La musica che gira intorno/ 38

In Musica

Pop, rock, blues, soul, psichedelia, world music, classica barocca: i nuovi album, le ristampe, gli eventi musicali significativi

GLI APPUNTAMENTI
Settembre a Milano è MiTo. Un grande festival da sempre, una festa per chi ama la classica. L’appuntamento imperdibile, per me, è quello di lunedì 18 al Teatro Dal Verme per ascoltare quella meraviglia che è l’ensemble Il Giardino Armonico (leggete più avanti la recensione al loro Haydn discografico) alle prese con il repertorio del barocco italiano. Ma le occasioni per concerti splendidi e stuzzicanti sono davvero tante. Per esempio:
– mercoledì 13 la Tallinn Chamber Orchestra alla chiesa di sant’Alessandro in Zebedia, ore 21, musiche di Arvo Part e Tonu Korvits.
– giovedì 14 l’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai diretta da Semyon Bichkov al Conservatorio Verdi, ore 21, musiche di Rachmaninov e Stravinskij.
– sabato 16, ancora al Conservatorio, ore 21, Dorothée Oberlinger al flauto dolce e Vittorio Ghislieri alla viola da gamba, arie gighe e reel irlandesi e scozzesi.
– domenica 17, alla Basilica di San Marco, ore 12, Messa a quattro di Monteverdi con il Ghislieri Choir & Consort.
– martedì 19, all’Auditorium della Fondazione Cariplo, l’Orchestra Sinfonica Verdi diretta da Andrés Salado, musiche di Ravel, De Falla e Fairouz.

POP & ROCK
Ennio Rega – Sgacio/ Il quaderno di Angiolina/ Tutto non è qualsiasi cosa/ Il condominio delle insegnanti/ Ripensa inventa
Seguo Ennio Rega dal 2004, quando mi sorprese con il suo secondo album, Concerie. Sarà un fatto di affinità, sarà un fatto anagrafico: io e Rega siamo coetanei, lui che all’anagrafe fa Ennio Venturiello è nato nel 1953 a Roccadaspide – bellissimo poetico toponimo – in provincia di Salerno, ha fatto l’architetto e dal 1994 è cantautore di incisiva presenza, premiato dal Club Tenco e dal Lunezia, autore e interprete di quattro album intensi e centrati. Cinque con questo Terra sporca (****) a cavallo fra umori mediterranei, progressive e britrock. Scrittura affilata, interpretazione teatrale quella di Rega: ti sembra quasi di vederlo mentre lo ascolti. Temi importanti affrontati con vena libertaria e convinzioni nette ma senza nessuna concessione agli slogan: l’ambiente (Sgacio), la perdita del lavoro (Il quaderno di Angiolina), l’ignavia di chi non prende mai posizione (la dura e paradossale Tutto non è qualsiasi cosa), il ritratto intenerito della vecchia professoressa sessantottina (Il condominio delle insegnanti), lo sguardo solidale ai migranti (Ripensa inventa). Un felice ritorno, una bella conferma.



 

Robert Cray -The same love that made me laugh/ I don’t care/ Honey bad/ Don’t steal my love
Robert Cray di Columbus, Georgia, cantante e chitarrista blues con le giuste concessioni a sonorità non puriste, à la Clapton tanto per intenderci, festeggia i quarant’anni di carriera. Dopo diciannove album – sedici di studio, due live e un’antologia – con Robert Cray & Hi Rhythm (****) rende omaggio al Memphis sound del tempo che fu, andando a incidere negli stessi studi di registrazione che ospitavano Bill Withers, OV Wright e i 5 Royales, dei quali offre cover smaglianti. La Robert Cray Band per l’occasione recluta alcuni musicisti superstiti di quel suono leggendario (Rev. Charles Hodges al piano e organo, Leroy “Flick” Hodges al basso, Archie “Hubbie” Turner alle tastiere). Ospite di lusso in due canzoni – Aspen Colorado e Don’t steal my love – lo swamp rocker Tony Joe White, noto ai più come autore per altri: Steamy windows portata al successo da Tina Turner era roba sua . Cray brilla in studio e fa faville anche dal vivo. The Redux Club, Dallas, Tx, Juanuary 21, 1987 (****, lo potete ascoltare su Spotify), uscito poco tempo prima di questo album, è superbo.


 

Gov’t Mule – Stone cold rage/ Drawn that way/ Thorns of life/ Dark was the night, cold was the ground
Dal vivo hanno sempre fatto sfracelli. E non ci si poteva aspettare niente di diverso da una delle più celebri jam band americane, nata come progetto parallelo di un’altra formazione al calor bianco, la Allman Brothers Band. Dopo le celebrazioni per il loro ventennale, Warren Haynes, Matt Abts, Danny Louis e Jorgen Carlsson si sono chiusi in studio ad Austin – con Gordie Johnson e Don Was alla console – per il duro, energico, potente Revolution come… Revolution go (****). Stone cold rage è un apripista che spiana la strada come un bulldozer. Per il resto, venature soul (tastiere che emergono, dialoghi fitti fra chitarra e batteria), psichedelia, blues spettrale e notturno.

 

Paul Weller – Nova/ Long long road/ She moves with the fayre/ Hopper/ One tear
Quarantesimo anniversario anche per Paul Weller: nel 1977 usciva In the City, leggendario esordio con The Jam. Rocker di clamorosa popolarità in Gran Bretagna, dove è considerato un’istituzione nazionale, Weller festeggia da par suo con A kind revolution (****), tredicesimo album solista della carriera. Rock di gran classe, classico quanto basta: con quarant’anni di musica alle spalle uno se lo può anche permettere, tanto per ribadire che certe cose le ha inventate lui, per esempio il britpop ben prima di Oasis e Blur (e Nova mette le carte in tavola). Long long road è l’abito della festa, la canzone elegante, mentre Hopper sfoggia orchestrazioni agrodolci. C’è altro? Sì, il rhythm & blues (New York), il boogie (Woo Sé Mama), la sperimentazione (One tear, con Boy George a sorpresa) e il jazz funk (She moves with the fayre con il grande Robert Wyatt alla voce e alla tromba). Molto piacevole.


 

Don Antonio – Amorcantando/ Baballo/ Sunset, Adriatico/ Adelita
Don Antonio è Antonio Gramentieri, chitarrista compositore e leader dei Sacri Cuori, una band attiva dal 2000 che propone un’affascinante musica eclettica, soprattutto strumentale, a cavallo fra blues, psichedelia e colonne sonore vintage. Gramentieri ha fatto parte di recente della live band di Alejandro Escovedo, mentre i Sacri Cuori hanno suonato e inciso con musicisti del calibro di Hugo Race, Dan Stuart, Terry Lee Hale, David Hidalgo, Jim Keltner, Richard Buckner, Marc Ribot. Anche in Don Antonio (***1/2) Gramentieri prova a unire mondi assai distanti: Messico e Romagna, West americano e Africa, Caraibi e Sudamerica, twist e cinematica. Fra gli ospiti Cesare Basile e Hugo Race.



Giancarlo Onorato – Le belle cose/ Niente di te/ In grazia/ Il passaggio
Il nostro Gainsbourg è lui, Giancarlo Onorato di Monza, classe 1960. Leader di gruppi rock (Underground Life 1977-1995), pittore e scrittore (Filosofia dell’aria, il più dolce delitto), produttore (Lilium, La Mantide), pregevole interprete di Luigi Tenco (Come fiori nel mare), collaboratore di Cristiano Godano e dei Marlene Kuntz. Un Gainsbourg più astratto e per fedelissimi, ma non meno provocatorio e, quando serve, torbido nel suo fare il verso al soft porn degli anni ’70. Quasar (****) esce a sette anni di distanza da Sangue bianco e naviga di sponda fra languori (Il barocco del tuo ventre), fantasie morbose (La norma dell’attesa), galoppi sfrenati (In grazia) e confessioni stremate (Niente di te, Il passaggio).



IL RECUPERO
Prince – Let’s go crazy/ Computer blue/ Darling Nikki/ When doves cry/ Purple rain/ The dance electric/ Elctric intercourse
Che cosa dire che non sia già stato detto? Purple rain del 1984 è un capolavoro, punto e basta. Era la colonna sonora di un film diretto dal nostro. Film non memorabile, a essere onesti, ma l’album si portò a casa nove dischi di platino. Ancora oggi, in questa versione deluxe espansa e rimasterizzata da lui nel 2015 (*****), Purple rain lascia sbalorditi all’ascolto. Sceglierei e segnalerei praticamente tutto, dovendo limitarmi scelgo ovviamente la meravigliosa title track, il compendio della sua musica che è Let’s go crazy, il confronto con il padre di Computer blue, l’erotismo stilizzato di Darling Nikki, il mugolio angelico di When doves cry, Il secondo cd dell’expanded edition ha rarità e inediti finora apparsi soltanto su bootleg. La canzone migliore del mazzo è The dance electric, inedito assoluto, pre-house notturna e minacciosa, ma provate anche ad ascoltare la jazzy Electric intercourse e, se vi avanza tempo, il funk di Wonderful ass, a ricordare che un tempo Prince non era Testimone di Geova. Il terzo cd ospita single edit e b-sides. Dulcis in fundo un dvd con il live al Carrier Dome del 1985.






Paul Simon – The obvious child/ Diamonds in the soles of her shoes/ Under African skies/ Graceland/Still crazy after all these years
Segnalazione rapida per The concert in Hyde Park (****), due cd più un dvd, che offre tre ore di musica: ventisei canzoni, soltanto due del vecchio repertorio Simon & Garfunkel, il resto splendido distillato del suo songbook. Il concerto si è tenuto a Londra nel luglio 2012, in bella evidenza le canzoni “africane” del bellissimo Graceland (*****, andatevelo a riascoltare, nel 1986 sdoganò una volta per tutte la world music), con Ladydsmith Black Mambazo e i musicisti dell’album, Jimmy Cliff (solo su dvd) e Jerry Douglas.




 

Richard Galliano – A French touch/ Tango pour Claude/ Waltz for Nicky/ You are my sunshine
Richard Galliano non si discute, si ama. Nato in Costa Azzurra nel 1950 da genitori italiani, la fisarmonica nel jazz è lui. Influenzato da Clifford Brown e da Astor Piazzolla, si impone nel 1991 con New musette, che infonde linfa jazz al liscio francese con esiti altissimi. Adesso, dopo tre dischi di classica per la Deutsche Grammophon che hanno fatto storcere il naso ai puristi (Bach, Mozart e Vivaldi, a me non sono dispiaciuti), Galliano ritorna alla sua antica passione con New jazz musette (****). Musica che canta, che accarezza il cuore e la mente. Del resto, lui si sente «una sorta di cantautore, quelli cui il pubblico chiede sempre di riproporre le canzoni più famose». Gran bel disco, intriso di lirismo, ma l’incanto è ancora maggiore quando Galliano suona dal vivo. Provate ad ascoltarlo, dopo aver fatto il pieno di musette, in An evening with – Live at the Theaterstubchen, Kassel (****1/2), dove duetta con il grande contrabbassista Ron Carter.



 

Giovanni Antonini esegue Haydn (e Cimarosa)
Giovanni Antonini con Il Giardino Armonico si è lanciato in un’impresa titanica, il progetto Haydn 2032: la registrazione integrale delle oltre cento sinfonie di Joseph Haydn. Le prime incisioni sono capi d’opera che fanno convivere la fantasia e l’arte interpretativa, al punto che non è difficile immaginare che questa diventerà l’edizione discografica di riferimento. Il quarto capitolo, Il distratto (****1/2), offre le musiche di scena per la commedia di Jean-François Renard che contengono la Sinfonia n. 60. In scaletta anche le Sinfonie n. 12 e n. 70, quest’ultima con una fuga conclusiva che ricorda come il contrappunto sia una risorsa straordinaria per Haydn. Come negli album precedenti, Antonini accosta un brano altrui alle sinfonie: stavolta è l’intermezzo e monologo comico di Il maestro di cappella di Cimarosa.


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