Mikhaël Hers valorizza al meglio un gran duetto di star francesi (Charlotte Gainsbourg e Emmanuelle Béart) in “Passeggeri della notte”, racconto di una rinascita femminile. Abbandonata dal marito poco dopo un’operazione di tumore al seno, la protagonista deve all’improvviso trovare lavoro e soldi, trasformando la sua vita fino a quel momento solo di moglie e madre. Ma quella creatura che pareva fragile e indifesa, scoprirà dentro di sé le risorse necessarie, grazie alla radio e a una nuova amica
Passeggeri della notte, quarto film di Mikhaël Hers – sceneggiatore, regista e produttore francese – si apre con una scena di sfrenato entusiasmo collettivo. Siamo nel maggio 1981 e Mitterand ha appena vinto le elezioni, diventando il nuovo presidente della repubblica francese. Per le strade di Parigi la folla esulta e festeggia, con grida, abbracci e caroselli d’auto. Elisabeth (Charlotte Gainsbourg) e i suoi due figli (l’adolescente Matthias e l’appena più grande Judith) non hanno però nulla da festeggiare: sono stati appena abbandonati da un marito (e padre) che ha scelto di andare a vivere con un’altra donna, da un’altra parte, disinteressandosi del loro destino e delle loro difficoltà, emotive ed economiche.
Elisabeth ha da poco subito un intervento chirurgico per un tumore al seno, è una donna ferita, disperata, sola, costretta a trovarsi un lavoro, a inventarsi un posto nel mondo che non sia solo quello di moglie e madre. Insomma, conquistare al più presto, a qualunque costo, l’autonomia economica che non aveva mai posseduto e che per tanto tempo non aveva neanche ritenuto di dover perseguire. La sua fragilità, il suo stordimento sono talmente evidenti da permeare ogni inquadratura, le sue lacrime sembrano bucare lo schermo, inondare anche noi spettatori. Eppure a Elisabeth, ce ne rendiamo conto nel giro di una manciata di sequenze, si potrebbe benissimo applicare lo slogan della campagna elettorale di Mitterand: “la forza tranquilla”. Una forza che si nutre di vulnerabilità ma non si lascia condizionare dalla paura, e si rivela così capace di trovare – lentamente, con enorme fatica, con qualche inevitabile tentennamento – la strada che conduce a una possibile rinascita.
A partire dalla preziosa opportunità di un lavoro alla radio, come collaboratrice di “I passeggeri della notte”, il programma notturno condotto dalla magnetica Vanda Dorval (Emmanuelle Béart). E così proprio quelle voci, quelle parole che le hanno tenuto compagnia per tante notti insonni, diventano per la protagonista la chiave per ripartire alla conquista della propria dignità e forse di una nuova felicità. Non accade molto più di questo, ma basta e avanza per tenerci avvinti a questa storia quotidiana, banale, eppure assolutamente esemplare. Una storia raccontata con grande sensibilità e senza mai calcare la mano sulle corde del melodramma, cercando di distillare emozioni senza mai esplicitare giudizi.
Il senso profondo di questo film malinconico e vibrante non è infatti mai quello di spingerci a prendere una posizione (e nemmeno il suo contrario). Naturalmente siamo schierati dalla parte di Elisabeth, ma nel lento scorrere del tempo, nel passare delle stagioni (si arriva fino alla fine degli anni Ottanta), nei tanti piccoli movimenti che costellano la storia, ci rendiamo conto che anche il piccolo Matthias ha saputo uscire dal guscio dell’infanzia e sbocciare, conquistandosi un ruolo da protagonista. Non perché tutti i nostri progetti e desideri debbano necessariamente realizzarsi, ma perché ci si può scoprire un giorno più forti di quel che si credeva, e pieni di invincibili risorse.
Passeggeri della notte, di Mikhaël Hers, con Charlotte Gainsbourg, Emmanuelle Béart, Noée Abita, Ophélia Kolb, Thibault Vinçon