Marco D’Amore, protagonista della fortunatissima serie tv “Gomorra”, nata dal libro di Roberto Saviano e dal film di Matteo Garrone, la riporta al cinema come regista e protagonista. In una pellicola che è molto più di uno spin-off, quasi il tentativo di rispondere alla domanda che rimbalza sulla Rete da tempo, da milioni di fan in tutto il mondo: ma Ciro di Marzio è veramente morto?
«Questo film ha l’ambizione di portare in sala quelli che non si sono mai imbattuti nella serie Gomorra», ha dichiarato Marco D’Amore, regista e interprete di L’immortale, spinoff della saga tratta dal bestseller di Roberto Saviano. A dir la verità, pare difficile immaginare che ci sia qualcuno che non conosce Gomorra. Non fosse altro che per una questione di numeri. Il libro di Saviano, il cui titolo completo fa pensare più a un reportage che a un romanzo – Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra – viene pubblicato dalla Mondadori nel 2006 e prontamente inserito dal New York Times nella classifica dei cento libri più importanti del 2007.
Tradotto in 52 lingue, vende due milioni di copie in Italia, oltre 10 milioni nel mondo. Il film diretto da Matteo Garrone nel 2008 si rivela un ottimo successo e apre la strada a Gomorra – La serie, la cui marcia trionfale inizia nel 2014 su Sky Atlantic per trasferirsi ben presto sulla Rai e da lì partire alla conquista di spettatori ai quattro angoli del mondo. E se la prima stagione risulta venduta in cinquanta paesi, la quarta arriva a un risultato che ha dell’incredibile: è stata vista in 170 paesi. Insomma, stiamo parlando della serie di gran lunga di maggior successo nella storia della tv italiana.
Facile dunque immaginare che alla base della scelta di portare i personaggi di Gomorra anche sul grande schermo, in attesa di rivederli su quello piccolo, ci sia prima di tutto una precisa volontà di continuare a sfruttare quella che si è rivelata una vera e propria gallina dalle uova d’oro. Ma direi che non c’è solo questo. Perché L’immortale ha una caratteristica molto particolare, che lo fa in qualche modo rientrare nel novero di ciò che viene definito “fan fiction”: sembra cioè nato prima di tutto dal desiderio – ineludibile, per ogni fan che si rispetti – di non staccarsi dai personaggi che ha amato, di non abbandonarli al loro destino fuori scena.
Un desiderio che ha prima di tutto ossessionato Marco D’Amore, che ad ogni costo ha voluto questo film, e lo ha diretto e co-sceneggiato, oltre che interpretato. In effetti l’Immortale risponde a una domanda ben precisa, che tutti i fan di Gomorra si sono posti: ma Ciro di Marzio, detto l’immortale, è veramente morto? Come è possibile? Per tutta la quarta stagione, orfani di Ciro – uno dei personaggi più neri e interessanti degli ultimi anni – abbiamo seguito le vicende degli altri protagonisti. Ma la domanda: sarà davvero morto? ha continuato a rimbalzare in rete.
Ecco, questo film fornisce finalmente una risposta. Di cui però è meglio anticipare il meno possibile, perché l’effetto spoiler va evitato a ogni costo quando si parla di una serie come Gomorra. Che, stagione dopo stagione, così come in questo film, si conferma un prodotto eccellente, che sa nutrirsi di tutti gli stereotipi della scrittura di genere ma riesce poi sempre a trasformarli in qualcosa di più, in narrazione viva, popolare, certo, ma mai banale, capace di esplorare il fondo nero dell’animo umano.
Anche per questo, definire L’immortale uno spin-off della serie appare piuttosto riduttivo. Si tratta infatti di un’operazione più ambiziosa, volendo anche rischiosa, ma secondo me del tutto riuscita, il cui intento evidente è quello di costruire una sorta di anello di congiunzione tra la fine della terza stagione, che si chiude con la morte di Ciro, e la quinta stagione che apparirà probabilmente nel corso del 2020, e in cui, lo si può dare per certo, Ciro lo rivedremo.
Nel frattempo, nel film diretto da Marco D’Amore ci viene raccontata per la prima volta l’infanzia del personaggio, nella Napoli post-terremoto degli anni Ottanta. Una vera e propria educazione criminale tra furtarelli, sigarette di contrabbando e discoteche, il sogno subito spezzato di qualcosa che somigli a una famiglia e a una casa che possa farsi nido caldo e accogliente. E grazie anche al bravissimo Giuseppe Aiello, che interpreta Ciro bambino con un’intensità che lascia il segno, il personaggio emerge come una maschera tragica capace di farsi epica, un cattivo memorabile, di quelli davvero capaci di bucare lo schermo.
Il film, è chiaro, si rivolge prima di tutto a chi conosce e ama la serie tv. Ma potrebbe farsi apprezzare da tutti, perché resta un lavoro ben girato e interpretato, con il ritmo giusto e una grande cura nella fotografia, nelle scenografie, nel montaggio. Per chi invece non si fosse mai imbattuto prima in Gomorra, sicuramente il consiglio è di cominciare da qui.
L’immortale di e con Marco D’Amore e con Giuseppe Aiello, Salvatore D’Onofrio, Giovanni Vastarella, Marianna Robustelli.