La Prova, sua Maestà la Parola

In Teatro

Dal testo di Pascal Rambert, uno spettacolo sulla coppia, ma dedicato soprattutto alle infinite possibilità combinatorie del linguaggio

Prova di Pascal Rambert è indubbiamente uno spettacolo di parola,  ma di una parola che continua ad indagare il senso e mette alla prova il linguaggio che la contiene.

Rambert fa un lavoro sul senso che potrebbe dirsi contemporaneo alle opere di Sartre o Lacan, che risente dell’influenza di una certe filosofia francese e che risente soprattutto a sua detta degli scritti di Wittgenstein e del poeta russo, in una drammaturgia articolata su quattro monologhi, individuali ma risonanti ciascuno i temi e i problemi dei compagni.

La vicenda inizia in fieri da uno sguardo tra Luca (Lazzareschi) e Laura (Marinoni), colto da Anna (Della Rosa), fidanzata di Luca e amata in segreto da Giovanni (Franzoni).

Non a caso il nome della compagnia è Struttura, una struttura messa continuamente alla prova del senso, in cui amore e gelosia entrano preponderantemente e obbligano ciascuno a fare forza sulle maglie linguistiche per ricercare le possibilità di verità che questo può custodire.

Rambert fa dichiaratamente un lavoro per scoprire i punti scoperti della lingua, in suoi nessi col reale, i suoi limiti, la sua efficacia nella quotidianità di un vivere che improvvisamente si trova a resistere agli urti di un equilibrio precario, che necessita di una ri-strutturazione.

Anna è la prima a destrutturare il linguaggio, facendo volutamente forza su schemi che le sono scomodi, entra in conflitto con gli altri, entra in una guerra aggressiva con il corpo del significato, si arrabbia con condizioni che non può più sopportare e con il campo comunicativo che le sta stretto. Laura denuda le sue verità, mostrando il suo bisogno di esprimersi, di non nascondersi, di parlare chiaro, di non chiudere in un formalismo ottuso la corrispondenza tra parola, azione e cosa. Il discorso di Laura è intenso, aperto, limpido e coraggioso, fa zampillare a poco a poco una verità in continua ricerca di sé stessa. Luca, scrittore, è forse il personaggio più caratterizzato dei quattro dal punto di vista dei rimandi alla biografia che sta rappresentando. È acuto, colto e sapiente padrone di un potere narrativo che da tempo esercita, gestisce il linguaggio secondo i suoi interessi, genere una parola che colpisce, che afferra e riporta sulla carta le sue voraci sensazioni, i suoi prensili impulsi: per lui il linguaggio non è altro che un simulacro vuoto, gestibile e differenziabile, mutevole ma pur sempre scomponibile e ricomponibile, mai pieno di un contenuto quanto sorretto da una forma.

È un linguaggio adatto a plasmare le coscienze, a trattenerle, ad avere qualche effetto su di loro ma in sintesi è uno strumento come un altro, più lineare o articolato che sia, in definitiva vuoto. È Giovanni che riporta il senso del sentimento alla parola, una parola che si ristruttura nel semplice linguaggio dell’amore e della comunità, della concertazione di tutti i diversi punti di vista in un comune, iniziale, anonimo sentire.

Il linguaggio qui è solo l’effetto di una causa prima che nasce con la passione, con i legami, quei legami umani che si strutturano a prescindere da ciò che ci si dice l’un l’altro e che si alimentano dapprima coi gesti, con gli sguardi, con la pratica e l’emozione, la definizione arriva dopo l’esperienza anche se si perde nella logica. È una vita nell’amore che conferisce ad un linguaggio discrasico, ribelle, o vuoto il suo senso e la possibilità di contenerlo in parte, di offrirgli un luogo nell’uomo.

Se visto con la lente delle dinamiche relazionali, Prova di Rambert è uno spettacolo sui problemi intrecciati di coppia, mancanti di affetto reciproco, ma se si osserva un po’ più da vicino, ci si accorge che le dinamiche amorose si fondono con la ricerca di un senso ben più ampio in cui ciascun individuo è coinvolto.

Una prova d’attore prima di tutto, grazie alla magistrale bravura di tutti e quattro gli interpreti, impeccabili e precisi. E una prova che tocca non superficialmente le corde dello spettatore.

(Per foto e video si ringrazia emiliaromagnateatro)

Prova, di Pascal Rambert, al Piccolo Teatro Studio Melato fino al 10 Aprile

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