Un uomo per tutte le canzoni

In Weekend

Lucio Salvini, anima della Ricordi, racconta decenni di musica leggera: episodi, scommesse, personaggi (Bennato, Battiato, gli altri cantautori) della canzone

Ricordate la famosissima canzonetta: Il Gatto e la Volpe  di Edoardo Bennato, in cui i due furbastri cercano di sfruttare l’ingenuità di Pinocchio per i loro loschi fini? Beh, il Gatto in questione è Guido Rignano e la Volpe è Lucio Salvini , rispettivamente presidente e direttore generale della Ricordi, che raggirano il povero burattino senza fili, cioè Bennato, per fargli firmare i contratti.

Salvini, col suo humor un po’ british, un po’ sornione, gli rende oggi la pariglia intitolando il suo libro Non erano solo canzonette, parodia dell’Album: Sono solo canzonette e ci porta dietro le quinte dello show business. Siamo alla fine del 1979 e sono quasi tre anni che di Bennato, dopo il travolgente successo e le vendite milionarie di Burattino senza fili, non si sa niente.

«Era sempre stato un personaggio complesso. Irridente verso tutto e tutti, quando lo si voleva avvicinare bisognava mettere in conto che noi discografici eravamo “sistema”, e lui uno a parte, se non proprio contro».

Comunque, tutti aspettano il suo nuovo 33 giri. L’operazione di lancio è un depistaggio continuo. All’inizio dell’’80 circola la voce che Bennato sia in sala di registrazione. Finalmente esce Uffà! Uffà, un Lp di soli otto brani, alcuni di rock demenziale, che suscita molte perplessità; ha comunque un buon successo di vendite.

Nessuno immagina che Edoardo stia lavorando contemporaneamente al vero nuovo disco, così come nessuno immagina che Salvini – per mantenere la segretezza – stia partendo per l’Olanda col master di Sono solo canzonette per far stampare le prime 500mila copie. Sceneggiatura perfetta: pubblico, media e concorrenza presi in contropiede: «Un big della musica leggera, dopo tre anni di silenzio se ne usciva nel giro di tre settimane, e all’insaputa di tutti, con ben due dischi!». Un successo straordinario, un’operazione che fa epoca.

Oltre che Volpe, Salvini è un uomo per tutte le canzoni. Un esempio è la produzione di Genesi di Franco Battiato, che dopo il successo commerciale negli anni ottanta, decide di darsi all’opera classica. E’ a contratto esclusivo con la EMI, che però non crede nel progetto, così, racconta  Salvini, «pongo un aut aut: o finanzia la registrazione o deve rilasciare una liberatoria».

La EMI si tira indietro e Salvini convince la Ricordi a pubblicare Genesi. «Un gran colpo per Battiato: il suo nome veniva ad aggiungersi, nel catalogo Ricordi, a quello dei grandi del passato e di illustri contemporanei come Pizzetti, Nono… Il teatro Regio di Parma diede la sia disponibilità a ospitare la prima dell’opera. Intanto Battiato continuava a lavorare, occupandosi non solo della musica, ma dell’adattamento di antichi testi persiani, greci, turchi e sanscriti alla nostra lingua, e al contesto dell’opera».

Le coreografie prevedevano la presenza di dervisci, vestiti di bianco con un alto copricapo a cono tronco, che ruotano vorticosamente su se stessi fino ad arrivare a una trance mistica. Edoardo vola a Konya, in Cappadocia, per convincerli ad esibirsi e ci riesce. Nel 1987 la prima al Regio è un trionfo.

Sulle epocali gare canore come Festivalbar, Cantagiro, Sanremo, sulle scoperte dei cantautori prima bistrattati poi osannati, sono stati versati fiumi di inchiostro: la differenza tra Salvini e gli altri patron è di costruire una sinergia tra gli interessi dell’azienda e quelli dei cantanti e di riuscire a creare un rapporto di fiducia, emozionale con gli artistie a tirar fuori nuove potenzialità.

Spigolando tra i suoi ricordi troviamo episodi davvero eccentrici: l’edizione del Cantagiro del 1965 prevede per la prima volta tappe all’estero; l’eccitazione è al massimo. Si parte dall’aeroporto di Rimini per Mosca. Aggregato alla compagnia c’é anche il giornalista Gianni Minà, che appena a bordo si addormenta come un sasso.

A questo punto entrano in azione Ricky Gianco e Gianni Morandi, che gli tagliano i capelli con una forbicina e li mettono in una busta. Minà non si accorge della vistosa chierica. Sbarcati a Mosca, dall’altoparlante una voce annuncia che Minà è pregato di recarsi al banco informazioni. Il giornalista, mentre il suo viso si compone in un’espressione di compiacimento, come per dire ”avete visto ragazzi, sono conosciuto e famoso anche qui”, si avvia al desk dove gli consegnano la busta coi capelli. Non capisce. Si guarda in giro. Si tocca in testa. Tutti si sganasciano dalle risate. Lui sta al gioco, incazzato nero.

Questo episodio invece è serio. A una cena Salvini conosce Umberto Veronesi, direttore dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che lamenta la difficoltà di raccogliere fondi, perché del “brutto male” non si poteva parlare, era tabù. «Decisi allora di tentare un’impresa che appariva impossibile: coinvolgere il mondo della musica in una grande operazione per raccogliere fondi per l’AIRC, associazione italiana per la ricerca sul cancro…decisi di limitarmi ai cantautori, sia per la loro credibilità, sia per le maggiori potenzialità di un album del genere».

Nasce così CANTAUTORI srl (speranze, rabbia, libertà), il primo disco fund raising nella storia della musica. Partecipano tra gli altri: Lucio Dalla, Francesco Guccini, Edoardo Bennato, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, Eugenio Finardi, Angelo Branduardi, Francesco De Gregori, Roberto Vecchioni. Nel ’79 Salvini consegna la prima copia del disco al presidente della Repubblica Sandro Pertini, che lo ha invitato per dimostrargli stima e appoggio al progetto.

Lucio Salvini

Lucio Salvini, Non erano solo canzonette L’epoca d’oro della canzone italiana Skira, pp 290, €18,50

Foto: courtesy Lucio Salvini, in apertura con George Harrison

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