La musica che gira intorno/edizione natalizia

In Musica

Siete in cerca di una colonna sonora per il vostro Natale? Eccovi accontentati. Una trentina di proposte tra le migliori in circolazione in questo fine 2016. E auguri di buone feste!

Ancora una settimana a tema. Stavolta le “Christmas songs” che stanno negli album usciti nel 2016. Negli Stati Uniti sono legione e fanno parte della reinvenzione tutta americana del Natale. Questo passa il convento. Con l’aggiunta di qualche classico delle passate stagioni.

Jesper Bodilsen – Mo vene Natale/ Et barn er foedt i Bethlehem
Contrabbassista danese di casa in Italia (suona in trio con Stefano Bollani e ha collaborato con Enrico Rava), Jesper Bodilsen firma con Santa Claus is coming to town (***1/2) il disco natalizio jazz dell’anno. Classici americani, canti tradizionali danesi e, a sorpresa, napoletani: Quanno nascette Ninno e Mo vene Natale di Renato Carosone, cantati da Joe Barbieri.

Sarah McLachlan – Angels we have heard on high/ Let it snow
Album in tinte pastello, Wonderland (***), per la delicata cantautrice canadese Sarah McLachlan. Undici brani pescati dal songbook americano o dalla tradizione, tra i quali una suggestiva e poco frequentata (la incise Bruce Cockburn) Huron carol.

Neil Diamond – God rest ye merry gentlemen/ Hark! The herald angels sing
Troppo Neil Diamond in veste di Babbo Natale. Cantautore glorioso e stimato, assai popolare anche da noi tra i ’60 e i ’70 (Se perdo anche te di Gianni Morandi, La libertà dei Camaleonti, Sono bugiarda e La casa degli angeli di Caterina Caselli erano versioni italiane di canzoni sue), dal 1992 si è messo a sfornare Christmas album. Il primo (****) era ottimo, l’ultimo di quest’anno (An acoustic Christmas, **1/2) è mediocre, in mezzo ce ne stanno altri quattro. Non mi resta che saltarli tutti e tornare al ’92 per estrarne due canti tradizionali inglesi. God rest ye merry gentlemen, pubblicato nel 1823 e citato anche nel Canto di Natale di Dickens, risale con ogni probabilità al XV-XVI secolo. Mentre Hark! The herald angels sing ha una melodia profana (è il Festgesang an die Kunstler, composta nel 1840 da Mendelssohn per celebrare l’inventore della stampa Gutenberg) alla quale è stata appiccicata una poesia sacra scritta nel 1739 dal pastore metodista Charles Westley.

LeAnn Rimes – We need a little Christmas
Disco festivo anche per la texana LeAnn Rimes, ex fanciulla prodigio che debuttò a 12 anni nel 1996. Today is Christmas (***), a dispetto della sua voce, è un medio prodotto pop dal quale estraggo We need a little Christmas, scritta nel 1966 da Jerry Herman per il musical di Broadway Mame dove la interpretò Angela Lansbury, la signora in giallo.

Davina and the Vagabonds – Santa bring my baby back (to me)
Bill Kirchen & Austin De Lone – Santa wants some lovin’
The Pines – Song for a winter night
Larry Campbell & Teresa Williams – Blue Christmas
Charlie Parr – Slim tall’s Christmas on the Lam
L’album natalizio più bello dell’anno, il più fresco e divertente, il più ben suonato, quello da saccheggiare (e infatti lo saccheggio) è Christmas on the Lam and other songs from the season (****1/2) e arriva da una piccola etichetta del gelido Minnesota, la Red House. Splendido il contributo dei musicisti locali: Davina and The Vagabonds offrono una versione scoppiettante, tra rockabilly e jump blues, di un classico di Elvis, mentre Charlie Parr fa risuonare Delta e Piedmont nella sua Slim tall’s Christmas on the Lam e The Pines vibrano di quieto e lunare folk in una cover del canadese Gordon Lightfoot. Non da meno i veterani: Bill Kirchen, già nei Commander Cody, rende omaggio al blues di Albert King, e Larry Campbell (multistrumentista a lungo con Bob Dylan) con la moglie Teresa Williams rilegge alla perfezione Blue Christmas. Della partita anche il folksinger John Gorka e Jorma Kaukonen già Jefferson Airplane e Hot Tuna.




The Lumineers – Blue Christmas
Sarà un Natale triste senza di te. Sospiri e lacrime, la lanciò nel 1948 il divo country Ernest Tubb, ne fece un successo clamoroso nel 1957 Elvis Presley. Da allora l’hanno incisa in molti, dai Platters ai Beach Boys, da Ringo Starr a Conor Oberst. Le ultime versioni sono quella “americana” di Larry Campbell (vedi sopra) e questa scarna e stilizzata (***1/2) del gruppo pop-folk The Lumineers di Denver, Colorado.

She & Him – All I want for Christmas is you/ Mele kalikimaka/ Run run Rudolph
Attivi dal 2008, She & Him sono un duo eccentrico. Lei è l’attrice Zooey Deschanel, lui uno degli esponenti più in vista della scena indipendente americana, M. Ward, uno abituato ai progetti di gruppo e alle collaborazioni (fa parte fra l’altro del supergruppo Monsters of Folk). E il loro Christmas party (****), ironico e svagato, è tra le poche cose cool del sottogenere natalizio. Arguta la rivisitazione con tanto di fiati di All I want for Christmas, hit del 1994 di Mariah Carey, come pure di Mele kalikimaka, il Natale hawaiiano che nel 1950 venne imposto da Bing Crosby con le Andrews Sisters. Run run Rudolph, qui in versione scarnificata, è invece un rock-blues natalizio del 1958 cantato in origine da Chuck Berry.


Jimmy Buffett – Rudolph the red nosed reindeer/ White Christmas/ Jingle bells
Che cosa può fare uno che è nato il 25 dicembre se non incidere canzoni di Natale? E così Jimmy Buffett, classe 1946, nato nel Mississippi ma da decenni di stanza in Florida e nell’isola caraibica di St. Bart, ha inciso Christmas island (****) nel 1996 e ora ripete l’impresa con ‘Tis the season (***1/2). Un Natale caraibico il suo, come dimostrano i tre classici rivisitati che propongo. Come la sua particolarissima miscela musicale definita a suo tempo “Gulf & Western”, che fonde rock, country e steel drums. Personaggio singolare, con la sua filosofia di “vita sulla spiaggia”, Buffett in America è uno dei musicisti con maggiore seguito di pubblico ai concerti, quando non cura le catene di ristoranti che hanno il nome di due delle sue canzoni più celebri (Margaritaville Cafè e Cheeseburgers in Paradise) e quando non è in giro in barca.


Andrew Greer – In the bleak midwinter
Nato nel 1982 e di stanza a Nashville, Tennessee, Andrew Greer è uno di quei “Christians singers” che personalmente mi danno l’allergia. Tuttavia il suo Angel band: the Christmas sessions (***) del 2013 è tuttora tra gli album natalizi più venduti. Ne prelevo In the bleak midwinter, un classico inglese, testo scritto nel 1872 dalla poetessa Christina Rossetti e musicato nel 1904 da Gustav Theodore Holst.

Kenny Rogers – Children, go where I send thee
E figurarsi se poteva mancare all’appuntamento il texano Kenny Rogers, classe 1938, monumento del country. Il suo Once again it’s Christmas (**1/2) è abbastanza bolso, tuttavia lo spiritual Children, go where I send thee, già inciso da decine di interpreti, si salva.

Laura Story – O come, o come Emmanuel
Altra cristiana rinata, è una biondina di Spartanburg, South Carolina. God with us (**1/2) è insipidino nelle novelty songs, non male nei brani tradizionali. Salvo O come, o come Emmanuel, un classico che si perde nella notte dei tempi: testo latino forse dell’VIII secolo, melodia francese del XV secolo, prima stampa nel 1710 a Colonia, testo inglese di epoca vittoriana.

Pentatonix – O come all ye faithfull/ Coventry carol/ Hallelujah
E poi dicono male dei talent. Gli americani Pentatonix, gruppo vocale a cappella premiato con due Grammy, viene fuori nel 2011 proprio dal talent “The Sing-off”. Il loro A Pentatonix Christmas (***1/2) è piacevolissimo, e tra tutti i Christmas album dell’annata è forse quello che si presta meglio a fare da sottofondo. Oltre ai classici che ho scelto (Leonard Cohen che entra nel patrimonio natalizio, nientemeno) c’è anche un’ottima White Christmas con i Manhattan Transfer. Un altro album a cappella, ma sensibilmente inferiore (**1/2) è I’ll have another Christmas album degli Straight No Chaser. Discreto invece, nello stesso genere, Full of (even more) cheer (***) degli Home Free.


The Rascal Flatts – Joy to the world
L’ennesimo gruppo country rock di Nashville, attivo dal 2010. Non male, ma è pieno il mondo di piacevolezze medie così. Salvo Joy to the world, classico inno inglese scritto nel 1719 da Isaac Watts con una melodia prelevata dal Messia di Handel.

Kacey Musgraves – Have yourself a merry little Christmas/ I want a hippopotamus for Christmas
Tra i gadget meno prevedibili c’è anche questo A very Kacey Christmas (***1/2), soprattutto se si pensa che è un made in Nashville. Lei è una cantautrice texana non ancora trentenne che da qualche anno sbanca le classifiche country. Tra i dodici brani, composizioni sue (bella Christmas makes me cry), un’ospitata illustre (Willie Nelson) e rivisitazioni swinganti e/o ruspanti di brani non così scontati del songbook natalizio americano. Have yourself a merry little Christmas (1943) venne incisa per la prima volta da Judy Garland, I want a hippopotamus for Christmas fu il sorprendente successo del 1953 di una ragazzina di dieci anni, Gayla Pevney.

John Farnham e Olivia-Newton John – The Christmas song/ Winter wonderland/ Baby, it’s cold outside
Australiani e coetanei, vicini ai settanta, John Farnham e Olivia Newton-John firmano con Friends for Christmas (***1/2) un disco di vecchia scuola pieno di grazia ed empatia. Sarà la nostalgia per la ragazza che era accanto a John Travolta in Grease e che conserva una voce intatta, sarà per il repertorio di sicura presa, ma l’album fila via liscio. The Christmas song (1944) è di Mel Torme e venne portata al successo nel 1948 da Nat King Cole. Winter wonderland (1934) si impose invece nel 1946 grazie a Perry Como e alle Andrews Sisters. Baby, it’s cold outside (1944) era infine un duetto di Frank Loesser e Lynn Garland, marito e moglie.


Chris Young – The first Noel/ I’ll be home for Christmas
Che uno nasca a Murfreesboro, se ne vada in giro con un cappellaccio nero da cowboy e abbia quasi due milioni di follower su Spotify resterà per me sempre un mistero. Insomma, per dire che Chris Young è un divetto country e che un Christmas album non si nega a nessuno. It must be Christmas (***) comunque non è malaccio. The first Noel arriva dalla Cornovaglia e risale al XVI-XVII secolo. I’ll be home for Christmas del 1943 fu un successo clamoroso per Bing Crosby: diceva “tornerò a casa per Natale” e gli ascoltatori si immaginavano i soldati in guerra.

Leslie Odom. Jr – My favorite things
Tempo di feste (e dischi) anche per l’attore tv Leslie Odom jr., visto in CSI e in Law & Order, che in Simply Christmas (***) sfodera doti da crooner e va sul velluto. Repertorio senza sorprese, a parte My favorite things, valzerino di Rodgers e Hammerstein II per il film Tutti insieme appassionatamente, noto soprattutto per la trasfigurazione jazz che ne fece John Coltrane.

Jennifer Nettles – The little drummer boy
Ha fatto parte del duo Sugarland, ha duettato con Bon Jovi, ora Jennifer Nettles con To celebrate Christmas (**1/2) si esibisce con un pop-rock da hard discount. Ho scelto la movimentata Little drummer boy, hit datato 1941 ripreso anche da Sinatra, pur consapevole che il piccolo tamburino farebbe fatica a reggere il ritmo del batterista invadente della Nettles.

Ella Fitzgerald & Louis Armstrong – Frosty the snowman/ What are you doing New Year’s eve?
Riuniscono in antologia i dischi natalizi dei mostri sacri Armstrong e Fitzgerald. Non c’è bisogno di dilungarsi, Ella & Louis Christmas (****) è un’ottima boa a cui aggrapparsi tra molto piattume.

Blue Rodeo – River
Ogni tanto, spunta sottotraccia una grande canzone da “bad Christmas”, River di Joni Mitchell. Quest’anno la propone, senza infamia né lode, l’attrice televisiva Megan Hilty in A merry little Christmas (**1/2). Meglio allora la versione della band folk-rock canadese Blue Rodeo in A merrie Christmas to you (***) del 2014.

Loretta Lynn – Oh, come all ye faithfull
Loretta Lynn, regina del country classico, ha 84 anni e una splendida voce. Ma, ahimè, fa country classico e countrifica tutte le canzoni a cui si accosta. E così questo White Christmas blue (***), pur con il rispetto dovuto a una madre della patria, mi dà l’orticaria. Ci sarà un motivo, sentire per credere, se Adeste fideles non è stato scritto per uno show televisivo di Nashville.

Tom Odell – Silent night
Inglese, 26 anni, cantautore, Tom Odell ha conquistato il primo posto in classifica con l’album di esordio e le sue musiche sono state usate alle sfilate di Burberry. Avevo una casella vuota, non starò a fare tanto lo schizzinoso e gli affido la classica Silent night, dal mini-album (***) Spending all my Christmas with you.

Mormon Tabernacle Choir – Deck the halls/ We three kings of Orient are
Se proprio dobbiamo scegliere un coro, almeno facciamo le cose in grande: per esempio il Mormon Tabernacle Choir, ben 360 membri, che è in pista dal 1847 e di recente ha vinto i suoi bravi Grammy. A me The ultimate Christmas collection (***) non fa impazzire, ma il repertorio è ampio ed ecumenico, in grado di conciliare il sacro con il profano. L’allegra canzone inglese Deck the halls (1881) e il suggestivo inno americano (1857) We three kings of Orient are.

Jackie Evancho – It came upon a midnight clear/ O holy night
Lo chiamano classical crossover, ed è la pattuglietta dei bocellidi che fanno pop fingendo di fare un recital di arie d’opera o di lieder. Tra loro, messa in luce da “America’s got talent”, c’è la sedicenne Jacqueline “Jackie” Evancho da Pittsburgh che in questo Someday at Christmas (**1/2) convoca ad assisterla in due brani nientemeno che Placido Domingo (e, in Little drummer boy, anche Il Volo). In repertorio anche il Pie Jesu di Andrew Lloyd Webber e Hallelujah di Cohen, che stanno cristianizzando post mortem. Con tutte le attenuanti che ha la giovane età, la voce di Jackie Evancho ha l’espressività di un uovo sodo. Dello stesso genere, polli da batteria dei talent, ‘Tis the season (**1/2) di Jordan Smith di “The Voice”.

Lauren Daigle – What child is this
Un’altra cantante cristiana, sono più numerose delle cimici. Questa, Lauren Daigle, viene da Lafayette, Louisiana. Voce flebile ma interessante, in Behold (***) la aiutano atmosfere jazzy di chi almeno si ricorda di avere respirato zydeco, cajun e blues. What child is this, testo ottocentesco, riprende la musica del tradizionale Greensleves, che un tempo era attribuito a Enrico VIII. Peggio di Lauren Daigle fa la veterana Amy Grant, 40 album soprattutto natalizi e religiosi, e sei Grammy (uno per il miglior “christian album”), con l’insulso Teennessee Christmas (**). E poi si chiedono da dove ha attinto Donald Trump.

Andra Day – Someday at Christmas/ God rest ye merry gentlemen
Dopo tante insopportabili cantanti bianche e devote, la californiana Andra Day, felice scoperta di Stevie Wonder (che duetta con lei in Someday at Christmas) e talento emergente del r&b, è una boccata d’aria fresca. Ascoltatela nel mini-lp Merry Christmas from Andra Day (****). Così si canta, ossignore, ci vuole tanto a capirlo?

Kylie Minogue – Wonderful Christmastime/ 2000 miles
Il Natale che ricorda Kylie Minogue? Era a Melbourne, in Australia, sotto il sole estivo: «Si faceva un barbecue in piscina, scartando i regali». Ecco, Kylie Christmas (***1/2) è un simpatico barbecue musicale con ventidue brani che sfrigolano. Non che si sia sprecata, Kylie: questa “Snow Queen edition” amplia l’album del 2015 aggiungendo sei canzoni inedite. Ho scelto Wonderful Christmastime di Paul McCartney, in duetto con Mika, e 2000 miles dei Pretenders.

Laura Pausini – It’s beginning to look a lot like Christmas/ Adeste fideles
Tra i migliori album natalizi dell’anno c’è Laura Xmas (****) che esce con un’edizione diversa (Laura Navidad) per il pubblico ispanico. Voce splendida, Laura Pausini è accompagnata dall’orchestra swingante di Patrick Williams, uno che ha lavorato con Sinatra e Bocelli, Bublè e Streisand. Ho scelto It’s beginning to look a lot like Christmas (“Comincia già a sembrare un po’ Natale/ con i negozi pieni di giocattoli/ ma la cosa più bella da vedere/ è l’agrifoglio sulla tua porta”), hit del 1951 per Perry Como e Bing Crosby. E il classico Adeste fideles, che sir John Francis Wade trascrisse nel 1743-44 da un tema popolare irlandese.

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