Avete presente la scaltra Mirandolina? La docile locandiera che vuole far innamorare il Cavaliere di Ripafratta? Bene, dimenticatevela in fretta perché l’immaginazione di Edoardo Erba potrebbe ingannare e deludere gli amanti puristi della drammaturgia goldoniana. Se si ha voglia di po’ di thriller telefilmico però, un salto al Teatro Franco Parenti è d’obbligo…
Si apre il sipario, un vecchio specchio macchiato sullo sfondo e un’illuminazione calda e ospitale che compatta una scenografia in stile Art Decò. Ha inizio in medias res la Locandiera B&B di Edoardo Erba. Una tavola bianca attentamente apparecchiata, una manciata di commensali che si lanciano frecciate e sorrisetti sardonici, e una “massaia in tacchi a spillo” che serve arrosto e formaggi francesi.
Curioso come la semplicità di una situazione così quotidiana possa sin dall’inizio lasciar perplessi o almeno ammutoliti. È difatti lecito domandarsi: “ma Goldoni quando arriva?”. Molto probabilmente mai e molti lo stanno ancora aspettando.
La Mirandolina del nuovo millennio, la simpatica e raffinata Laura Morante, veste un tubino verde bosco e recita con una marcata gorgia toscana nei panni di Mira, l’albergatrice di una vecchia villa recentemente ristrutturata. Due giovani escort (Giulia Andò ed Eugenia Costantini), quattro collusi della malavita (Bruno Armando, Vincenzo Ferrera, Danilo Nigrelli e Roberto Salemi), qualche calice di vino bianco e un po’ di realismo sporco che bene si presta per una rilettura attualissima.
Roberto Andò ha firmato una regia attenta ai particolari, dinamica il giusto e ben pensata nell’entralacement di ingressi, uscite ed equivoci a tutto tondo. Tutti i personaggi attraversano con andamento psicotico i propri vizi, rispecchiandosi nella brutalità delle proprie menzogne. Ed ecco che si spiega il gioco di riflessi negli specchi e nelle porte che si aprono e chiudono di scatto.
In realtà si potrebbe riassumere questa ‘Locandiera’ in poche parole, perché la storia è davvero debolissima e se non fosse per il finale a svelamento, accompagnato dal monologo tragicomico di Mira, aleggerebbe una continua incomprensione di fondo, già vista in qualche banale telefilm pomeridiano. L’attesa del marito che non arriva, e che mai arriverà, è un calco profanato di Waiting for Godot.
Erba ha plasmato una vicenda intrigante, ma senza grandi novità, ed è forse per questo che si è permesso di nominare invano Goldoni, nel tentativo di ingolosire il suo pubblico. In un sommarsi rapido e indolore di battute, benché senza una precisa collocazione temporale, si fatica a trovare un aggancio con la tradizione, dopotutto si tratta pur sempre di uno ‘studio’.
Due atti intrisi di nubivaga leggerezza, in un Italia dei giorni nostri, tra il desiderio di riscattarsi da un passato di corruzione e il bisogno di ricominciare a vivere pur sempre in assenza di una morale. Nessun messaggio, ma molti spunti per riflettere nell’amarezza di una fine comicità.
Fino a domenica 11 febbraio, al Teatro Franco Parenti. Liberate la mente e non badate al titolo, perché è tanto attraente quanto fuorviante. Per assistere a un’ora e mezza di ambiguità e umorismo… ‘grigio’.
La Locandiera B&B, di Edoardo Erba, al Teatro Franco Parenti fino all’11 febbraio