Premiato agi European Award e applaudito alla Berlinale, “Ninjababy” di Yngvild Sve Flikke, ispirato a una graphic novel che vediamo, è un racconto sentimentale in bilico tra fantasia e realtà. E anche il ritratto di una ragazza bella, un po’ sola, che ha il coraggio di affrontare situazioni difficili ma non nasconde l’insicurezza della sua età di fronte al futuro. Quando resta incinta per un rapporto casuale, il suo mondo entra in crisi, ma sa uscirne in modo originale e vitale. Ottima Kristine Kujath Thorp
Non è quello che succede, sequenza per sequenza, la cosa più importante in Ninjababy della 48enne regista norvegese Yngvild Sve Flikke, basato sulla graphic novel Fallteknikk di Inga H Sætre (anche sceneggiatrice con Johan Fasting) e interpretato con grande verve e comunicativa da Kristine Kujath Thorp, che è la 22enne protagonista Rakel. Lei vive a Olso con l’amica Ingrid, disegna benissimo ma ha lasciato la scuola di grafica, sogna d fare l’astronauta e la sera si diverte tra alcol, droga e avventure occasionali. E’ magrolina, così tanto da non accorgersi per un bel po’ che in una delle sue notti passionali è rimasta incinta, di un bellone perditempo e serial lover. E il disastro è che quando la cosa viene certificata da una dottoressa è passato il sesto mese di gravidanza, e nessuno può legalmente autorizzare l’aborto che all’inizio le appare l’unica scelta possibile.
Rakel entra in crisi, ma siccome l’immaginazione e il coraggio non le mancano di certo, dopo aver meditato di affidare la creatura alla sorellastra se ne fa una ragione, accetta la nuova presenza che non ha voluto ma cresce dentro di lei (“fottuto Ninjababy”), lo disegna anche nelle sue belle graphic novel (che vediamo abbondantemente nel film, a contrappunto dell’azione) e si mette perfino a dialogare, tra il serio e faceto, con la nuova creatura. Aiutata dall’amica, dalla sorellastra e dal mite e gentile istruttore di aikido Mos (Nader Khademi), che da principio ha sospettato essere il papà e che comincia a piacerle, affronterà questa inattesa e temuta situazione con quel misto di vitalità e paura che ci ha già rivelato in molti aspetti della sua esistenza.
Premiato agli European film Award e passato alla Berlinale e in altri festival, Ninjababy è più di una commedia sentimentale giovanile per un pubblico di ragazzi, o di un racconto generazionale dalle movenze da serie tv, di cui peraltro la primattrice è protagonista affermata. Ha un bel ritmo, sa sorprendere, e la cosa più importante che trasmette è la voglia di vivere di una ragazza un po’ sola al mondo ma capace di affrontare con un misto di intelligenza e incoscienza anche difficoltà serie, choc emotivi, problemi all’apparenza quasi insormontabili. Il cuore del film, anche grazie alla Thorp, è la personalità di Rakel, a cui l’attrice offre la sua bellezza originale, il suo essere un po’ fuori controllo e un po’ succube degli eventi, ma alla fine decisa a padroneggiare il suo destino. Anzi, non solo il suo.
E i disegni che animano lo schermo lo riflettono, a cominciare dal nascituro immaginato al tratto a carboncino, un buffo feto con una benda sugli occhi quasi in stile Banda Bassotti. Anche se molto nel film è alluso, immaginato, tratteggiato, nelle vicende familiari come nella psicologia dei personaggi, la storia ha i tratti dell’oggi, in primo piano il conflitto tra il nuovo protagonismo femminile e una società ancora maschilista. E sfrutta gli schemi e le tonalità del raccontare contemporaneo, alternando con misura e senza compiacimenti sarcasmo, romanticismo, grottesco, riferimenti sessuali e turpiloquio.
Le fughe di Rakel nel mondo della fantasia, quello che più ama, tra i suoi disegni e le conversazioni col pargolo, fanno di lei una ragazza la cui forza creativa il mondo non ha ancora scoperto (la sua camera è piena di disegni che nessuno deve vedere). E il percorso di crescita che il film, in maniera furbamente discontinua, alla fine racconta, ha una sua originalità, tanto che il finale, un po’ inaspettato ma certo non imprevedibile, la vede abdicare al ruolo ancillare di madre. Del resto, il cosiddetto istinto materno non l’ha mai sentito né cercato dentro di sè. Un esito intelligente e a suo modo coraggioso, anche se non lontano da alcuni dettami di moda. E che bene si accorda con un pensiero della regista che sta alla base del film e dei suoi temi. “Possiamo davvero dire che qualcosa è intrinsecamente “femminile” o “maschile”? Non credo”.
Ninjababy di Yngvild Sve Flikke, con Kristine Kujath Thorp, Arthur Berning, Nader Khademi, Tora Christine Dietrichson