennale con il loro quasi maggiorenne progetto Musica Nuda (faranno 18 anni a gennaio).
Quando è tornata a suonare Musica Nuda? Con che spirito siete rientrati in teatro dopo questo difficile periodo?
(F) Noi per fortuna siamo tornati su un palco già il 19 giugno e siamo stati tra i primi in Italia a riprendere a fare musica dal vivo – dal 15 di giugno si poteva finalmente riprendere a suonare. Quest’estate perciò siamo riusciti a fare una decina di concerti, ovviamente con molta fatica, non solo da parte nostra ma soprattutto da parte degli organizzatori, che si sono dovuti inventare di tutto e di più! Vorremmo che passasse il messaggio che non bisogna assolutamente mollare, ma essere presenti, anche in situazioni così estreme e anche con un pubblico contingentato com’è stato quest’estate e come sarà anche in questi autunno e inverno… però l’arte, la musica non si devono fermare perché rappresentano un aspetto troppo importante dell’essere umano, della nostra società. Ben venga quindi JazzMi, come tutte le altre occasioni di fare cultura e musica dal vivo. Certo, il nostro “formato” è molto avvantaggiato in questa situazione, perché essendo in due siamo molto più agili in fatto di scheda tecnica e di richieste, però devono poter suonare anche le orchestre, le orchestre sinfoniche, con il giusto distanziamento, come dovrebbero continuare a essere aperte le scuole di musica… sarebbe una follia fermare tutto di nuovo. Noi cercheremo sempre di essere in campo!
Questa edizione di JAZZMI ha molta Italia e molti giovani: voi cosa notate oggi nella scena jazz italiana?
(F) Io ho la fortuna da tanti anni di insegnare a Siena Jazz, che è una delle scuole di jazz forse più belle che abbiamo in Italia. E quindi di giovani talenti ne vedo moltissimi. Una ragazza che mi ha colpito molto è la contrabbassista Rosa Brunello, di Mestre, che Petra e io abbiamo iniziato ad ascoltare dopo averla conosciuta quest’estate proprio durante un jazz festival in Sardegna. Poi c’è il pianista Alessandro Lanzoni, che non è assolutamente una novità, anche se è giovanissimo, ha ventisei anni… e per quanto riguarda il contrabbasso c’è anche Gabriele Evangelista che è molto giovane. Insomma la scena è molto ricca!
JAZZMI rappresenta una risorsa importante per la scena musicale milanese, ma è abbastanza o ci vorrebbe più attenzione alle novità jazz anche durante l’anno?
(F) Forse mancano spazi più “stabili”, questo è vero, ma io ti dirò una cosa ancora più grave: che secondo me ci sono tanti festival jazz italiani molto importanti che invece non danno il giusto spazio ai giovani. Mentre JAZZMI fa questo gesto culturale che è molto importante, spesso altri festival, che ne avrebbero la possibilità, si dimenticano di questo aspetto fondamentale dell’apertura ai giovani. Torno a dire che c’è una scena veramente molto interessante nel jazz italiano, quindi la lista di giovani talenti sarebbe infinita, anche se mi sembra sempre di dimenticare qualcuno… ci sono Francesco Fratini che è un bravissimo trombettista trentenne, il chitarrista Francesco Diodati e Andrea Mucciarelli, un giovanissimo talento della provincia di Siena che ha avuto già l’opportunità di suonare con Ornella Vanoni e nella big band di Bruno Tommaso. Insomma, di gente che suona ce n’è davvero tanta, bisogna dar loro il palco e lo spazio giusto per potersi esibire.
Voi di palchi ne avete visti molti, in tutto il mondo: che volto ha il pubblico all’estero? Ci sono differenze nella percezione del mondo della musica fuori dall’Italia?
(P) La cosa bella che abbiamo verificato in questi anni è che il pubblico del mondo reagisce allo stesso modo: si emoziona per le stesse cose, ride per le stesse cose, partecipa alla musica nello stesso modo, quindi la musica è davvero un linguaggio universale. Allo stesso tempo ci siamo accorti che in alcuni paesi, uno su tutti la Francia, fare il musicista è un lavoro vero e proprio, per cui quando dici che fai il musicista non ti senti chiedere “sì, ma di cosa vivi?”. Questa è la grossa differenza. D’altra parte, il pubblico di tutto il mondo, nonostante le differenze culturali, religiose, ecc., che per fortuna ci sono, riesce a reagire alla musica allo stesso modo. Questo è un aspetto che ci ha davvero stupito all’inizio, anche se adesso è diventato quasi la normalità…
In vista di una ripartenza, anche se a rallentatore, avete nuovi progetti in mente?
(P) Sì, abbiamo molte cose in programma sia come Musica Nuda che come singoli. Idee ce ne sono tante, come anche di richieste da parte di teatri, di enti… però bisogna vedere cosa succederà da qui in poi. Dispiace sicuramente vedere che il settore della musica dal vivo, come è stato quest’estate, è quello più “controllato” e in qualche modo anche più discriminato. Perché quando si viaggiava in aereo i posti erano tutti venduti, mentre noi eravamo costretti a suonare per sole cinquanta persone in piazze dove normalmente ce ne starebbero cinquecento. Purtroppo durante il lockdown si è parlato nuovamente del fatto che il nostro, di artisti, non viene visto come un lavoro (soprattutto per quanto riguarda il mondo che ruota intorno all’organizzazione degli eventi artistico-culturali)… eppure le tasse le paghiamo anche noi!
(F) A gennaio poi faremo 18 anni come Musica Nuda e abbiamo nel cassetto questo sogno di fare un disco dedicato al mondo dei bambini, quindi forse nei prossimi mesi riusciremo a chiudere questo album, che è composto da tutti i pezzi inediti che hanno scritto per noi dei grandi autori come Cristicchi, Pacifico, Luigi Salerno, Max Casacci, oltre ad alcune cose scritte anche da noi. Ci piacerebbe fare questo gioco per cui Musica Nuda diventa maggiorenne e nello stesso tempo esce con un disco dedicato ai bambini!
(P) Inoltre con Ferruccio e altri abbiamo un progetto in cantiere di cui non si può svelare troppo, ma che riguarda il tango… cose da fare ce ne sono insomma, speriamo di riuscire a farle!
Quello che ci serve oggi è il coraggio di festival come JAZZMI di continuare a portare avanti la cultura e la musica.