Tredici consigli di tutti i tipi (dalla fantascienza alla poesia) per passare una estate in compagnia dei libri. Le scelta della redazione letteraria di Cultweek.
Letti, selezionati, recensiti per voi: la tradizionale, imperdibile, multifocale playlist letteraria della redazione di Cultweek.
Con i più sinceri auspici di buone, gratificanti, sorprendenti letture estive.
Samuele Petrangeli: Una trilogia fantascientifica ben fatta. E un romanzo intimista.
Cixin Liu, IL PROBLEMA DEI TRE CORPI
Mondadori, 2017. 376 pagine, 14 euro.
Cixin Liu, LA MATERIA DEL COSMO
Mondadori, 2018. 528 pagine, 16 euro.
Cixin Liu, NELLA QUARTA DIMENSIONE
Mondadori, 2018. 696 pagine, 18 euro.
Una trilogia fantascientifica perfetta per dimenticarsi di questo caldo: Il passato della Terra, formata da Il problema dei tre corpi, La materia del cosmo e Nella quarta dimensione di Cixin Liu, tutti editi da Mondadori.
Cercando di dire il meno possibile perché la meraviglia e la sorpresa sono fondamentali, con la sensazione di non sapere mai le svolte che prenderà il racconto, la storia parte dal suicidio di un gruppo di scienziati e dall’inquietante visione di un conto alla rovescia negli occhi di un esperto di nanotecnologie.
Ma la trilogia del passato della terra non conosce limiti: né di spazio né di tempo, né, tanto meno, di fantasia o di temi affrontati. Si va dalla rivoluzione culturale cinese alla costruzione dell’ascensore spaziale, dalla fantapolitica all’antropologia, passando per ninja e colpi di scena continui.
Oltre a essere libri di enorme intrattenimento, la trilogia di Liu Cixin riesce a farci pure cambiare la nostra immagine dell’universo.
Insomma, l’unico rischio è che per leggere Cixin ci si scordi di fare il bagno.
Diego Barbera, TI SCRIVERò PRIMA DEL CONFINE
CasaSirio Editore, 2015. 272 pagine, 10 euro.
Cambiando totalmente genere, il ben più intimista – e meno spaziale – Ti scriverò prima del confine di Diego Barbera (CasaSirio Editore).
Un ragazzo, per salvare una donna durante la rapina, si prende un proiettile e finisce in rianimazione. Qua conosce una ragazza che non parla e che sta molto peggio di lui. La semplicità della storia è uno dei punti forti del romanzo di Barbera perché gli permette di dedicarsi completamente ai suoi personaggi: non c’è un personaggio a cui non vorrete bene. Che non vorrete stringere e dirgli che andrà tutto bene o, magari, che sia lui a stringervi e a dirvi che andrà tutto bene.
Ti scriverò prima del confine è un romanzo che non solo vive di emozioni, ma ne è proprio intessuto perché Barbera prima di tutti vuole un sacco bene ai suoi personaggi. Ma proprio tanto.
Daniela Origlia: Viaggi epici, la Cina di oggi e un buon noir storico.
Monica Kristensen: L’ULTIMO VIAGGIO DI AMUNDSEN
Iperborea, 2019. 512 pagine, 19.50 euro.
Leggere L’ultimo viaggio di Amundsen di Monica Kristensen è come entrare nel mondo delle grandi esplorazioni degli anni ’20-30 del Novecento, degli eroi polari, degli studiosi, dei militari, dei governi e delle motivazioni certo scientifiche, ma anche appassionatamente romantiche, concretamente politiche, economiche e di propaganda di potere di una intera epoca.
Entra anche in questo libro, prepotente, spregiudicata, molto utile, la stampa, che rende eroiche quelle imprese, ma insieme ne svela i lati meschini, di rivalità nazionalistica, o semplicemente di inimicizie personali.
Monica Kristensen apre il suo con Roald Amundsen, che il 18 giugno 1928, scuro in volto, imperscrutabile, si sta preparando a partire alla ricerca del dirigibile Italia comandato dal generale Umberto Nobile, scomparso il 25 maggio. Un’infinità di tempo sprecato nell’affanno di reperire fondi privati, perché il governo norvegese l’aveva tagliato fuori dall’organizzazione della spedizione di soccorso, preferendogli i nuovi astri nascenti dell’aeronautica militare e suoi vecchi compagni che l’avevano tradito.
Amundsen ha recuperato l’idrovolante adatto, l’equipaggio, le forniture necessarie e soprattutto li ha pagati a spese sue e dei pochi finanziatori che credano ancora in lui.
È solo e osteggiato anche dagli italiani, che vogliono avere l’egemonia sulle manovre anche per motivi politici: Mussolini ne ha fatto una bandiera della nuova grandezza della sua dittatura. Vuole che siano i suoi dirigibili, all’avanguardia tecnica in tutto il mondo, i suoi alpini, imbarcati sulla nave Città di Milano, a recuperare per primi l’equipaggio di Nobile. Ma, per quanto gli alpini con le loro prestazioni acrobatiche sugli sci, abbiano stupito e ammaliato gli altri esploratori, non servono a nulla sui ghiacci artici e piloti e marinai che non abbiano esperienza di venti, orientamenti e temperature polari.
Le ricerche internazionali del dirigibile Italia, che era scomparso nel viaggio di ritorno dal Polo Nord, stavano diventando la più grande azione di salvataggio mai effettuata in quella zona.
L’arrivo di Roald Amundsen a Tromso, base di partenza delle operazioni, suscita comunque l’entusiasmo della folla e dei media internazionali. Solo l’eroe polare, che aveva conquistato tutti i trofei dal passaggio a nordovest, il Polo Sud, il passaggio a nordovest e infine il Polo Nord, poteva riuscire nella mission impossible di ritrovare il suo collega Nobile, divenuto poi rivale e accusatore.
C’entra la nobiltà d’animo, il desiderio di rivalsa, il fatto che fosse ormai gravemente malato di cancro e quindi fosse la sua ultima chance, c’entra la terribile passione per l’avventura, a spingere Amundsen ad affrontare la fatale ricerca?
L’idrovolante francese Latham 47 era il meglio che avesse potuto recuperare, ma era un apparecchio ancora sperimentale, progettato per le lunghe traversate; diversi dettagli tecnici rendevano dubbia la sua capacità di atterrare sul mare ghiacciato, né era mai stato testato a basse temperature sotto lo zero come alle Swalbard.
Tuttavia l’equipaggio, formato da due norvegesi e quattro francesi, è eccezionale. L’esperienza e l’abilità dei componenti sarebbe stato l’asso nella mancia di Amundsen.
Le condizioni atmosferiche il 18 giugno sono critiche, ma Amundsen non può perdere tempo: si prevede un peggioramento nei giorni successivi.
Così il Latham e il suo comandante vanno incontro al Destino.
Aa.Vv.: GLI INSAZIABILI– Sedici racconti tra Italia e Cina
Nottetempo 2019, 352 pagine, 16 euro
Eros e Cibo sono i temi dei sedici racconti, otto di autori italiani e otto cinesi, scelti da Patrizia Liberati e Silvia Pozzi sotto il titolo di Gli insaziabili.
Il libro è uscito in contemporanea in Italia e in Cina.
In Cina è edito dal maggior gruppo editoriale, Renmin wenxue chubanshe, la ‘Casa editrice del popolo’ ed è intitolato Shi se, abbreviazione di una espressione idiomatica di tradizione millenaria che compare per la prima volta nel III secolo a.C. in un testo confuciano classico, il Mencio, ed è, per esteso, Shi se xing ye, che si potrebbe tradurre come ‘l’appetito per cibo e sesso sono insiti nella natura umana’.
La frase si riferisce a un dialogo tra il giovane filosofo Gaozi e Mencio, in cui il discepolo confuta l’idea del maestro che l’uomo è buono per natura, in quanto secondo lui il desiderio sessuale e quello per il cibo sono tendenze inalienabili che fanno dell’essere umano quello che è, non vanno considerati come devianze dalla virtù e dal ‘giusto mezzo’. Lo testimonia un’antichissima tradizione di letteratura erotica cinese, che viene ripresa come un filo rosso in questi racconti.
Le pratiche sessuali e i tabù, le modalità di descrizione e comprensione della sessualità distinguono gli individui e assimilano le culture.
Anche la cultura del cibo identifica le tradizioni di un popolo e insieme di ogni individuo. L’alimentazione marca insieme le differenze tra gruppi, culture, strati sociali e serve a rafforzare l’identità sociale, a separare e distinguere il ‘noi dagli ‘altri’.
Il senso di questo libro è quello di conoscerci meglio, noi italiani, loro cinesi, anche se in questo caso non c’è un noi e un loro: ognuno parla in prima persona e si racconta: è forse il modo migliore per scoprire le differenze e le affinità nascoste dietro la superficie.
Leggiamo qualche titolo: Un buon partito, Afrodisiaci e pozioni, L’amore ai tempi del digitale, Amabili mostruosità, Ossessioni, Asimmetrie e anacronismi.
I sedici racconti sono suddivisi per temi e gli autori, tutti giovani, tutti piuttosto sperimentali e trasgressivi, tutti bravissimi si confrontano a coppie sullo stesso tema.
Silvia Brena Lucio Salvini: L’ULTIMO RESPIRO DEL CORVO – L’omicidio Caravaggio
Skira 2019, 509 pagine, € 24,50
Un noir, un romanzo poliziesco, un romanzo storico, un saggio di critica artistica, un racconto psicologico, che si muove con continui rimandi tra il primo decennio del Seicento e il 2018.
L’intreccio de L’ultimo respiro del corvo – L’omicidio Caravaggio si sviluppa intorno al mistero che si nasconde in una copia autografa dell’ultimo quadro dipinto da Caravaggio, il Martirio di Sant’Orsola, che nasconderebbe la denuncia del suo assassino, che il critico Dante Hoffman, appassionato studioso del pittore vuole risolvere.
Per recuperare il quadro, master-piece della sua mostra, rubato anni prima, Hofmann chiede aiuto al potente cardinal Giulio Bargero, grande collezionista come il suo avo e in contatto col parigino Yann Boucher, uno dei più prestigiosi e chiacchierati mercanti d’arte internazionali.
Ed è sulle sue tracce che stanno indagando i due pittoreschi commissari addetti alla Sovrintendenza delle Belle Arti.
Tra colpi di scena, morti pugnalati e avvelenati, suicidi, conversioni, la soluzione è sempre stata sotto i nostri occhi, ma è la lettura del romanzo che ci fornisce la chiave per interpretarla.
Il melting pot di diversi generi ed epoche è strutturato in modo da suscitare la curiosità del lettore che si appassiona alla vita del geniale maudit che è Caravaggio, alla straordinaria mostra delle sue copie che organizza il tormentato critico Dante Hoffman e alle inchieste su un colossale traffico di opere d’arte dei due golosi, esoterici e colti commissari della Sovrintendenza al Patrimonio Culturale, Stefano Dragone e Alessandro Militello.
Il libro è scritto a due mani che si integrano e compensano reciprocamente: quella storica è di Lucio Salvini ed è stampata in corsivo, quasi entrasse nell’affannoso flusso di coscienza del tormento di Caravaggio, mentre quella contemporanea, che trae elementi per procedere dalla prima, è a mano di Silvia Brena.
Ruggero Ovena: pensiero, architettura, immaginazione
Ettore Sottsass: MOLTO DIFFICILE DA DIRE
Adelphi 2019, 297 pagine, 15 euro.
Ettore Sottsass non è stato soltanto un architetto e designer geniale, un abile fotografo ed un eclettico artista, ma durante la sua prolifera carriera si è contraddistinto per essere anche un grande pensatore.
Ed è proprio con Molto difficile da dire che viene proposta una raccolta di scritti, inediti e non, capace di rivelare la parte più intima e profonda del pensiero del grande architetto.
Il lettore viene attratto nelle riflessioni più acute, e spesso ironiche, che hanno accompagnato la vita del grande architetto. Basterebbe elencare i titoli di alcuni dei suoi scritti (“Comunisti, africani e barcamenosi”, “La ceramica delle tenebre”, “I container impassibili”, “Per ritardato arrivo dell’aeromobile”, “Il rituale per fare una casa sumera”, “Il controdesign”, “Quando ero piccolissimo”, “Acqua minerale diuretica”, …) per far comprendere l’ironia e il sarcasmo che contraddistinguono la visione del mondo di Sottsass e il suo modo di volerla descrivere e raccontare.
Il libro contiene racconti sui suoi progetti, appunti di viaggio, reali e non, che lasciano spazio a profonde considerazioni sugli uomini; quelli che l’autore ha incontrato durante tutta la sua vita, a partire dagli anni Sessanta e attraversando tutti i Settanta.
Proprio in quegli anni l’autore si afferma progressivamente per il suo grande talento per architettura e design e lascia traccia scritta del pensiero che ne ha accompagnato l’ascesa.
Grecia, India, Egitto, nei suoi viaggi come nei suoi progetti Sottsass rivela come sia per lui inevitabile considerare il design e l’architettura come elementi imprescindibili per comprendere il rapporto tra l’uomo e il mondo, stimolando il senso critico del lettore nei confronti di ciò che lo circonda e offrendo quindi un grande strumento di analisi e critica sociale.
Il pensiero di Sottsass, nel suo stile diretto e mai banale, è un’eredità quanto mai preziosa ed attuale per provocare riflessioni e dubbi sulle frenetiche dinamiche che caratterizzano lo sviluppo contemporaneo.
Paul Auster: 4 3 2 1
Einaudi 2017, 944 pagine, 25 euro.
Non é la prima volta che, in campo letterario, si sperimenta lo “sliding doors” narrativo, ma di certo é la prima volta che uno dei più grandi scrittori contemporanei trova tanta ispirazione nello scrivere, all’interno dello stesso romanzo, quattro versioni diverse della stessa storia.
Ferguson, ragazzo americano nato negli anni Cinquanta e nipote di immigrati ebrei originari della Polonia, vive, nelle pagine di 4 3 2 1, il secolo d’oro degli Stati Uniti d’America. E lo vive quattro volte, secondo una struttura espositiva rigorosa: quattro storie simili che appartengono alla stessa matrice narrativa ma che mantengono una loro individualità; un modo di scriverle che lascia al lettore la libertà di scegliere se seguire una progressione parallela della crescita di Ferguson, alternando ciclicamente le quattro differenti trame, oppure di leggerle individualmente, saltando i capitoli di quattro in quattro. Un rigore formale, quasi geometrico, del tutto opposto a quello dei contenuti delle storie.
In esse l’autore si diverte a mischiare trame, nomi dei personaggi secondari, ad attribuire significati simbolici differenti agli stessi oggetti in modo strumentale, ad enfatizzare in modo diverso il carattere di ogni singola narrazione. Un vorticoso intreccio di fatti, uguali e diversi, con riferimenti incrociati che tengono altissima l’attenzione del lettore.
E si capisce presto come in questo romanzo la ricerca di Auster sia sull’identità umana e sulla sua impossibilità di essere univoca e definitiva ma molteplice per natura.
E così, nell’evolversi delle differenti storie, non ci saranno scelte giuste o scelte sbagliate, bensì eventi legati alla sorte che determinano le differenze tra le storie. Il senso dell’inevitabile, che porterà Ferguson ad innamorarsi ogni volta della stessa ragazza, Amy. La riflessione sul destino e i cambiamenti che esso comporta nella vita di ciascuno di noi.
Sullo sfondo delle trame del romanzo ci sono continui riferimenti ai grandi accadimenti della storia USA di quegli anni: i Kennedy, la guerra in Vietnam, il fermento della città di New York; eppure ciò che emerge è la potenza delle piccole storie, apparentemente insignificanti. Una profonda indagine sulla dimensione della realtà dell’individuo, in relazione ai grandi eventi del mondo.
Michela Fregona: Tris di donne. Con potenza.
Raffaella Romagnolo, DESTINO – Una storia italiana del Novecento
Rizzoli, 2018. 397 pagine, 21 euro.
Nella sua vita, Giulia ha lottato da quando ha memoria: per l’amore di una madre che la sfama ma non la nutre, troppo impegnata nella sua stessa sopravvivenza a un dolore rabbioso; per la fatica del lavoro alla Filanda Salvi, che prende l’infanzia e schiaccia proteste, umanità, giovinezze, tutto assieme; per il tradimento dell’amica Anita Leone – così bella e così sorella, così resistente e così solidale, che quando proprio da lei arriva il male, uccide per sempre ogni possibile tolleranza del presente.
Abbandonare il Borgo di Dentro, prendere il mare, andare dall’altra parte, è l’unica scelta per Giulia: nonostante il carattere, nonostante le condizioni, nonostante la disperazione della rinuncia a Pietro Ferro, l’amore di una vita che non può più essere tale.
Destino, si chiama il piroscafo sul quale si imbarca, con due lire in tasca e nessun sorriso.
Il grado zero della sua vita, lì dove tutto sembra votato al naufragio, è però la svolta: New York, il luogo dove tutto è possibile, diventa la terra del riscatto. È qui che la bambina cresciuta a “Suez”, la minestra rancida di cipolle rapa e cavolo, rimarginati i geloni della filanda, diventa Mrs. Giulia Masca: coniugata, agiata, madre, lavoratrice.
Cosa manca, dunque, per la felicità? Riannodare i fili, dare risposta a ciò che è stato: ritornare indietro, alla terra, al paese, alla geografia affettiva che continua a riempire le notti alimentando l’incolmabile spazio della mancanza, il sentimento spostato che è di ogni migrante.
Così Giulia decide di tornare: e nelle memorie del Borgo di Dentro, delle sue famiglie, dei suoi lavoratori, dei suoi uomini e delle sue donne si dipana il cinquantennio feroce battuto dalle vicende della storia grande – le guerre, la violenza, il fascismo, la liberazione.
Epico, corale, denso: Destino ha la stoffa di una grande saga famigliare, la profondità di un romanzo di formazione, l’avventura di quelle narrazioni che sanno intrecciare la micostoria ai grandi eventi.
Si legge in un fiato, e Mrs. Giulia Masca (schietta fin quasi alla durezza, e mai arresa) è una notevole compagnia.
Valentina Durante, LA PROIBIZIONE
Laurana Editore, 2019. 233 pagine, 16 euro.
La perfidia pura travestita da perfetto controllo (di sé, del proprio aspetto, del mondo affettivo, della scansione del tempo della giornata).
La manipolazione estrema blindata dentro una routine di normalità inattaccabile.
La crudeltà incarnata nelle sembianze di una donna.
Cos’è zia Eleonora, il diabolico personaggio che riempie ogni spazio della mente della giovane Leni, voce narrante de La proibizione, si può intuire dalla sua relazione con ciò che la circonda:
“Zia Eleonora esercitava sugli oggetti tre tipi di prevaricazione. Ad alcuni, come le tende della cucina, negava ogni forma di cura: li eliminava così, non considerandoli. Altri erano vittime di un accanimento rabbioso, però disciplinato: zia Eleonora li annientava con meticolosità tagliando, sezionando, squartando, dividendo. Era la modalità più teatrale questa eppure, credo, quella che le dava meno soddisfazione.
Poi c’era la cantina. Vi languivano gli oggetti destinati all’occultamento, condannati a diventare, nella reclusione di quello spazio dove mai penetrava la luce (le due lampadine sul soffitto erano fulminate da anni e non aveva mai voluto sostituirle), una massa bigia e indistinta. Lì dentro c’era anche la mia culla”.
Forse solo Mildred Ratched, la capoinfermiera di Qualcuno volò sul nido del cuculo, era riuscita a fare meglio.
Valentina Durante inventa un romanzo ossessivo, una storia di controllo e di abuso, di follia domestica e di salvazione.
Poiché connaturata anche all’indole più remissiva sta la necessità di una salvaguardia vitale: e dunque Leni, la nipotina perfetta, la bambina dalla famiglia interrotta, l’orfana affidata alla zia, nonostante il modellamento imposto, cercherà per sé il riscatto. Si chiamerà amore, e si chiamerà rinuncia.
Valeria Parrella, ALMARINA
Einaudi, 2019. 136 pagine, 17 euro.
Elisabetta Maiorano è una insegnante di matematica.
Elisabetta Maiorano è una donna che ha perso un marito.
Elisabetta Maiorano sta fisicamente nel mondo, ma il suo cuore è da un’altra parte, non sa neppure lei dove.
La vita di prima è perduta – così come la tenerezza, i sorrisi, il piacere.
Continuare così, in fondo, potrebbe. L’aiuta perfino, il suo lavoro: Nisida, il carcere minorile, è un non-luogo, dove la lotta per l’apprendimento è serrata ed estrema – prende tutte le energie, non lascia grandi spazi a pericolose fantasie di altro.
Così, pensa, Elisabetta Maiorano.
Finché in aula non arriva Almarina: e in quegli occhi, feriti di un dolore selvaggio, vividi, riconosce lo specchio di un’altra sé stessa. Che, ancora, desidera: vivere, gioire, essere, osare l’amore.
Una storia di fulminante umanità.
Valeria Parrella conduce magistralmente le pagine di un romanzo breve che ha la compiutezza di una sonata, per voce sola.
Linda Pedraglio: E la poesia?
Michele Mari, DALLA CRIPTA
Einaudi, 2019. 160 pagine, 12.50 euro.
Dopo il successo di Cento poesie d’amore a Ladyhawke (Einaudi, 2007), Michele Mari torna alla poesia con la silloge Dalla Cripta, inserendosi a pieno titolo nella “bianca” Einaudi, la collana dedicata dal 1964 ai più autorevoli poeti della letteratura mondiale.
La silloge di Mari raccoglie oltre 50 componimenti, suddivisi per genere e ordinati cronologicamente, dal più lontano – un sonetto del 1973 – fino al 2017, attraverso un ventaglio di generi e stili che tradisce l’attaccamento – quasi morboso – dell’autore alla tradizione letteraria.
Dalla cripta Mari riesuma scheletri e fantasmi per restituirli al lettore vivificati dalla sua penna: dalle rime amorose dello Stilnovo alle poesie oscene tipiche della tradizione comico-realistica, fino al poema in endecasillabi Atleide, un tributo a Mark Hateley, l’attaccante inglese in forza nel Milan negli anni Ottanta.
A tratti armato di eccessivo manierismo, l’autore si appresta ancora una volta ad attraversare le distese letterarie del passato. Ma noi lo cerchiamo e inseguiamo pagina dopo pagina per ritrovarlo qua e là in pochi e bellissimi componimenti che valgono la lettura dell’intera raccolta: «perché il passato è tutto, e siamo suoi».