Il professor Irons e la studentessa-stuntman Kurylenko vivono un intenso rapporto clandestino. Finché lui sparisce. Come “La corrispondenza”, film non riuscito
Un regista non deve mai incappare nella presunzione di poter raccontare storie troppo lontane dalla propria esperienza personale. Perché una simile scelta si ripercuote non soltanto sull’effettiva riuscita dell’opera, ma anche sul complesso rapporto di fiducia con lo spettatore. Non dev’essersene molto preoccupato Giuseppe Tornatore, regista pluripremiato in passato per ottimi film come Nuovo Cinema Paradiso (Oscar 1990) e La sconosciuta, ma inciampato col suo nuovo film ora in uscita, La corrispondenza proprio in questo brutto errore.
La trama è più che semplice: l’avvenente studentessa fuori corso, nonché stunt-man, Amy (interpretata dall’eterea ex-bond girl Olga Kurylenko) vive un rapporto clandestino con l’anziano astrofisico Ed (l’ancora affascinante Jeremy Irons). I due però, che s’incontrano clandestinamente in anonime camere d’albergo, per la stragrande maggioranza del tempo vivono sofferenti il loro rapporto a distanza su Skype. Un giorno l’uomo scompare misteriosamente, dando segnali di vita alla nuova compagna solo attraverso lettere e video pre-registrati. E da qui inizia una sorta di lungo sentimental mystery.
La corrispondenza è semplicemente un film indifendibile, “sorretto” da una sceneggiatura approssimativa e melensa e da una messa in scena da soap opera anni ’90. Tornatore compie un passo falso lungo 116 interminabili minuti, farcito di frasi a effetto, nomignoli ridicoli e situazioni casuali al limite dell’assurdo. Tanto che, nonostante il nome del regista, risulta difficilmente comprensibile persino la scelta di prendere parte al progetto da parte di due interpreti dal nome internazionale come Irons e Kurylenko.
E il difetto peggiore del film risiede nel maldestro tentativo di catturare un tema forte, la contemporanea deriva dei rapporti umani causata dalla tecnologia, vero e proprio potenziatore di una comunicazione sempre più fredda e distante. Ma, per far passare il messaggio, è troppo banale mostrare la protagonista continuamente alle prese col proprio iPhone o intenta a mandare l’ennesima mail, abbagliata dallo schermo del vecchio, malfunzionante pc portatile. Da dimenticare alla svelta.