Visti al Carroponte, i protagonisti della band più gettonata del momento si difendono bene. L’acustica, migliorata, le luci e le immagini, scelte con accortezza, accompagnano bene il racconto della loro musica
Lo Stato Sociale sta provando la difficile esperienza di aver portato a Sanremo Una vita in vacanza (ovvero un pezzo che conoscono i bambini e le nonne e che improvvisamente li ha fatti uscire dal meraviglioso “ghetto” del giro indie fatto di centri sociali, locali alternativi e tanta gente che ti assomiglia), di essere arrivati secondi e soprattutto di aver “sfondato” il muro nazionalpopolare (vedi Pippo Baudo). E di sopravvivere a una canzone e al pubblico che ti conosce solo per quella, e che degli altri brani non sa nulla. E che rischia di non capire l’ironia delle battute, dei riferimenti culturali… insomma un casino da cui sono passati tutti quelli che hanno avuto successo a Sanremo “ loro malgrado”: basti pensare a Daniele Silvestri e alla sua Salirò, da lui amabilmente soprannominata “il mostro”.
La buona notizia è che lo Stato Sociale è sopravvissuto al successo e, anzi, in concerto oggi è migliorato rispetto alle tournée precedenti. Migliorata l’acustica (al Carroponte qualche anno fa l’audio era veramente terribile), le luci e le immagini scelte sono piacevoli e accompagnano con intelligenza il racconto. Sono bravi i ragazzi, perché sono irriverenti, cattivi e cinici al punto giusto, ironici e dissacranti quando parlano dell’Italia in genere e del loro mondo in particolare. Personalmente li adoro da sempre Sono così indie, ritratto al vetriolo di un modo di pensare e proporre il concetto di musica e mood indipendente (per modo di dire).
E non solo: la critica alla nostra società è piena e precisa, con tanto di contraddizioni vissute in prima persona. È importante seguire i testi per capire il lavoro di riflessione che sta dietro il progetto della band bolognese, in certi casi le parole sono qualitativamente superiori alla musica.
Cos’altro suonano quelli dello Stato Sociale? Pop, elettronica, post punk… boh. Non serve dare etichette anche perché si rischia di essere smentiti poco dopo. Sono un gruppo selvaggiamente situazionista che ama provocare e gioca moltissimo con le parole e i suoni, e per questo meritano il successo che stanno avendo.
Limiti? Ecco quelli notati nel live di venerdì 8 giugno al Carroponte: il primo è una certa autorefenzialità made in Bologna e dintorni. Citare il caso di Federico Aldrovandi (il ragazzo morto di botte dopo un controllo della polizia a Ferrara) senza spiegare minimamente chi è rischia di essere inutile, bastava un minuto in più con un video esplicativo. Poi nelle canzoni d’amore si cominciano a sentire gli effetti di un certo “cremoninismo”, ovvero delle ballate che sembrano scritte almeno parzialmente dal Cesare, che personalmente non amo molto, ma che soprattutto non è un artista troppo originale. E poi, dulcis in fundo, il modo in cui hanno fatto Una vita in vacanza: tutto il concerto è stato pieno di energia, e poi mi arrivi al finale (penultimo brano) e me lo fai molle? Capisco che è una canzone che vi è già uscita dalle orecchie… ma con i successi bisogna saperci convivere.
Piccoli difetti a parte, comunque bel concerto soldi out al Carroponte, che per l’estate 2018 presenta un carnet fatto di appuntamenti interessanti alternati da svariati omaggi ad artisti e ad album storici che raramente si possono ascoltare dal vivo. Tra i concerti vale la pena segnalare l’ultima data milanese di Elio e le storie tese il 26 giugno, Bianco il 12 luglio, Coez (già sold out) il 13 luglio, e sempre a luglio passeranno i Calexico il 15 luglio e De Gregori il 21 luglio. Tutto il cartellone su http://www.carroponte.org.