Parlano inglese i due figli di Dolan, in guerra con le amate madri castratrici

In Cinema

“La mia vita con John F. Donovan”, ottava regia (a soli 30 anni) di Xavier Dolan, riprende atmosfere e temi classici del talentoso cineasta canadese. Che qui si misura con un grande cast (Sarandon, Bates e Portman accanto ai protagonisti Kit Harington, Jacob Tremblay e Ben Schnetzer), per raccontare la relazione tra una star pop e un adolescente in cerca d’identità sessuale, che poi diventerà attore

Il trentenne ragazzo prodigio del cinema Xavier Dolan si lancia nel suo film d’esordio in lingua inglese, La mia vita con John F. Donovan (2018); la lingua potrebbe essere cambiata, ma le ossessioni ricorrenti e le questioni semi-autobiografiche sono ancora una volta la linfa del dramma, questa volta alzando la posta in gioco per raccontare parallelamente di due giovani sensibili bloccati in una guerra psichica con madri prepotenti. Tensioni intorno alla sessualità e all’omofobia sono presenti nel mix, anche se l’estetica del film è decisamente meno bizzarra rispetto al canone del regista. Dolan mostra solitamente una forte ispirazione e un talento per i drammi emotivi. Tuttavia, entrambi questi elementi qui sono insolitamente silenziati.

Il regista costruisce la narrazione attraverso una serie di flashback incorniciati sotto forma di un’intervista che la giovane star del cinema Rupert Turner (Ben Schnetzer) dà a una cinica giornalista (Thandie Newton). Più di un decennio prima, come aspirante attore bambino che viveva a Londra con la madre single (Natalie Portman), lo scolaro Rupert (Jacob Tremblay) aveva inviato regolarmente lettere alla sua star televisiva preferita, John F. Donovan (Kit Harington). E con suo grande stupore, Donovan aveva risposto, dando il via a una lunga corrispondenza clandestina.

Come il suo fan pre-adolescente, Donovan è un disadattato solitario segnato per sempre da una relazione contraddittoria con la una madre prepotente (Susan Sarandon). La sua reale sessualità è nascosta e usa un’amica di lunga data come copertura ufficiale, fino a quando viene allo scoperto la sua relazione con un collega attore, il che porta Donovan a un crollo emotivo e a una defaillance della sua carriera. Nel frattempo, a Londra il giovane Rupert diventa vittima di un bullismo che ha un sottofondo di omofobia. Quando i compagni di classe, crudeli, gli rubano le lettere di Donovan, il loro segreto condiviso esplode e diventa una notizia internazionale.

Dolan ha faticato duramente, e per due anni, per tenere insieme questi intrighi, tra salti temporali intrecciati, presi e modificati partendo da una montagna di materiale. E nel processo l’intero personaggio interpretato da Jessica Chastain è stato rimosso. Ma per quanto a lungo abbia
armeggiato, anzi forse un po’ proprio per questo, La mia vita con John F. Donovan sprigiona tante idee semi-formate che si sono un po’ perse nella sua prolungata modifica. il regista/sceneggiatore canadese sembra essere così innamorato di questi personaggi autobiografici che fatica a renderli accessibili ai suoi spettatori. Così anche veterane del grande schermo, come Susan Sarandon e Kathy Bates, non riescono a far diventare viva questa prosa; e il breve cameo di Michael Gambon come saggio Yoda che dispensa lezioni di vita risulta banale e maldestro.

Per fortuna il direttore della fotografia André Turpin porta un’elevata sensibilità visiva alla storia, con colori sbiaditi e primi piani drammatici che costringono lo spettatore all’intimità con ogni personaggio, ma mancano alla fine di una giustificata autenticità. Comunque l’ossessione di Dolan di creare sequenze espressive impostate su una musica pop abbagliante regala almeno, a questo film inquieto, bei momenti che distraggono dalle sue imperfezioni. L’uso di Bittersweet Symphony dei Verve nello slo-mo finale incorona le sue aspirazioni pop, mostrando come il regista sa mantenere un’estetica coerente. La sua straordinaria capacità di passare da un tipo di film a un altro gli ha permesso di sviluppare un corpus, comunque coerente, di lavori, con molti tipi di storie, e di raccogliere una solida base di fan: che saranno felici di lasciar scivolare La mia vita con John F. Donovan, apprezzando lo sforzo, per attendere fino a quando troverà una strada migliore. Il suo successivo, ottavo titolo come regista (in dieci anni), Matthias et Maxime, fresco di partecipazione al Festival di Cannes, potrà dire qualcosa di più.

La mia vita con John F. Donovan di Xavier Dolan, con Kit Harington, Natalie Portman, Jacob Tremblay, Susan Sarandon, Kathy Bates, Ben Schnetzer, Emily Hampshire, Jared Keeso, Thandie Newton, Bella Thorne, Sarah Gadon, Michael Gambon

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