“Kobane Calling” di Zerocalcare: fra graphic journalism, reportage e bildungsroman
Proprio in virtù del fatto che questo volume è composto principalmente da materiale in maggior parte già in circolazione da diverso tempo, lo stesso Zerocalcare, nome d’arte di Michele Rech, nelle diverse interviste che tutt’ora si susseguono su riviste, blog ed emittenti radiofoniche, non si è posto particolari problemi nel raccontare parti della trama. Ma per chi proprio se lo fosse perso, faccio ugualmente un breve riassunto.
Kobane Calling è la storia di un viaggio, anzi di due: è con l’intenzione di capire ciò che, sul finire del 2014, stava accadendo nei territori tra Siria e Turchia che l’autore, tramite un sistema di aiuti umanitari facenti capo al progetto “Rojava Calling”, parte per Mehser, un’area posta più o meno a «tre fermate di metro» da Kobane stessa e dai territori occupati dall’ISIS. Lì ha modo di apprendere dagli stessi occupanti come i curdi siano in realtà l’unico baluardo della resistenza contro Daesh, non solo combattendolo, ma anche sperimentando, sotto gli occhi di una Turchia che li reprime, una forma di autogoverno basato completamente sul rispetto delle disuguaglianze di genere, religiose, politiche e culturali, perseguendo un equilibrio sociale e civile che sembra quasi inesistente in qualsiasi altra parte del mondo.
Con la voglia sempre crescente di andare oltre le parole e la retorica, di verificare in prima persona le informazioni raccolte durante la staffetta umanitaria e «per onestà intellettuale», come tiene più volte a precisare, il fumettista intraprende poi il secondo viaggio, nell’Estate del 2015, questa volta attraversando i confini tra Turchia, Iraq e Siria, entrando in contatto con componenti dell’YPG, l’Unità di Protezione Popolare e la sua costola completamente al femminile, l’YPJ, capitanata dal Comandante Nassrin, militanti del PKK e, non ultimo, visitando la stessa Kobane liberata, ma completamente distrutta e impestata dagli odori «di carogna» dei corpi di chi è rimasto vittima dell’Is e continua a giacere nel punto in cui ha trovato la morte.
Fin da subito Zerocalcare tiene a mettere in chiaro una cosa: stiamo leggendo appunti e rielaborazioni della sua personalissima esperienza. Avremmo tra le mani, dunque, una sorta di diario, con pensieri e fatti visti e filtrati dai suoi occhi, dal suo cervello e, soprattutto, dal suo cuore. In quel momento, Kobane era il centro del mondo e tutti gli uomini e le donne che avevano a cuore libertà e umanità avrebbero dovuto essere lì.
L’intento di respingere i canoni del reportage a fumetti impostisi negli ultimi anni è continuamente perseguito, ma non sempre raggiunto e alcune tecniche narrative utilizzate ci fanno capire che siamo davvero di fronte a un’opera di graphic journalism, in cui l’obiettivo del resoconto – informare su determinati aspetti degli eventi in corso e i loro risvolti – è chiaro quasi quanto quello del pubblico a cui esso è destinato. Zerocalcare, infatti, riassume in pochissime tavole qualsiasi spiegazione geopolitica: voglia di non annoiare il lettore, certo, perché d’altronde il lettore di Internazionale, abituato a un certo tipo di notizie e fonti da cui attingere, non ha bisogno di conoscere, ancora una volta, che la stampa riporta di quella parte del mondo. Ne è già a conoscenza, probabilmente perché è stato Internazionale stesso a informarlo, con l’ottimo lavoro di selezione editoriale che caratterizza il settimanale.
L’autore non perde nulla di tutto ciò che l’ha reso famoso e amatissimo anche da chi non ha dimestichezza col fumetto, mantenendo un racconto sempre infarcito di citazioni, similitudini e personificazioni pescate da un certo tipo cultura fatto di cartoni animati e fumetti giapponesi anni ’80, film di culto, videogiochi e serie TV, con i guerriglieri dell’Is, ad esempio, ritratti come i punk di “Ken il Guerriero”. Tuttavia, le fattezze citazioniste dei cartoni animati sono qui spesso accantonate per far posto ai veri volti di chi rischia in ogni momento la propria vita; gli ambienti e i luoghi non sono abbozzati, ma riportati in modo quanto più fedele: il filtro non agisce su di essi e, in particolare, non agisce sulle persone incontrate durante i due viaggi. La voglia di raccontare ciò che è stato vissuto e i suoi protagonisti, senza fronzoli e talvolta con espedienti grafici che rimandano a un certo tipo di reportage quasi cinematografico o televisivo, è forte, a tal punto da spingere l’autore anche a chiedersi cosa effettivamente è possibile riportare nella narrazione e cosa invece è necessario tenere fuori.
I due blocchi narrativi sono tenuti insieme da una serie di pagine inedite lavorate appositamente in occasione dell’edizione di Bao Publishing. Queste aggiunte, in cui l’autore, oltre a esprimere giudizi e opinioni, tiene e tira più volte le fila del discorso costituendo così delle vere e proprie digressioni, contribuiscono a rendere non completamente omogenea la narrazione, spesso sbilanciandola verso l’esaltazione dei diversi stati d’animo con cui il fumettista romano ha affrontato i due viaggi. L’intenzione da graphic journalism viene così diluito, trasformando l’opera in qualcosa non immediatamente incasellabile, molto più vicina a un memoir e con snodi narrativi dal vago sapore di moderno bildungsroman, genere peraltro già sperimentato con il precedente Dimentica il mio nome.
Zerocalcare, infatti, riflette su se stesso come mai prima d’ora, su tutto ciò che è compreso nel suo personalissimo mondo; le proprie radici, la propria appartenenza a un preciso luogo in un determinato momento storico; non a caso più che l’Armadillo, personificazione della sua coscienza, a farla da padrone in questi blocchi narrativi è il Mammut di Rebibbia, simbolo del profondo attaccamento, geografico e psicofisico, all’omonimo quartiere, che dialoga con l’autore ripetendo imperterrito una domanda, caricando l’atmosfera e portandola al punto massimo del climax emotivo: lasceresti Rebibbia (non Roma, Rebibbia) per Kobane e il Rojava? Solo alla fine del secondo viaggio il quesito troverà una risposta adeguata, nel compimento perfetto e consapevole del pensiero dell’eroe.
La doppia anima di Kobane Calling è ottimamente rappresentata anche nella decisione di realizzare un’edizione variant in esclusiva per le librerie del Gruppo Feltrinelli, in cui si è svolto e si svolgerà anche parte del tour di presentazione. Iscrivendosi appieno nella tradizione di certa editoria del fumetto e ormai pratica quasi consolidata anche nel nostro paese, il volume è proposto da Bao Publishing con due diverse copertine, entrambe cartonate. Ed ecco che nella variant a sovrastare il protagonista, posto comunque al centro di entrambe, vi è proprio il Mammut di Rebibbia.
Bao Publishing si distingue, sin dalla propria nascita, per l’altissima qualità nella selezione dei titoli da pubblicare e per l’estrema cura editoriale: dagli elementi di paratesto, alla realizzazione della versione ebook, nessuna fase della realizzazione del libro è mai tralasciata. Non è mistero che Zerocalcare sia uno degli autori di punta della Bao e assolutamente indubbia è l’elevata attenzione riservata al titolo sin dalle primissime comunicazioni al riguardo, con aspettative di vendita che per alcuni potrebbero risultare decisamente sovrastimate: Kobane Calling è infatti stato stampato in una prima (e finora unica) tiratura di ben 100.000 copie, un dato annunciato pochi mesi fa sui canali social della casa editrice, di per sé molto significativo se teniamo conto che tirature così alte sono solitamente appannaggio di nomi noti e consolidati del mondo editoriale, di cui quasi nessuno appartenente all’ambito del fumetto (non prendiamo in considerazione in questa sede le tirature quasi triplicate di prodotti editoriali come Tex, Dylan Dog o Topolino). Il tutto trainato da una serie di iniziative mai tentate prima come l’apertura serale, il giorno prima dell’uscita, di ben quattro librerie Feltrinelli (Milano, Roma, Bologna e Napoli), con la possibilità di acquistare il fumetto in edizione variant e di ottenere una serigrafia istantanea su maglietta.
A quasi un mese dall’arrivo in libreria, Michele Foschini, amministratore della Bao Publishing, pubblica sul blog della casa editrice “I tipi di Bao”, alcuni primi dati: Kobane Calling è rimasto per un’intera settimana in testa alla classifica generale di vendita dei libri in Italia, classifica pubblicata nell’inserto “La Lettura” del Corriere della Sera, scalzato solo pochi giorni fa dall’uscita del nuovo titolo di Marco Malvaldi per l’editore Sellerio. Nella classifica dei libri più venduti a Milano riportata da La Repubblica, invece, Zerocalcare è ancora in testa. Molto significativo, ma meritevole di un discorso a parte, è anche il fatto che una classifica dedicata alla narrativa, che abitualmente ospita esclusivamente romanzi, veda in prima posizione un volume a fumetti, peraltro di non fiction.
Foschini, inoltre, aggiunge un po’ di numeri, che riporto volentieri:
– La sera prima dell’uscita, nelle aperture serali di quattro librerie Feltrinelli a Milano, Bologna, Roma e Napoli ne sono state vendute circa 1.400 copie.
– A due settimane dal lancio, circa 68.000 copie della tiratura sono state distribuite, il che significa che se avessimo mantenuto la tiratura del titolo precedente di Zerocalcare (L’elenco telefonico degli accolli, 2015), saremmo già in rottura di stock.
– Nella prima settimana, le fumetterie ne hanno ordinate 3.000 copie e le librerie generaliste (comprese le online) ne hanno vendute circa 16.000.
– Nella seconda settimana, l’ordine totale delle fumetterie è arrivato a 4.000 copie, mentre il canale generalista (tra brick and mortar e online) ne ha vendute altre 9.000.
Insomma, per chi è abituato a masticare qualche dato di vendita, il risultato è di certo soddisfacente, ancora di più se contestualizziamo questi numeri in un dettaglio mica da ridere e a cui ho più volte accennato: stiamo comunque parlando di un fumetto, una forma artistica ed editoriale che ha dovuto anch’essa combattere e resistere per uscire completamente dalla nicchia dei prodotti di scarsa dignità letteraria, raccogliendo sempre maggiore attenzione e autorevolezza. E in questa direzione, il contributo dei lavori di Zerocalcare è certamente tra i più importanti degli ultimi anni.