Un po’ profeta, un po’ amante, Leonard Cohen nel live appena uscito raschia il fondo della nostra anima per raccontarcene le cicatrici. Un’ode all’amore
C’è un momento in Leonard Cohen Live in Dublin, nel bel mezzo di Hallelujah, in cui lui, Leonard, si volta verso il tastierista, poggia il proverbiale cappello sul cuore, e chiude gli occhi per ascoltare. In questo gesto c’è tutto: la profondità della musica, l’amore per la sua band, la poesia della melodia. Leonard Cohen non vede confini tra musica e poesia.
Il pubblico di Dublino questo lo sa. Quello che forse non si aspetta è la sua umiltà: scoppiano a ridere quando Cohen li ringrazia per “aver messo a dura prova il budget familiare” per comprare i biglietti. L’investimento è ampiamente ripagato, in oltre tre ore di show che ripercorre tutta la carriera di Cohen. Gli arrangiamenti toccano le fondamenta della sua musica: dalla chitarra e l’arciluto di Javier Mas, che richiamano la Spagna e il flamenco tanto cari a Leonard, alle atmosfere liturgiche dell’organo Hammond.
Leonard Cohen, un po’ poeta, un po’ profeta, un po’ amante, raschia il fondo dell’anima dell’uomo per raccontarcene le cicatrici. Live in Dublin apre con l’amore, quello che consuma tutto, come un incendio: Dance Me to the End of Love è un ballo teso verso la bellezza della donna come un “violino in fiamme”. I’m Your Man si contorce, si prostra, per uno stralcio di amore che con la sua brutalità purifichi l’anima.
C’è anche il Cohen politico, che in The Future strabuzza gli occhi come in un’epifania, e con la sua immensa voce profetizza che il futuro è “omicidio”. Everybody Knows ci ricorda invece che è tutta una farsa, questo mondo, e tutti lo sanno. C’è, infine, la religiosità carnale di Cohen: Anthem ci racconta la verità sulla colomba divina, “comprata e venduta” al miglior offerente. Amen, dal recente Old Ideas, è uno dei momenti più belli del concerto, un’espiazione passionale tra amore e orrore.
Ma soprattutto, in Live in Dublin si vede il Cohen poeta, che sa che la religione è un vocabolario da reinventare, che l’amore e la sessualità sono conoscenza salvifica. Lo rivedo tutto nella poesia Recitation w/N.L., una splendida ode all’amore e alla musica che il teatro ascolta completamente rapito. E mi scende una lacrima. Leonard Cohen raggiunge la perfezione con tale nonchalance da farlo sembrare semplice. Nessuno come lui ci ha mostrato come la musica ci porti più vicini alla verità. Grazie Leonard.
Live in Dublin, di Leonard Cohen (Sony Music)
Foto di Nathan Wind