Laurie Anderson ci regala, indagando la perdita della sua amata cagnolina, una sorprendente cavalcata nei sentimenti umani, memoria e lutto inclusi. Per due giorni al cinema, il 13 e il 14 settembre
Vederla mentre si aggira per le sale in attesa delle proiezioni ufficiali è un po’ come osservare un folletto. Lei è Laurie Anderson, quest’anno giurata alla Mostra del cinema, dopo che lo scorso anno era approdata in concorso con la sua straordinaria incursione nel mondo delle immagini, Heart of a Dog, proposta con un’uscita-lampo il 13 e il 14 settembre in tutta Italia, da Nexo Digital. Cuore di cane in versione made in Usa. Un oggetto in qualche modo indefinibile, documentario, assemblaggio di filmini domestici e di animazione, materiale di repertorio e brandelli di fiction tutto per celebrare l’amore e la vita in contrapposizione alla morte.
E allora tocca fare una premessa: Laurie Anderson è una cantante performer che ha magnificamente segnato la scena musicale per decenni. Come suo marito Lou Reed, scomparso di recente. Così, quando si è scoperto che lei avrebbe proposto un film centrato sul lutto immediatamente il pensiero è corso a Lou. Sbagliato, almeno in parte perché Laurie non è così prevedibile, tantomeno banale e allora sembra voler costruire il suo racconto per immagini e suoni attorno a Lolabelle il cagnolino che lei e Lou hanno molto amato sino a quando il rat terrier della coppia se n’è andato nel 2011.
Un’occasione per riflettere sulla vita, l’affetto, il talento musicale inusuale di Lolabelle, che spesso è anche protagonista dal suo punto di vista, compresa una immagine preoccupante ed evocativa dei falchi nel cielo che vorrebbero piombare a fare danno in terra. Non solo però perché affiorano anche ricordi d’infanzia e della mamma di Laurie, anche lei scomparsa con un lascito singolare. Poi c’è il non detto, l’elemento sotteso per tutto il racconto che affiora compiuto solo nel finale e con dedica, la presenza-assenza costante di Lou Reed che appare anche come medico-interprete in un frammento e chiude con una fantastica canzone d’amore Turning Time Around.
Nella sua coinvolgente e appassionante cavalcata Laurie Anderson passa per un’infinità di situazioni, mai risolte in modo sbrigativo, sempre offrendo chiavi di riflessione, dall’11 settembre al buddismo, dall’amore al cielo, e alla fine si resta inebriati da tanta grazia e leggerezza usati per raccontare anche momenti tragici come la perdita di esseri amati.
Anderson ha raccolto un invito di Arte, quindi siamo di fronte a un film su commissione, e di solito siamo un po’ abituati a storcere il naso in questi casi, come se la commissione in sé tarpasse le ali alla creatività, dimenticando che quel che conta è l’artista, la sua sensibilità, il suo talento, la sua capacità di mettersi in gioco e di trovare nuovi punti di vista, meno obsoleti. Heart of a Dog è uno di questi prodotti dove quel che conta è davvero la capacità di comunicare, di raccontare di emozionare e, in questo senso, Laurie Anderson è sorprendente, spiazzante e sublime. Capace di farci innamorare di un cagnolino ormai solo evocato, di farci sentire nostalgia per una mamma singolare e di farci sfiorare l’uomo Lou Reed oltre il geniale artista. Quello di Laurie Anderson è un regalo imperdibile per tutti coloro che amano la vita.
Immagine di copertina di Laurie Anderson.