Dai ricordi d’infanzia di Nicolai Lilin prende vita “Favole Fuorilegge”, un’antologia di brevissime storie, sedimentate nella cultura popolare dei banditi siberiani.
“Il čifir è un tè molto forte, si prepara e viene bevuto seguendo un antico rituale. Lo si prepara in un pentolino che non si usa per nient’altro e che non va mai lavato con i detersivi (…) Quando l’acqua bolle si spegne il fuoco e si mette dentro il te nero in foglie, rigorosamente proveniente da Irkutsk, in Siberia. Sul pentolino va messo un coperchio per non fare uscire il vapore. Il čifir va bevuto in un grande bicchiere di ferro o d’argento, che contiene più di un litro di tè. Si beve in gruppo, passandosi l’un l’altro questo bicchiere. Bevendo non si può parlare, mangiare, fumare o fare qualsiasi altra cosa (…)”.
Mentre il čifir passa di mano in mano, c’è silenzio. I pensieri prendono forma ma si aspetta ancora: tra criminali onesti, non si parla a sproposito.
La parola, raccontata, scritta, disegnata, ha un’importanza sacra nella cultura siberiana: essa è la via per comprendere e trasmettere la natura di un popolo.
Se questo era già evidente in Educazione Siberiana, un romanzo fatto di anse e digressioni (mai superflue), è con la sua ultima pubblicazione, Favole Fuorilegge, che Nicolai Lilin porta alla sintesi questa cultura della narrazione, e lo fa attraverso la forma più antica e grezza di racconto: la favola.
Come tutti i bambini, anche Nicolai Lilin, da piccolo, amava farsi raccontare delle storie da suo nonno, un criminale onesto. È da questi ricordi di infanzia che prende vita Favole Fuorilegge, un’antologia di brevissime storie, sedimentate nella cultura popolare dei banditi siberiani.
Queste non sono come le favole a cui siamo abituati: i protagonisti non sono principi che sposano principesse; non sempre si può fare affidamento su un rassicurante lieto fine. Mostrano, piuttosto, un mondo capovolto, in cui il potere, spesso corrotto, va combattuto. Sono storie in cui i protagonisti sono i fuorilegge, o, per dirla con Walt Disney, i principi dei ladri, che combattono per svincolarsi da una forma di stato che non hanno mai scelto per se stessi.
Queste favole si collocano fuori dalla legge. “Che legge assurda!” esclama Lena, quando un funzionario del governo cerca di imporre arbitrariamente la volontà dello zar, sfidando le norme consuetudinarie e naturali che da sempre regolavano la vita in Siberia.
La legge è considerata insensata e viene vista come uno strumento repressivo, creato ad hoc da chi sta al potere. Lo stato, a sua volta, è visto come una forma di organizzazione antisociale ed imposta dall’alto, un leviatano corrotto che minaccia le tradizioni e la vita sobria condotta dalla gente onesta. È difficile per i nativi siberiani comprendere il senso del potere e del denaro: perché accettare che un singolo uomo possa appropriarsi di una ricchezza che non sarà mai fisicamente in grado di sfruttare, neanche nella sua minima parte?
Nelle favole fuorilegge di Lilin la natura non è di nessuno. Che sia bosco, albero o fiume, essa non può appartenere all’uomo, che non è altro che una creatura misera e limitata. Persino la Luna, innamoratasi di un mortale, gli si sottrae, quando questi cerca di intrappolarla in un secchio d’acqua. La natura è la forza in assoluto più anarchica, sempre in grado di bilanciare gli squilibri di potere creati dall’uomo. Essa è quasi sempre personificata: ci sono il Vento e l’Alba, genitori della saggia Vasilia, c’è Stribog, dio della foresta e della giustizia, ci sono gli animali aiutanti dell’uomo, come il gatto e, ancora, una betulla con poteri magici. Al di sopra di tutto regna il grande Amba, lo spirito della taiga, che assume varie sembianze.
Tra tutte le fiabe che Nicolai Lilin amava farsi raccontare, ce n’era una, in particolare, che non si stancava mai di ascoltare: la favola della madonna siberiana.
Insieme alla natura, la religione è l’altra grande forza magica a cui potersi affidare per difendersi dalle ingiustizie. In particolare, è l’icona della madonna ad essere in assoluto la più venerata. In Siberia l’immagine della madonna racchiude in sé una molteplicità di significati e ha un’importanza maggiore di quanta ne abbia nel mondo cattolico occidentale. La madonna è, prima di tutto, una donna ed in quanto tale è rispettata e considerata centrale per la società. Sono molte le favole in cui la donna svolge un ruolo fondamentale nell’aiutare l’eroe ad avere la meglio sui nemici. Se nel mito greco era Arianna a fornire lo spago a Teseo, in quello siberiano c’è una ragazzina che inganna con l’intelligenza l’arrogante mercante Oleg e c’è una principessa che con l’astuzia favorisce il pretendente più umile.
Inoltre, la Madonna è una madre, non solo la madre di Gesù, ma l’ancestrale madre natura, Mama Sibir, Madre Siberia. E proprio come la natura, essa si fa garante, nel mondo inventato delle fiabe, dove tutto è possibile, di una giustizia che nel mondo delle leggi degli uomini non esiste.
In Siberia, non esiste soltanto la parola per raccontare. C’è ancora silenzio mentre il čifir viene sorseggiato, eppure si sta già parlando.
Sono i corpi che parlano: la pelle dei fuorilegge può dire molto a chi è in grado di leggerla. Lilin nasce e cresce in mezzo a persone tatuate e impara presto a diffidare di chi non lo è. Fin da molto piccolo, rimane affascinato da questi disegni: durante le saune con il nonno, osservava i tatuaggi che vedeva e appena tornava a casa cercava di riprodurli sulla carta. Poi, un giorno, trova il coraggio di chiedere ad un vecchio tatuatore di insegnargli il mestiere.
Il tatuaggio è uno dei modi con cui Lilin inizia a dare voce, fin da bambino, al suo senso artistico: è un modo per esprimere una storia, proprio come la scrittura. In Siberia, il tatuaggio è puramente simbolico, ha molto poco a che fare con l’estetica: serve per lasciare un segno del vissuto di una persona, della sua storia di vita.
All’interno di Favole Fuorilegge ognuna delle leggende è completata da un disegno. Vi sono riprodotti o abbozzati i tanti tatuaggi che Lilin ha visto sulla pelle delle persone, oppure, si possono trovare i disegni preparatori di lavori che gli sono stati commissionati.
Il tatuaggio non deve essere mai rivelato: per essere efficace, esso deve riuscire a celare, a nascondere il significato ad occhi inesperti. È un linguaggio in codice che deve “dire senza dire” e che solo i criminali onesti devono essere in grado di comprendere. In questo linguaggio si possono trovare la Siberia magica, le tradizioni e le religioni delle 140 etnie che compongono la cultura siberiana: esso racchiude elementi cristiani e pre-cristiani, segni babilonesi ed ebraici e alcuni simboli della cultura massonica, tanto tempo fa confinata per volere degli zar in Siberia, perché considerata sovversiva.
Il čifir è finito: ora è possibile parlare, mangiare qualcosa di dolce, leggere una favola.