È in occasione di Le Olimpiadi del 1936 che il noto giornalista sportivo Federico Buffa accetta l’incarico di reggere la fiaccola dei giochi olimpici
È in occasione di Le Olimpiadi del 1936 che il noto giornalista sportivo Federico Buffa accetta l’incarico di reggere la fiaccola dei giochi olimpici, proponendosi nelle vesti di uno showman/storyteller pronto a svelarci i retroscena e gli aneddoti più interessanti di uno tra i più importanti eventi atletici del passato.
È un peccato che i due geni del male Hitler e Goebbels ci tenessero tanto a trasformare questo immenso evento sportivo nella celebrazione del mito ariano: videro appunto il loro grande progetto sciogliersi come neve a contatto con l’ardente passione di atleti come Jesse Owens, Sohn Kee-chung, Cornelius Johnson e Dave Albritton.
La città di Berlino fa da sfondo ad una continua rievocazione di gesta sovrumane, compiute grazie al sudore, al sangue e alle lacrime di agonisti internazionali, giunte fino ai giorni nostri grazie alle riprese Leni Riefensthal e proposte qui come parte integrante della scenografia.
Ricordando il sogno infranto della razza ariana, Buffa affresca immagini mentali, che si materializzano davanti ai nostri occhi, sospinte dalla sua incontrollabile parlantina. Certo, la sua recitazione non è quella di un grande attore, e per certi versi è anche meglio così. L’imperfezione di una voce naturale e spontanea, che a volte svanisce, rende il tutto più informale e piacevolmente familiare.
Quanto possono valere quattro medaglie d’oro quando sei un uomo di colore e non ti è concesso riservare una stanza o salire su un autobus? Vestendo i panni di Wolfgang Fürstner, il comandante del villaggio olimpico, Buffa ripercorre giorni terribili, alleggerendone (non troppo) la memoria grazie allo strumento della satire, che non avrebbe ragion d’essere se non implicasse una consapevole riflessione.
Ben equilibrano lo spettacolo gli intermezzi musicali di Alessandro Nidi e Nadio Marenco, rispettivamente pianoforte e fisarmonica, che accompagnano la giovane cantante Cecilia Gragnani e bilanciano le lunghe tirate di questo one man show.
Lo spettacolo si regge sull’essenzialità di un racconto quasi intimo, che non ha bisogno dei grandi sfarzi ed effetti speciali voluti dal Führer, ma che riesce con tanta semplicità a catturare l’attenzione e la curiosità del pubblico.
La regia di Emilio Russo e Caterina Spadaro consente al pubblico un accesso rapido ai ricordi degli atleti dell’epoca: i salti in lungo, le maratone e le gare di 100 e 200 metri. È un’occasione unica per far conoscere tutto questo ai più o meno giovani che non hanno avuto la fortuna/disgrazia di poter fare il tifo dagli spalti berlinesi.
Federico Buffa non ne fa una semplice telecronaca, ma ripercorre con accorata partecipazione ogni attimo di quelle due intense settimane d’agosto.
Le olimpiadi del 1936, dal 13 al 17 ottobre al Teatro Menotti, con Federico Buffa, regia di Emilio Russo e Caterina Spadaro