Lucio del Pezzo alla Fondazione Marconi riespone il suo Sagittarius (1969). Una costellazione lignea che miscela arte, scienza, luce e ombra.
Nel medesimo luogo dove, nel lontano 1969, si esposero alcune opere di Lucio Del Pezzo (Napoli, 1933), ecco che la Fondazione Marconi, quarantacinque anni dopo, ripropone un ciclo di lavori del medesimo autore, realizzate tra i gli anni sessanta e primi anni settanta: Sagittarius. La mostra si estende in verticale su due piani, verso il cielo, come – viene da pensare – le frecce del Sagittarius eponimo di questa mostra e della lontana opera del 1969. Non essendo più alla fine degli anni Sessanta, la lettura delle stesse opere si trasforma. L’operazione, insomma, è quella di chi si trova a guardare questo cielo, con le sue stelle, dalla stessa finestra di quando era più giovane, con lo stesso telescopio, ma quarantacinque anni più tardi: cos’è cambiato? Cos’è il buio e cosa la luce? Cosa si associa agli astri e all’arcobaleno? Cosa rappresentano ora la perfezione della sfera, l’equilibrio del quadrato e lo spigolo aguzzo della piramide o del cono?
Grandi arcobaleni che fuoriescono da uno sfondo nero e buio si infrangono oltre il limite del loro riquadro. Il cammino tra queste opere luminose e colorate dà vita ad un flusso di coscienza e di associazioni mentali che attraversano il mito, l’astrologia e la geometria. “Arcobaleno”: fenomeno ottico e meteorologico senza inizio ne fine, affascinante e misterioso che accompagna sempre la tempesta, al quale già nella Genesi si attribuiva il valore simbolico del patto tra Dio e l’umanità. Ci si scopre in percorsi mentali circolari, ma anche fisicamente ci si muove attorno ad un’opera posizionata al centro delle stanze, che sembra essere il fulcro della nostra azione, la massa attorno alla quale compiamo il nostro moto di rivoluzione.
L’opera ultima, al centro della sala al primo piano, è Sagittarius: le orbitiamo attorno osservando anche opere realizzate precedentemente e successivamente, come se fosse avvenuta una strana distorsione nella percezione del tempo e dello spazio. Nemmeno a farlo apposta, dopo alcuni studi iniziati circa nei primi anni del XXI secolo, si è scoperto un buco nero supermassivo, nominato dagli scienziati Sagittarius A*: una sorgente di onde radio compatta e luminosa. Pare che tutte le stelle della Via Lattea compiano il loro moto di rivoluzione attorno a Sagittarius A*.
“Lucio Del Pezzo. Sagittarius”, Fondazione Marconi, fino al 10 gennaio 2015.
Foto: Lucio Del Pezzo, Sagittarius, 1969. Photo: Enrico Cattaneo. Courtesy: Fondazione Marconi.