Che cosa passa questa settimana al convento delle sette note? Ad Assago Forum il grande vecchio Roger Waters e due talentuose esponenti del folk-rock, Cat Power e Lana Del Rey. Il trombettista Flavio Boltro con il BBB trio sarà al Blue Note, i Baustelle col nuovo album all’Alcatraz, e per gli appassionati della classica Teodor Currentzis alla Scala. Disco d’oro: l’ inedito di Giorgio Gaber “Le donne di ora” curato da Ivano Fossati
Cat Power e Lana Del Rey, la strana coppia
La veterana che si nasconde e gioca a scomparire, la più giovane regina dell’Hollywood sadcore.
Canzoni intimiste e malinconiche per tutte e due, più abrasive quelle di Cat, più patinate e quasi lounge quelle di Lana. Folk-rock di approccio scabro e minimalista per Cat Power, nome d’arte della georgiana Chan Marshall, classe 1972, straordinario talento del cantautorato femminile emerso negli anni ’90 che nel 2012 vira a suoni più elettronici senza rinunciare a essere tagliente con il bene accolto Sun, l’ultima cosa che abbiamo ascoltato di lei (l’estate scorsa è arrivato l’annuncio di un nuovo album di studio che ancora non si è materializzato). Più filmiche e retrò quelle di Landa Del Rey, nome d’arte di Elizabeth Woolridge Grant, newyorchese di ascendenza scozzese, classe 1972, una laurea in metafisica conseguita alla gesuita Fordham University, dal 2012 in vetta alle classifiche di mezzo mondo, quindici milioni di dischi venduti, buon successo anche per il recente Lust for life che tentava inutili aggiornamenti hip-hop e risultava più convincente con guest come Stevie Nicks (Fleetwood Mac) e Sean Ono Lennon figlio di John e Yoko, nel solco di un pop non nuovissimo ma di qualità. Ora le due si esibiscono assieme, con la veterana Cat Power a fare da opnening act, mercoledì 11 aprile al Live Forum di Assago, ore 21. Staremo ad ascoltare.
Flavio Boltro al Blue Note in trio
Una sua musica, un suo assolo, è notissimo, anche se l’autore è conosciuto e stimato soprattutto tra le elette schiere degli appassionati di jazz. Lui è Flavio Boltro, trombettista torinese fra i nostri maggiori, classe 1961, e la musica arcinota è la sigla di Casa Vianello – c’è anche un suo assolo -, in onda sulle reti Finivest dal 1986 al 2007. Suadente o funky, con gruppi suoi o negli organici altrui, Boltro può vantare un gran bella carriera. Negli anni ’80 ha fatto parte del sensazionale gruppo all stars Lingomania (con lui c’erano Roberto Gatto, Furio Di Castri, Maurizio Giammarco), nel corso degli anni ha suonato con mostri sacri come Billy Cobham, Cedar Walton e Michel Petrucciani. Sabato 14 aprile al Blue Note, ore 21, con il BBB Trio (Maurizio Battisti al contrabbasso e Mattia Barbieri alla batteria).
L’amore e la violenza vol. 2 live
A poco più di un anno di distanza dallo splendido e “oscenamente pop” L’amore e la violenza, i Baustelle tornano con una coda pop senza avverbi. Il volume 2, “dodici pezzi facili” come li chiamano loro, è d’amore punto e basta, quanto il primo era d’amore in tempo di guerra. Oddìo, non è che le cose siano proprio così: musiche solari e testi cupi o semplicemente disincantati, meno citazionisti del solito (c’è però il Borges di Asterione) ma di amori precari, finiti, di giochi delle parti. Perché “l’amore è negativo” e la pace prima o poi deve finire, perché “il cielo è un ematoma/ mio padre è punk/ ritorna Lassie a Casa Pound” e l’amore si consuma fra cattivi maestri (“Chiama Hitler chiama Donald Trump/ fammi stare accanto a te”). L’impianto sonoro dei Baustelle è intatto, nel loro steampunk retrofuturista (brani cinematici da vecchi poliziotteschi come Violenza, tanta elettronica vintage e tanti campionamenti di batteria prelevati dagli anni ’60 e ’70), nella declamazione sapiente di Francesco Bianconi e nel suggestivo canto straniato di Rachele Bastreghi. Ma le canzoni sono state scritte in tour, alla chitarra, e si sente: memorabili il più delle volte come le loro prove più alte, ma più lineari e dirette (non è una critica, sia chiaro) per quanto falsamente facili. Per me l’ultimo episodio dei Baustelle è forse la cosa più bella di questo primo scorcio di 2018, per una conferma dal vivo dello stato di grazie dei tre toscani non resta che andarli a sentire domenica 15 aprile all’Alcatraz, ore 21.30.
Teodor Currentzis alla Scala
Nell’aspetto ha più della rockstar che del compassato direttore d’orchestra classico: con i capelli lisci e lunghi, il piglio dark e gli orecchini, il greco-russo Teodor Currentzis sembra una controfigura del rocker ex maledetto Nick Cave. E invece è uno dei talenti assoluti del nuovo millennio, questo45enne ateniese svezzato a musica con la dieta consueta dei geni precoci (a quattro anni le prime lezioni di piano, a sette quelle di violino, a dodici in conservatorio, a quindici impegnato a studiare composizione), poi emigrato e perfezionato in Russia. Alla testa dapprima dell’orchestra di Novosibirsk in Siberia, dal 2011 di stanza a Perm negli Urali assieme alla sua comunità di monaci guerrieri MusicAeterna, Currentzis ha conquistato il pubblico di mezzo mondo con rese al calor bianco di Mozart, Shostakovic e Cjaikovskij (il suo Beethoven su disco è fra le registrazioni più attese degli ultimi anni). E ripropone Mozart (l’overture delle Nozze di Figaro e il Concerto per pianoforte e orchestra K 453) e Beethoven (il Concerto per pianoforte n. 3 op. 26 e la Settima sinfonia), alla testa di MusicAeterna, con Alexander Melnikov al pianoforte, al Teatro alla Scala, lunedì 16 aprile, ore 20.
Roger Waters contro le guerre
Sbarca al Live Forum di Assago, martedì 17 aprile, ore 21, il grande vecchio Roger Waters. Leader dei Pink Floyd dal 1965 al 1985, autore di gran parte delle musiche e dei testi del gruppo (Animals, Wish you were here, The wall), poi solista in lite con i vecchi compagni, da tempo ha fatto pace con loro. Dopo il live del 2015 che riproponeva, anche su pellicola, The wall, lo scorso anno è arrivato Is this the life we really want?, durissimo atto di accusa contro le guerre dei nostri tempi e contro “un imbecille presidente” (ogni riferimento a Trump non è casuale). Se sul palco riassumerà anche solo una parte del suo imponente canzoniere, sarà un gran bel concerto.
Le donne di ora secondo Giorgio Gaber
A quindici anni dalla scomparsa spunta un inedito di Giorgio Gaber, Le donne di ora. Fu scartato in extremis dal suo ultimo album, il postumo Io non mi sento italiano. Non funzionava l’ arrangiamento, Ivano Fossati ha risuonato chitarra e tastiere, per creare “un suono ruvido, alla Van Morrison, che credo gli sarebbe piaciuto”. Ironico e controcorrente, solidale ma in qualche modo a disagio di fronte all’intraprendenza delle nuove donne, il brano dà il titolo alla raccolta Gaber 2018- Le donne di ora, quindici canzoni restaurate e rimasterizzate con amore da Fossati, per offrire “un bigino di Gaber” al pubblico di oggi. L’intento è quello di saldare il primo Gaber (il rocker di Ciao ti dirò, il cantautore intimista della meravigliosa Le strade di notte, la spumeggiante La ballata del Cerutti e la malinconica Porta Romana) a quello più noto e osannato del teatro-canzone, perché “non esistono due Gaber”.