Humor e sincerità gli ingredienti del fascino che il cantautore di Denver sprigionerà al Fabrique il 22 novembre
Si dice che la commedia nasca dal dolore, perché per poter ridere del mondo bisogna provarne sulla propria pelle le ingiustizie. John Grant non sarà un comico, ma è il cantautore più divertente che conosca – e allo stesso tempo il più sensibile, il più tormentato, e il più sincero. Di dolore la vita gliene ha servito tanto: dall’omofobia subita durante l’infanzia nel centro America, alla fine della carriera della sua band, The Czars, alla lotta con la dipendenza dall’alcool, alla fine di una relazione importante – soggetti del suo capolavoro di debutto solista Queen of Denmark – fino alla più recente contrazione del virus HIV.
Per raccontarci tutto questo, John usa il suo humour pungente contro l’ipocrisia e la freddezza della società e, il più delle volte, contro se stesso. Così nascono canzoni di una sincerità disarmante, divertenti e commoventi allo stesso tempo.
Il suo terzo album Grey Tickles, Black Pressure racchiude già nel titolo l’autoironia che lo contraddistingue: “grey tickles” è la traduzione letterale del termine islandese per l’arrivo della mezza età, mentre “black pressure” equivale a “incubo” in turco.
La title-track centra subito l’incontro di queste due suggestioni come un’immagine da incorniciare: “Non pensavo che si rivolgessero proprio a me/ le pubblicità sulle emorroidi alla tv”, ci dice Grant prima di una riflessione sulla necessità di mettere il proprio dolore, pur grande che sia, in prospettiva rispetto al male che esiste nel mondo. Questo pezzo, trionfo di piano e archi, è quello meno toccato dalla pulsione elettropop che scorre attraverso il resto del disco.
Grey Tickles, Black Pressure può essere infatti considerato una continuazione stilistica del suo predecessore, Pale Green Ghosts, dove Grant cominciava a sperimentare con l’elettronica come accentuazione e distorsione delle sue emozioni.
Un esempio di questo è la scatenata You & Him, che vanta la presenza di Amanda Palmer dei Dresden Dolls a fare da backing vocalist, il cui beffardo elettro-rock alla Soulwax diventa la cornice perfetta per un esilarante sfogo, una specie di lezione su come insultare con classe qualcuno troppo pieno di sé.
Un’altra apparizione speciale è quella di Tracey Thorn, la cui voce si fonde elegantemente col baritono di Grant sul singolo Disappointing, un’ode all’amore al tempo della cultura pop: le “montagne russe e i frappé all’Earl Grey” e altri piaceri della vita si rivelano “deludenti rispetto a te”. Il beat, una modernizzazione dell’elettropop anni ’80, rende il pezzo irresistibile.
John mostra la sua maestria nel combinare sonorità orchestrali con folk e elettronica nei due pezzi di chiusura: No More Tangles e Geraldine riescono a creare una simbiosi totale tra la grandiosità dei violini e i sottili accenni di batteria elettronica e di tastiere distorte in sottofondo, e sono due dei pezzi più belli dell’album.
Insomma, l’arrivo della “mezza età” non è certo una crisi per John, che continua con la stessa integrità creativa e la stessa intelligenza ad esprimersi nel modo più sincero possibile, a regalarci musica che unisce sublime e quotidiano in modo unico.
Grey Tickles, Black Pressure di John Grant (Bella Union)
John Grant suonerà al Fabrique il 22 novembre
Immagine di copertina: John Grant, Parkteatret 12 juni 2013 di NRK P3