Che cosa passa questa settimana al convento delle sette note? Il desert rock a Palazzo Litta, Fazil Say, pianista turco al Conservatorio, i Festival estivi: Milan Latin ad Assago e All you need is Pop 2018 di Radio Popolare all’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, Fidelio con Myung-Whun Chung alla Scala, a San Siro i Marilyn Manson e al Mediolanum Forum i canadesi Nickelback. Disco d’oro per “The prodigal Son” di Ry Cooder
Giant Sand, i pionieri del desert rock
Vengono da Tucson in Arizona e il nome, Giant Sand, è ispirato dai vermi giganti del film Dune (i “giant sandworms”). In pista dall’inizio degli anni ’80, 22 album di studio nel carniere, vengono considerati i pionieri del “desert rock”, un misto di chitarrismo scabro, neopsichedelia e alt-country che si è ammorbidito nel tempo ma agli esordi incorporava anche spuntoni punk e new wave. Un solo membro fisso dal primo disco inciso in maniera avventurosa e senza un soldo nel 1983, Valley of rain: il cantante, chitarrista, autore e “padre padrone” Howe Gelb. Ma nel corso degli anni sono transitati per la band di Tucson nomi illustri della scena indipendente (Chris Cacavas dei Green On Red, Steve Wynn dei Dream Syndicate, John Convertino e Joey Burns poi usciti per creare i Calexico). Lontani dal successo mainstream ma stimati da uno zoccolo duro di fedelissimi e amati dalla critica, da qualche anno i Giant Sand coltivano la nostalgia degli esordi: Beyond Valley of rain si intitolava un loro album del 2015, e Return to Valley of rain è il progetto che li vede, con una line-up parzialmente rinnovata, suonare il repertorio di ieri con la maturità (e l’opulenza tecnologica, loro che quasi non conoscevano gli amplificatori) di oggi. Li si ascolta in concerto mercoledì 13 giugno, ore 22, al Palazzo Litta Cultura.
Fazil Say al Conservatorio
Il pianista turco Fazil Say, grande interprete fra gli altri di Mozart, Chopin e Beethoven nonché compositore apprezzato (io ho particolarmente caro l’Oratorio dedicato a Nazim Hikmet, che qualche mese fa ha inciso dal vivo) suona con la Stuttgarter Philharmoniker diretta da Dan Ettinger mercoledì 13 giugno, ore 21, al Conservatorio. In programma il suo concerto per pianoforte e orchestra Water, che potete ascoltare qui sotto, l’Overture dal Franco cacciatore di Carl Maria von Weber e la Sinfonia n.7 di Beethoven.
Milano Latin Festival da qui ad agosto
Quarta edizione per il Milano Latin Festival, lunghissima e variopinta kermesse che sino al 18 agosto fa convergere musica e cibo, folklore e incontri, orgoglio e festa a oltranza. Ad Assago, nei pressi del Milano Forum, l’attrezzatissimo villaggio attende il suo pubblico. Questa settimana due concerti: l’afro-peruan di Guajaja, al secolo José de la Cruz, con un salsa-reggae peruviano senza grandi raffinatezze e con molta energia (sabato 16 giugno, ore 18.30). Domenica 17 giugno, dopo la partita Brasile-Svizzera (si replica il 27, dopo Brasile-Serbia), concerto adrenalinico dei Groove da Fè da Bahia del percussionista Everaldo da Fè. I brasiliani entrano gratis.
Radio Popolare in festa al Paolo Pini
Da venerdì 15 a domenica 17 giugno, nell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di via Ippocrate, All you need is Pop 2018, tre giorni tre di trasmissione radiofonica ininterrotta con la più amata delle emittenti milanesi. Concerti, incontri, dibattiti, gastronomia a filiera corta: in tutto settanta iniziative e un obiettivo: 5000 nuovi abbonati alla radio. Sul palco, fra gli altri, i Cagnacci, Plaza Francia, Extraliscio, Colle der Fomento con Kaos One & Dj Craim, Brunori Sas, Pupi di Surfaro, Punkreas, Coro dei Civici Corsi di Jazz, Woody Gypsy Band, Sandro Joyeux, Ricky Gianco, Georginess, Omar Pedrini e Marina Catucci. Il programma completo lo trovate sul sito di Radio Popolare.
Fidelio ritorna alla Scala con Myung-Whun Chung
«Di tutte le mie creature, il Fidelio è quella la cui nascita mi è costata i più aspri dolori, quella che mi ha procurato i più aspri dispiaceri. Per questo è anche la più cara». Così Beethoven, la cui unica opera, un singspiel in tre atti poi portati a due, rappresentata per la prima volta nel 1805 in una Vienna occupata dalle truppe napoleoniche, dovette attendere la terza versione del 1814 per incontrare i favori del pubblico. Alla Scala, da lunedì 18 giugno e fino al 7 luglio, va in scena l’allestimento curato dalla regista shakespeariana Deborah Warner (gli splendidi costumi sono di Chloé Obolensky) per l’inaugurazione della stagione 2014-15, l’ultima che vide sul podio Daniel Barenboim. Cambia ovviamente il direttore (stavolta è il sudcoreano Myung-Whun Chung, che già ha conquistato il pubblico scaligero con le sue riletture beethoveniane) e cambiano gli interpreti (Ricarda Merbeth e Simone Schneider si alterneranno nel ruolo di Leonore, l’australiano Stuart Skelton è Florestan, Luca Pisaroni già applaudito Leporello è il malvagio Don Pizarro). Apologia beethoveniana della libertà contro la tirannide, inno all’amore coniugale che trionfa in un carcere, Fidelio è dedicato dalla Scala, nell’80° anniversario delle leggi razziali, alla memoria di Erich Kleiber, direttore d’orchestra tedesco che rifiutò di servire il nazismo ed emigrò in Argentina, e di Vittore Veneziani, rimosso dalla direzione del coro scaligero nel 1938 perché ebreo.
Concerti da stadio, Marilyn Manson e Nickelback
Si avvicina l’estate e ritornano i concerti da stadio. Martedì 19 giugno due formazioni che hanno avuto tempi migliori ma conservano ancora sufficiente presa sul pubblico più grossier. A San Siro, alle 19.45, ci sono i Marilyn Manson del provocatorio e sopra le righe Brian Hugh Warner, lontano dal clamoroso successo di scandalo di dieci quindici anni fa. Al Mediolanum Forum, ore 21, si esibiscono invece i canadesi Nickelback, tra i gruppi più popolari del nuovo millennio. Nessuna delle due band mi fa impazzire, meglio forse l’abrasività esibizionistica di Marilyn Manson rispetto alla caciara effettistica dei Nickelback, ma a chi piacciono…
Luigi Nono e il cinema al Museo del ‘900
Una segreta affinità più che un’evidente collaborazione, quella fra Luigi Nono (1924-1990) e il cinema. Il compositore veneziano non fu autore di colonne sonore, concesse al massimo la sua musica per alcuni documentari. Ma dal cinema si fece ispirare in più occasioni, ricavando una composizione assai suggestiva da un film amato, Sacrificio di Andrej Tarkovskij. Del rapporto fra Nono e il cinema parla martedì 19 giugno Roberto Calabretto al Museo del ‘900, ore 17.
Bentornato Ry Cooder
Sei anni di silenzio e un ritorno smagliante. Con The prodigal son uno dei miei eroi musicali di sempre, Ry Cooder, è tornato ai fasti dei suoi capolavori degli anni ’70. Undici brani di cui tre suoi (io ho scelto la bellissima Jesus and Woody, con Gesù Cristo che incontra Woody Guthrie: “Lei è un sognatore, mister Guthrie, lo ero anch’io”) e poi classici di Pilgrim Travelers, Stanley Brothers e Blind Willie Johnson (c’è una rarefatta Nobody’s fault but mine che dà la birrra alla cover dei Led Zeppelin) rilavorati e fatti suoi. Un inno laico alla resistenza, nell’era cupa del trumpismo.