‘La cameriera era nuova’ di Dominique Fabre costruisce un mondo che sembra una canzone di Édith Piaf
Dominique Fabre racconta la vita di Asnières, una banlieue di Parigi, attraverso lo sguardo e la voce di Pierre, vecchio cameriere di un bar vicino alla stazione.
La donna del titolo, La cameriera era nuova, è una delle tante comparse che sfilano davanti ai suoi occhi e dietro il bancone del bar.
La magia di questo libro risiede nel fatto che sembra di sentire, addirittura di visualizzare una delle canzoni di Édith Piaf. Penso soprattutto a Les Amants d’un Jour, tradotta in italiano come L’Albergo a Ore, cantata da Gino Paoli, Milva e Ornella Vanoni.
Qui la storia è quella di un vecchio cameriere che si trova davanti una deliziosa coppia di amanti, come San Pietro gli dà le chiavi della stanza, «la meno schifosa, la numero tre», dell’albergo a ore. Quando sale per far le pulizie, resta lì «come un cretino» trovandoli morti suicidi.
Nel libro di Fabre non c’è niente di così drammatico, ma il clima di malinconia, di tristezza è quello, con qualcosa di elegiaco.
Incredibilmente brava la traduttrice Yasmina Melaouah che riesce a rendere il ritmo, il registro, la musicalità di un francese colloquiale e insieme poetico.
I clienti occasionali o abitudinari, il padrone e la padrona del bar, i camerieri sono gente qualsiasi, come i flash delle loro storie, ma è il modo sommesso e empatico che li rende unici.
E poi il tempo, quello delle giornate grigie e umide dell’inverno, le nuvole che oscurano d’improvviso il sole in una torrida giornata d’agosto; il tempo scandito dai flussi di impiegati che escono dalla metropolitana, dalla pausa-pranzo degli uffici, del rifugiarsi nel bar quando piove; il tempo è specchio e personaggio del romanzo.
E Pierre si muove in sintonia: da dietro il bancone, da dietro le vetrate del bar osserva il mondo che viene da lui.
Quando si lascia andare troppo al flusso dei ricordi – la mamma che gli diceva di non prendere freddo, i fallimenti amorosi – si dice: ‘Pierrot, amico mio’ , come dandosi una pacca sulla spalla per consolarsi e insieme per ricominciare a guardare fuori, a dare una mano per quel che può con un sorriso, con un buon aperitivo, col bancone bello lucido.
Sono Le vite degli altri, come nel magnifico film di Von Donnersmarck, a salvarlo.
La cameriera era nuova di Dominique Fabre (Calabuig, pp. 71, €12)
Immagine di DinosaursAreNotDead