La sua canzone, Gli immortali, ora è il titolo di un film che racconta il suo tour estivo. Ma la musica qui è nelle parole, quelle del cantante e del suo pubblico
La fine di un concerto è sempre un momento magico. Si spengono le luci e la moltitudine di persone, riunite quasi a formare un popolo e una città, si disperde. Si allontana. Ma conserva e custodisce dentro di sé la musica, il suo senso di leggerezza e la sua eternità. Inizia proprio da questo momento il film di Jovanotti, Gli immortali, in onda su Sky Uno HD e Sky Arte HD il 4 dicembre. Il titolo è quello della canzone che ha chiuso il concerto del 26 giugno scorso a San Siro, a Milano.
Da qui il film, diretto da Michele Truglio, torna indietro, per raccontare, attraverso sei storie, cosa c’è oltre quell’evento di due ore, che richiama da luoghi e mondi diversi tanti “pellegrini”. Pronti a ritrovarsi e a riconoscersi in quell’immortalità fatta di schermi, luci e suoni. Dietro questa macchina spettacolare, ci sono mesi di preparazione, che coinvolgono Lorenzo e il suo team. Il film dedica molto spazio alla progettazione e alle prove e nello storytelling, le canzoni appaiono e scompaiono. Diventano un contrappunto.
Nel film Gli immortali la musica è nelle parole. Quelle di Jovanotti e dei suoi fan. Questo non è il solito film documentario su un concerto. È una celebrazione della musica: di chi la fa e di chi la vive e la alimenta con la propria storia. Del live del 26 giugno, infatti, non ci sono molte sequenze. Il focus di questo progetto è sulle esperienze personali, che Lorenzo e i suoi fan condividono.
In concerto, Jovanotti dice di cercare gli sguardi e i volti di chi lo ascolta. Vite da incrociare. E nel film racconta le storie di una famiglia di Taranto, di un disabile, di una studentessa, di un giovane cantautore, di un dj, di un campione di motocross. E sostiene: «Il mio pubblico non è una setta. Non frequenta le stesse spiagge, gli stessi supermercati. Ma poi tutti si ritrovano in una mia canzone».
E tutti sono destinati a diventare immortali. Come scriveva la poetessa Wislava Szymborska, vincitrice del premio Nobel nel 1996, “Non c’è vita che almeno per un attimo non sia stata immortale”. E Jovanotti lo canta in modo chiaro nella sua canzone, Gli immortali. Così: “E lo ridico ancora/ per impararlo a memoria/ in questi giorni impazziti/ di polvere di gloria/ e lo ripeto ancora/ fino a strapparmi le corde vocali/ ora che siamo qui/ noi siamo gli immortali”.
Con questo film Jovanotti fa un omaggio al suo pubblico e alla sua musica. A un certo punto racconta anche della moglie, Francesca. È lei che gli chiede di andare a buttare l’immondizia o di portare il gatto dal veterinario per il vaccino, anche dopo un concerto da star. E lui riconosce che è proprio questo richiamo alla quotidianità e alla realtà ad averlo tenuto con i piedi per terra.
Nelle storie dei suoi fan e nella sua, la musica prende vita. Il film Gli immortali non è il “filmino” del suo concerto. Ma le canzoni restituiscono l’energia pura del live. Lo spettacolo, che lui mette in scena sul palco con passione e ritmo, rimane intatto tra costumi colorati, frange svolazzanti e grafiche che giocano con fantascienza e fumetto.
Jovanotti è instancabile. È appena uscito un album live, Lorenzo 2015 CC. – Live 2184, che riassume la sua avventura estiva negli stadi. Da poco è partito un nuovo tour nei palazzetti, che è arrivato a Milano il 27, il 28 e il 30 novembre, al Forum di Assago, e ci tornerà l’8 e il 9 gennaio. E come se non bastasse, il Jova ha realizzato insieme a Swatch un coloratissimo orologio, lo Swatch Art Special. Poi si ferma, ma per ricominciare a scrivere canzoni.
Gli Immortali il 4 dicembre su Sky