L’inesausto corpo a corpo della letteratura ( e del cinema) con la materia contraddittoria e sfuggente di cui è fatto l’amore: una nostra scelta
«Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza: stiamo per cadere in contraddizione. Parleremo d’amore e potremmo incontrare delle turbolenze». (Laura Kipnis, Contro l’amore)
Contro l’amore. Si può esordire così alla vigilia di San Valentino? Probabilmente no. E poi, chi è davvero contro l’amore? Nessuno (o forse in realtà troppi, 2 milioni (?) di sicuro). Dello stesso parere è Laura Kipnis, sociologa americana e autrice di Against Love (Contro l’amore, Einaudi): «l’amore è una forza misteriosa e tirannica, che esercita un potere immenso sulla mente e sulle scelte di vita. È un padrone esigente che pretende dedizione. Noi, a nostra volta, liberi quanto può esserlo un servo della gleba o un cittadino medio alla mercé di un signore onnipotente, gli obbediamo. Non è possibile essere contro l’amore proprio perché siamo creature che, per natura, desiderano l’appagamento, sognano un legame, hanno bisogno di amare ed essere amate, l’amore è linfa vitale, il resto solo acqua fresca».
La Kipnis vuole lanciare una polemica, ridiscutere alcuni assunti dati per scontati nell’amore, attraverso un’analisi attenta, provocatoria (e anche divertente), della vita di coppia e, in special modo, del tradimento mettendolo in relazione alle dinamiche della società contemporanea: «la monogamia diventa un sacrificio, il desiderio è regolamentato da un contratto, si tiene la contabilità e si estorce la fedeltà, come il lavoro dagli impiegati; il matrimonio è ridotto a una fabbrica domestica le cui maestranze sono sottomesse a una disciplina rigida che incatena, e soffoca, tutte le mogli, i mariti e i conviventi agli ingranaggi del sistema: è davvero questo che intendiamo con Relazione Riuscita?».
Ma né io né la Kipnis vogliamo rovinarvi la festa degli innamorati: il suo discorso nasce da una profonda fedeltà all’amore e dalla volontà di ripensarlo: «L’amore s’ha da reinventare, si sa», lo scriveva già Rimbaud nei Deliri.
A reinventarlo di sicuro ci hanno provato May e Kyo, due dei protagonisti de La condizione umana di André Malraux: è l’amore alla vigilia della rivoluzione, quando tutto è vissuto più intensamente, è l’amore alla prova dell’estremo. Siamo nella Shanghai nel 1928 e Malraux ci racconta di un gruppo di rivoluzionari che organizzano l’insurrezione. May e Kyo hanno una relazione da pari a pari, libera dall’espressione chiave non puoi – per dirlo ancora con Laura Kipnis. Malraux ce li presenta nel momento di massima tensione, quando May confessa al compagno di aver usufruito della sua libertà e di essersi concessa ad un altro uomo. Sembra una strada difficile, tutta in salita, ma perché è tortuosa la strada dell’amore in sé, e il narratore ci mostra tutto lo sforzo di Kyo di superare quella gelosia che così fortemente non vorrebbe provare perché l’amore per la moglie è più forte.
E anche perché la gelosia è sporca e borghese, lo dice bene Roland Barthes in Frammenti di un discorso amoroso. Un libro che si può anche aprire a caso o leggerlo dalla fine all’inizio, perché quello dell’amore non è un discorso logico e razionale (come non lo è la natura dell’amore stesso), ma contradditorio, imprevedibile. Per questo Barthes ce lo offre per frammenti, che pure ci restituiscono una descrizione quanto mai analitica della fenomenologia amorosa. In tutte le sue manifestazioni.
Una fenomenologia delle storture dell’amore nell’età contemporanea ce la dà anche la raccolta di racconti di Valeria Parrella Troppa importanza all’amore: otto racconti brevi, voci e argomenti diversi, e una lingua flessibile e affilatissima asserviti a un ambizioso obiettivo: catturare la scoperta, e la conseguente accettazione, della propria condizione da parte dei personaggi.
Il difficile rapporto di coppia e la bigamia li ritroviamo anche in un bel romanzo di Iris Murdoch Una testa tagliata, commedia euforica e vertiginosa – come si legge nella quarta di copertina – che ha il cuore tragico e oscuro del tabù, dell’orrore inconfessabile, in fondo al quale, forse, c’è di nuovo l’amore.
In Un gioco e un passatempo di James Salter l’amore si consuma in una serie di atti imperfetti e magnifici. Siamo in Borgogna, negli anni Sessanta e Anne-Marie e Philip Dean fanno sesso, fanno tanto sesso e Salter ce lo racconta tutto, con molta semplicità. E alla fine nessuno può negare che oltre a fare sesso facciano anche l’amore.
«Nulla, o quasi nulla, sulla causa… LA CAUSA.
Il mondo appartiene alle donne
Cioè alla morte.
Su questo tutti mentono
Lettore tieni duro, questo libro è brutale. Non dovresti annoiarti lungo il cammino, nota. Ci saranno descrizioni particolareggiate, colori, scene ravvicinate, un gran guazzabuglio, delle ipnosi, della psicologia, delle orge. Scrivo le Memorie di un navigatore senza precedenti, il rilevatore delle epoche… L’origine svelata! Il segreto sondato! Il destino radiografato! La presunta natura smascherata! Il tempio degli errori, delle illusioni, delle tensioni, l’omicidio nascosto, l’estremo limite delle cose… Io mi sono abbastanza divertito e follemente annoiato in questo circo, da quando vi sono stato inventato…».
Inizia così Donne, romanzo erotico-filosofico di Philippe Sollers e non credo serva aggiungere altro.
La strada dell’amore è spesso in salita: il film Amour di Michael Haneke è uno struggente cammino verso la morte della persona amata da così tanti decenni. E la storia ci è raccontata in gran parte dai silenzi e dalle stanze vuote dell’appartamento in cui è ambientato tutto il film. Con la morte della propria compagna fa i conti anche Francisco Goldman con Chiamala per nome, un ultimo e disperato tentativo di riportare Aura in vita attraverso la scrittura.
«Vedi, – dice Mariamirella – forse io ho paura di te. Ma non so dove rifugiarmi. L’orizzonte è deserto, non ci sei che tu. Tu sei l’orso e la grotta. Perciò io sto ora accucciata tra le tue braccia, perchè tu mi protegga dalla paura di te». Questa frase di Italo Calvino potrebbe benissimo adattarsi anche alla relazione fra Sylvia Plath e Ted Hughes. Quest’ultimo dedica alla moglie morta, più di trent’anni dopo la sua scomparsa, Birthday Letters, poesie sotto forma di lettere di un poeta che scrive dai luoghi più profondi della sua anima – come sottolineò uno dei primi recensori sul New York Times.
Con la morte fa i conti anche A single man di Cristopher Isherwood, qui però è un professore omosessuale, George, a perdere il suo compagno. Considerato da molti l’apripista della moderna letteratura gay, Un uomo solo ci racconta come George tenti di affrontare l’enorme vuoto che ha invaso la sua vita e ci mostra il paradosso di come possa essere ingombrante questo vuoto. E forse vale anche la pena di vedere l’omonimo film del 2009 diretto da Tom Ford.
Ma l’amore può essere anche una malattia e questa dimensione patologica la mostrano bene Ian McEwan in L’amore fatale e Patrick McGrath in Follia. Entrambi fanno i conti con delle forze e pulsioni irrazionali che sconvolgono la vita quotidiana. E il passo verso la catastrofe è davvero troppo corto.
Cento poesie d’amore a Ladyhawke di Michele Mari è un canzoniere amoroso strano. Insolitamente pieno di bambini, di cartoni animati, del mondo delle favole, dei miti e delle leggende; ma l’atmosfera non è quella gioiosa dell’infanzia:
Fedeli al duro accordo
non ci cerchiamo più
Così i bambini giocano
a non ridere per primi
guardandosi negli occhi
e alcuni sono così bravi
che diventano tristi
per la vita intera.
Scrittori e poeti da sempre hanno scritto di anime di innamorati che si incontrano in diverse vite, si amano da sempre. E se ci fosse una ragione scientifica? Io credo che ci conosciamo da sempre noi due, dice Ian Gray, protagonista di I Origins a Sofi, sai come? Quando c’è stato il big bang tutti gli atomi nell’universo si sono ammassati in un piccolo puntino che è esploso verso l’esterno. Così i miei atomi e i tuoi atomi erano sicuramente insieme e si sono sicuramente scontrati molte volte negli ultimi 13,7 bilioni di anni. I miei atomi hanno conosciuto i tuoi atomi, li hanno sempre conosciuti. I miei atomi hanno sempre amato i tuoi atomi.
Alla fine degli anni ’50 Edoardo Sanguineti, fra i tanti versi di Laborintus, scriveva: «tu sei l’amore nell’amore senza soluzione / Ellie sei l’amore tutto l’amore». E basta questo.
Immagine di copertina: Kiss me