La metamorfosi di Emile in bilico tra umano e animale, terrore e libertà

In Cinema

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In “The Animal Kingdom”, opera seconda di Thomas Cailey, il protagonista subisce una misteriosa mutazione che lo trasforma in un’entità ibrida, a metà tra diverse creature. Ma in questo ambizioso, disturbante, suggestivo racconto di formazione che combina thriller, fantasy e horror, più che i temi filosofici come la paura del diverso e l’accettazione dell’altro, funziona la presenza simultanea di senso del mostruoso e spinta alla scoperta di sé. Ottima la prova del giovane Paul Kircher

“Accetta la tua vera natura”, recita la frase di lancio di The Animal Kingdom, opera seconda di Thomas Cailley, a quasi un decennio di distanza dal sorprendente The Fighter – Addestramento di vita. Ma qual è la vera natura dei protagonisti di questo film, François ed Émile, padre e figlio, alle prese con una metamorfosi incomprensibile ma soprattutto ingovernabile? La moglie di François è già stata colpita da questo morbo, che i medici non sanno come affrontare e che si sta diffondendo a gran velocità, dando vita a esseri ibridi, creature inquietanti in bilico tra umano e animale. È in atto una sorta di epocale (e forse apocalittica) trasformazione, e ben presto anche in Émile cominciano ad apparire i primi segni di un’irreversibile mutazione.

Viene in mente lo sguardo inquieto di un David Cronenberg d’annata davanti al mistero insondabile di ogni metamorfosi, ma anche in qualche modo l’utopia di convivenza tra creature diverse contenuta negli Avatar di James Cameron. In realtà, Cailley sembra però voler percorrere un sentiero tutto suo, ambiguo e al tempo stesso liberatorio, approfittando ampiamente dei cliché di genere ma tenendosi il più possibile alla larga da ogni banale dichiarazione di principio. I discorsi politici sulla paura del diverso e di ogni forma di integrazione, e al tempo stesso sulla necessità di trovare modi di coesistenza pacifica, rimangono sullo sfondo, lasciando in primo piano una storia individuale di trasformazione e terrore, ma anche scoperta e libertà.

Il risultato è un film ambizioso e disturbante, lucidamente provocatorio, suggestivo e denso. All’incrocio tra generi diversi, un racconto di formazione in bilico tra thriller, fantascienza e horror, che riesce a tenersi dall’inizio alla fine miracolosamente in equilibrio, coinvolgendo e convincendo, nonostante qualche lungaggine e brevi momenti di stanchezza. Merito soprattutto del giovane Paul Kircher, che indossa i panni di Émile come una seconda pelle, con la capacità di rendere credibile ogni sfumatura di un personaggio difficile, inquietante e al tempo stesso commovente. Romain Duris e Adèle Exarchopoulos, rispettivamente nei panni del padre François e della poliziotta Julia, gli fanno da spalla in modo adeguato, ma lui riesce ad essere davvero sorprendente nel suo alternare tenerezza e rabbia, la paura e la voglia di crescere e diventare uomo, o forse animale, chissà. In fondo a una selva oscura, enigmatica e spaventosa, ma forse paradossalmente capace di illuminare la nostra vera natura .

The Animal Kingdom di Thomas Cailley, con Romain Duris, Paul Kircher, Adèle Exarchopoulos, Tom Mercier, Billie Blain

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